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La Sirenetta, Recensione – Una piacevole nuotata in fondo al mar

di Simona Ciccarini

Pubblicato il 2023-05-26

Abbiamo guardato il tanto discusso live-action de La Sirenetta e possiamo anticiparvi che poi così male non è. Ecco la nostra recensione.

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Sin da quando è stata annunciata Halle Bailey nel ruolo della protagonista Ariel, La Sirenetta ha fatto parlare di sé soprattutto a causa del colore della pelle dell’attrice, non rispecchiante non solo il classico della Disney, ma anche la storia da cui è tratto.

La Sirenetta infatti, racconto dello scrittore danese Christian Andersen, è ambientato nei mari della Danimarca e perciò Ariel è sempre stata rappresentata nel modo in cui la conosciamo. La mossa della Disney sembrava quindi rivolta al classico tentativo di black-washing di cui tanto si discute negli ultimi tempi, ma ci teniamo a dirvelo immediatamente: dopo aver visto La Sirenetta, vi assicuriamo che non è questo il caso.

Un furbo escamotage per le critiche

La Sirenetta live-action non è ambientato in Danimarca, ma nel Mar dei Caraibi ed ecco perché la Sirenetta è di colore. Non fa una grinza, è un’ottima spiegazione… non a caso anche il Re Tritone non ha il classico aspetto danese, essendo lui interpretato dall’attore spagnolo Javier Bardem.

Quindi tutto trova una spiegazione, compreso l’aspetto diverso delle altre Sirene, sorelle di Ariel, in quanto ognuna proviene da aree marine differenti, lasciando intendere che Tritone abbia avuto diverse mogli. Lo stesso concetto si applica al mondo in superficie: la regina, madre adottiva di Eric, è di colore semplicemente perché la nave dei genitori biologici di Eric è naufragata in coste vicine e la regina, trovato il ragazzo piccolo e orfano, ha deciso di adottarlo.

Riguardo la sceneggiatura però c’è anche da annotare che alcuni passaggi vengono svolti un po’ troppo rapidamente, mentre alcune scene iconiche del classico Disney vengono addirittura scartate, come ad esempio quelle con il cuoco Luis.

Le motivazioni sono profonde… in un mare coloratissimo

Rispetto al film di animazione, ne La Sirenetta live-action, le motivazioni che spingono i personaggi a fare ciò che fanno sono decisamente più serie: Ariel non si innamora di Eric solo perché è bello, ma perché ascoltando un discorso che fa, capisce che anche lui soffre il fatto di voler esplorare il mondo mentre la madre glielo impedisce, proprio come lei; Eric si innamora di Ariel nonostante lui non sappia che è stata proprio lei a salvarlo, e quando Ursula svolge l’incantesimo su di lui, il ragazzo capisce che qualcosa non va.

In più, parlando proprio di Ursula, il suo rapporto con Re Tritone è avvalorato dal fatto che sono fratello e sorella, e quindi la gelosia verso il potere del Re non è data solo dalla voglia di ottenere quella potenza, ma anche da una sorta di rancore e riscatto sanguigno.

Scenografia e fotografia aiutano la regia in un live-action che è una tavolozza di vivaci colori (d’altronde siamo ai Caraibi, giusto?). Le canzoni sono belle, forse non al pari del classico Disney, ma sicuramente orecchiabili e godibili.

La CGI è buona, non è perfetta, ma riesce a rendere in maniera fluida e godibile i movimenti subacquei. Capitolo a parte per Sebastian e Flounder, di cui la CGI rimane buona, ma di cui è sbagliato il concetto alla base: il tentativo di unire “realismo” e fantasia non ha pagato e probabilmente, almeno per questi due personaggi, sarebbe stato meglio puntare tutto o su una caratteristica o sull’altra.

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Ma quindi come se la sono cavata questi attori?

Halle Bailey nei panni di Ariel e Jonah Hauer-King in quelli di Eric sono stati indubbiamente bravi, anche se di altro livello sono stati il Tritone di Javier Bardem e la Ursula di Melissa McCarthy, la quale si è calata perfettamente nella gigantesca piovra, grazie anche al fantastico make-up ed agli effetti visivi (la pelle di questa Ursula non è viola, ma con i giochi di luce sembra esserlo).

Il doppiaggio italiano de La Sirenetta rende l’interpretazione di Halle Bailey meno imponente dell’originale, anche perché l’attrice ha una voce incredibile. La controparte italiana, la cantante Yana C, non è da meno, ma il riadattamento delle canzoni da inglese a italiano lascia a desiderare, come accadde con Let it go di Frozen. Mahmood nel ruolo di Sebastian ha fatto del suo meglio, ma c’è poco da fare, stona con il personaggio.

7

La Sirenetta di certo non è un capolavoro della storia del cinema, ma è un buon live-action, considerando anche gli ultimi prodotti Disney di questo tipo. Non tutta la trama viene affrontata alla stessa maniera a causa di alcuni passaggi eccessivamente repentini e alcune sequenze iconiche del classico Disney mancano (come ad esempio quelle con il cuoco). Il film però scorre bene, la regia si mantiene pulita e grazie ad un buonissimo lavoro di scenografia e fotografia otteniamo una tavolozza di colori vivaci ben riuscita.

  • Escamotage
  • Colori
  • Motivazioni
  • Doppiaggio italiano
  • Mancanza di sequenze iconiche
  • Passaggi di sceneggiatura frettolosi

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