logo

Pinocchio, Recensione del nuovo live action Disney

di Ferdinando Lo Monaco

Pubblicato il 2022-09-10

La recensione del nuovo live action di Pinocchio disponibile in streaming su Disney Plus

article-post
Questa recensione si suddividerà in due parti principalmente: la prima parta sarà un analisi generale della pellicola di carattere tecnico, contro una seconda che andrà ad analizzare alcune scelte stilistiche che potrebbero risultare come spoiler a chi non ha ancora visto il film, e ancor di più a chi ha poca familiarità col classico Disney.

L’ennesima reinterpretazione di Pinocchio?

Una cosa è abbastanza certa, il nuovo film di Robert Zemeckis mischia nuovamente le carte in tavola per quanto riguarda la storia del famoso burattino. Se già il classico Disney si distanziava parecchio dalla favola di Collodi, il regista, facendosi forza del connubio tra attori reali e computer grafica, tenta di riadattare nuovamente, in chiave ulteriormente rimodernata, la favola di Pinocchio.

Partendo dall’elemento che è stato maggiormente messo in dubbio sin dall’annuncio della pellicola, ovvero la tecnica CGI, possiamo dire che grosso modo è risultata ben amalgamata con la storia in sé. Ormai è risaputo, il pubblico non ha accolto per niente bene gli scorsi adattamenti live action dei classici Disney, ma ci sentiamo di dire che, in questo caso, la computer grafica è stata sapientemente utilizzata, dando vita a delle sequenze davvero gradevoli allo spettatore.

Pinocchio
Pinocchio e il Grillo Parlante

Un altro fattore di importante rilevanza, che si andrà ad analizzare maggiormente nello specifico nella seconda parte della recensione, è la reinterpretazione da parte del regista di molte delle sequenze della pellicola originale Disney. Senza dubbio Zemeckis non ha avuto alcun timore di lasciare la sua impronta in questo film, tirando fuori idee interessanti da un lato, ma lasciando spazio a qualche reinterpretazione alquanto opinabile.

Per quanto riguarda la godibilità del film in sé invece, il film risulta parecchio scorrevole, capace di coinvolgere sia chi è completamente estraneo alla favola, sia chi si lascia trasportare dai ricordi di essa, sorprendendolo lungo il tragitto grazie all’autorialità donata dal regista.

Il cambio di rotta

WARNING: può contenere spoiler su Pinocchio.

In questa seconda parte cercheremo di analizzare alcune dei principali cambiamenti apportati alla trama e ai personaggi all’interno del film.

Iniziando proprio dall’inizio: Zemeckis dà vita, sin dalle prime scene, ad una backstory che coinvolge Geppetto. Il falegname è un padre che ha perso, in seguito a degli eventi che rimangono sconosciuti allo spettatore, sia la propria moglie che il proprio figlio. In seguito all’aver visto una stella cadente e all’aver espresso un desiderio, un fascio di luce proveniente dalla stella colpisce prima la foto del figlio di Geppetto, per poi scaraventarsi verso il burattino di legno, dandogli vita. Una trovata senza dubbio carina per ampliare quella che può essere la caratterizzazione del personaggio di Geppetto.

Parlando di Geppetto, dobbiamo fare anche una piccola parentesi sull’interpretazione di Tom Hanks. L’attore, dal punto di vista visivo, è decisamente azzeccato per il ruolo, ma la sua chiave di lettura del personaggio risulta un po’ superficiale. Se da un lato, infatti, risulta molto tenero e solare, riflettendo l’animo buono del personaggio, dall’altro manca in spessore nei momenti di maggiore emotività.

A molti personaggi è stato tolto molto spazio però rispetto al classico Disney: La fata turchina e il Gatto e la Volpe hanno un minutaggio veramente irrisorio nel film. Il che risulta un peccato, specialmente per quanto riguarda il duo di animali che spinge Pinocchio costantemente a dirigersi lontano dalla retta via, i quali in questa pellicola hanno un ruolo parecchio marginale, quasi di comparsa.

Pinocchio nel finale della pellicola

Nel bene e nel male

Insomma, Pinocchio non è il peggior live action della Disney, ma neanche uno dei migliori.

La pellicola deve molto alla tecnica raffinata di Zemeckis, che dal punto di vista visivo riesce a restituire parte della magia del racconto originale. A conferma di ciò, non si può non citare il Paese dei Balocchi, che seppur diverso da come descritto nella storia di Collodi, è veramente ben realizzato ed è un parco giochi d’intrattenimento visivo per lo spettatore.

D’altro canto, però, la sceneggiatura scricchiola più di qualche volta, con personaggi secondari importanti per la crescita del protagonista ridotti a comparsa e con alcuni passaggi narrativi completamente esclusi dalla pellicola. La sensazione, infatti, è che manchi qualche pezzo al processo di crescita del personaggio, alla sua presa di coscienza e conoscenza, e questo potrebbe essere dovuto proprio al mancato minutaggio concesso lungo il tragitto a personaggi che nel racconto indicavano a Pinocchio la strada, nel bene e nel male.

6

La pellicola risulta discreta, avendo i suoi pregi ma lasciando anche alcune perplessità sparse. Imparagonabile alla favola del classico Disney, ne tantomeno a quella uscita dalla penna di Carlo Collodi, risulta comunque un prodotto nella media, che non risulta una disfatta cinematografica totale, ma che non ha in sé nulla di particolarmente memorabile.

Seguici anche su:

Iscriviti alla Newsletter

Seguici su Google News

Potrebbe interessarti anche