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Layers of Fear 2 – Recensione

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2019-06-05

Layers of Fear 2, sviluppato da Bloober Team e pubblicato da Gun Media, racconta una storia interamente nuova a bordo di un transatlantico. Non è necessario aver giocato il titolo precedente, eppure i riferimenti a quest’ultimo sono davvero molteplici. Oltre ad omaggiare costantemente elementi già conosciuti in Layers of Fear, altrettanto vasti sono i richiami …

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Layers of Fear 2, sviluppato da Bloober Team e pubblicato da Gun Media, racconta una storia interamente nuova a bordo di un transatlantico. Non è necessario aver giocato il titolo precedente, eppure i riferimenti a quest’ultimo sono davvero molteplici. Oltre ad omaggiare costantemente elementi già conosciuti in Layers of Fear, altrettanto vasti sono i richiami a film e registi iconici, dai quali il team sembra aver tratto ispirazione. Questo, ha permesso loro di migliorare notevolmente la qualità e l’identità del loro, ormai ben definito, stile narrativo e visivo.

Layers of Fear 2 è un thriller psicologico in prima persona. Il giocatore controllerà un famoso attore hollywoodiano che, per consiglio di un amico, accetterà un misterioso incarico da parte di un enigmatico regista del quale si sa ben poco. Egli desidera che il ruolo di protagonista sia da noi interpretato, in un film girato a bordo di un transatlantico. Quale “maschera” sceglieremo di indossare?

Uno, Nessuno, Centomila

Potremmo sostenere che la fortuna dell’essere attori sia proprio questa, poter essere qualcuno al di fuori di se stessi per un breve lasso di tempo. Sperimentare “l’altro” può risultare divertente, appagante… angosciante. La poetica di Pirandello sull’uomo e le maschere che indossa è più che evidente, come lo è la preoccupante idea dell’esserne fagocitati abbandonando la propria identità. “Costruisci il personaggio”, è questo ciò che sin dalle prime battute ci viene espressamente detto di fare ma, per adempiere alla richiesta, la ricerca non sarà di certo facile. Tante saranno le domande, quasi nulle le rispose… eppure da qualche parte si dovrà pur cominciare e allora “Dove mi trovo?”, “Chi sono?”.

Una cabina con al suo interno una lavagna ed un proiettore a diapositive, identifica l’hub in cui al termine di ogni atto faremo ritorno. Oltre a revisionare gli oggetti trovati durante l’ispezione all’interno della nave che, oltretutto, forniranno piccoli chiarimenti sulla storia, la stessa stanza in cui tutto ha avuto inizio, cambierà di volta in volta introducendo il concetto alla base dell’atto successivo.

L’età d’oro del cinema

Il periodo è identificato come l’età d’oro del cinema e la sua costante evoluzione. Ci troviamo di fronte ad un horror che, a differenza di molti altri, può essere definito acuto. L’intelligenza e l’attenzione per il dettaglio permeano l’intera esperienza di una singolare attrazione verso il rischioso viaggio introspettivo, fra reminiscenze confuse e dunque cosa sia reale e cosa pura ricostruzione artificiale.

Cerchiamo di far luce su quale ruolo abbiano le nostre decisioni. Alla base dell’intera struttura vi è di certo una linearità che poco è cambiata fra un titolo e l’altro. Nel concreto avremo modo di effettuare una scelta, durante la fase conclusiva di ogni “atto” dove, sostanzialmente, decideremo se eseguire le direttive del regista o agire secondo la nostra volontà. Un bilancio finale decreterà quale delle tre conclusioni spetterà al nostro protagonista.

Gameplay da condannare?

Ma il cuore di Layers of Fear 2 risiede proprio nella “costruzione” piuttosto che nel “prodotto finito”. E proprio qui, voglio scagliare una lancia a favore di un gameplay che, quasi certamente, non soddisferà gran parte dei giocatori. Nonostante sia fin troppo scarno riducendosi quasi ad un susseguirsi di fasi esplorative e di interazione fine a se stesse, ciò per cui credo non debba essere totalmente respinto risiede proprio nella “chiave di lettura”. Ci troviamo di fronte ad un titolo estremamente curato, un horror che vanta la capacità di incutere reale timore senza avere il bisogno di servirsi costantemente di “jump scare” o di soliti clichè che, oramai, hanno contaminato l’essenza del genere. Detto ciò, questo tipo di gameplay non dovrebbe compromettere l’esperienza se lo si guarda dalla giusta angolazione.

Eppure, una piccola nota dolente la si riscontra nel momento in cui si ha la necessità di fuggire tra un corridoio e l’altro inseguiti dall’informe figura che riconosceremo come il principale, ma non unico, motivo di game over. Molto poco è il tempo a disposizione per capire da che parte cominciare a correre e, nonostante la via sia alquanto ovvia, l’essere frenati più di una volta da un sistema di controllo incapace di interagire tempestivamente in modo da serrare il passaggio dietro di se, è risultato in certe situazioni estenuante.

Libertà esplorativa “guidata”

La nave non sarà l’unico luogo da esplorare, molti altri ambienti saranno visitati e tanti, per chi ha già avuto modo di giocare il primo titolo, susciteranno un nostalgico sorriso. Sono presenti zone con puzzle opzionali ed in generale elementi disseminati in varie zone, come ad esempio registrazioni sonore, diapositive, documenti ed altri oggetti utili al fine di far maggiore chiarezza su un complicato passato. La longevità è leggermente maggiore rispetto al suo predecessore. Ricordiamo che Layers of Fear 2 fornisce una visione della storia in prima persona, nei panni di un personaggio che deve ancora riscoprirsi. Le molteplici aree labirintiche, il passaggio tra stanze completamente scollegate fra loro, ci portano all’interno di un viaggio psicologico attraverso ricordi frammentati. Imparare ad orientarsi non sarà semplice, perché basterà voltarsi per trovare l’ambiente completamente mutato.

Altrettanto importante precisare quanto questa esplorazione sia effettivamente gestibile dal giocatore. La libertà nel ricercare i collezionabili è limitata da una linearità di cui parlavo pocanzi in cui, per essere più precisi, potremmo immaginare la mappa in sezioni. Chiuderemo molte porte che non permetteranno di ritornare indietro a ridare una seconda un’occhiata, costringendo il protagonista a proseguire. Gli enigmi? Mh… molto pochi e troppo poco complessi, passano decisamente in secondo piano annullandosi quasi del tutto.

Ciak, si gira!

Il comparto sonoro eccelle, si ha quasi la sensazione che scenografia, illuminazione, brani ed effetti siano stati cuciti l’un l’altro creando un perfetto connubio che mantiene alta, anche in situazioni del tutto prevedibili, la tensione. In italiano sono disponibili soltanto i sottotitoli, ma il doppiaggio in inglese è ben prodotto. Ed è anche questo che incrementa il valore di Layers of Fear 2, senza dimenticare quanto l’arte cinematografica sia stata ingegnosamente studiata ed adattata alla storia. Ebbene sì, la vicenda potrebbe non essere chiara nemmeno, o forse soprattutto, alla fine. Ma sono della convinzione che, avendo alle spalle una certa padronanza del bagaglio culturale e visivo non solo del videogioco ma, in questo caso, anche del cinema, si acquisiranno tante sfumature apprezzabili che renderanno più godibile e soddisfacente la semplice ma “confusa” sceneggiatura.

8

Tirando le somme, Layers of Fear 2 oscilla come una nave in piena tempesta, ma di sé fa parlare. Ci sono delle evidenti mancanze dal punto di vista del gameplay e in parte della fusione fra la storia e la sua rappresentazione visiva. Nonostante sia difficoltoso per molti estrarne un senso più concreto che astratto, la totalità dell’esperienza non può essere condannata. Tantissime scelte stilistiche sono estremamente acute, il tutto permeato da un’atmosfera credibile, tetra, dall’innegabile identità. Gli effetti sonori sono il fiore all’occhiello, raccontano i luoghi e il controverso ruolo del protagonista alimentando la tensione. Layers of Fear 2 omaggia lo studio e la costruzione dell’immagine nel cinema, in questo caso soffermandosi sull’immaginario horror ricco di simbolismi, a prescindere che siano stereotipati o meno.

  • Horror che mantiene una propria identità
  • Omaggia l'età d'oro di Hollywood
  • Atmosfera angosciante
  • Poca presenza di Gameplay
  • Enigmi poco stimolanti
  • Storia dalla difficile comprensione

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