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Alice Madness Returns: un cult da riscoprire su Game Pass

di Giulia Arcoraci

Pubblicato il 2023-04-09

Alice Madness Returns è diventato un cult ed è disponibile su Game Pass, un titolo che vale la pena recuperare, perché? Leggete per scoprirlo!

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Alice Madness Returns è un videogioco per Microsoft Windows, Playstation 3 e Xbox 360, sviluppato da Spicy Horse e pubblicato da Electronic Arts nel 2011 È il sequel del videogioco American McGee’s Alice, uscito nel 2000 per Windows e Mac.
La saga è liberamente ispirata alle opere di Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio e quel che Alice trovò.

Perché parlare oggi di un gioco di vecchia data? Questo articolo vuole essere un invito a provare un ottimo titolo per tutti coloro che non lo conoscono, infatti Alice Madness Returns è disponibile su Game Pass, risultando quindi piuttosto facile da reperire.

Muoveremo Alice Liddell, una giovane ragazza che ha perso la famiglia in un incendio, ritenuta responsabile e pazza, viene internata nel manicomio di Rutledge. Il gioco comincia nel momento in cui viene rilasciata, residente ora in un orfanotrofio della Londra vittoriana… ma è davvero lei che appiccò l’incendio? Alice vuole scoprire la verità sulla morte della sua famiglia.

Alice Madness Returns nel tempo, è diventato un vero e proprio cult. Parlandone sui social, per esempio, ho avuto l’occasione di vedere come molte persone lo ricordassero con nostalgia, alcune mi scrissero “era il mio gioco preferito!”, un’altra persona tempo fa mi scrisse di parlarne in un articolo, così da invitare più persone a conoscerlo. Ed eccoci qua!

Alice Madness Returns

Nella mente di Alice: un viaggio folle e artisticamente originale

Se questo titolo ha creato così tanta attrazione, un motivo c’è. Nel panorama videoludico di quei tempi, Alice Madness Returns ha offerto un’ambientazione decisamente originale, dai toni dark e fantasy.

American McGee si unì a EA nel 1998, autore del gioco, informatico e fondatore della Spicy Horse, disse:


“Voglio essere il prossimo Walt Disney. Solo un po’ più malvagio.

Questa intenzione è ben visibile nel titolo: vediamo una versione di Alice più dark, insieme a personaggi dai volti grotteschi e a volte inquietanti. L’estetica ricorda un po’ i film di Tim Burton, dove spesso i paesaggi e i protagonisti sono frutto della fantasia e delle emozioni delle persone.

Alice, infatti, non è bionda e con gli occhi azzurri, ma una ragazza pallida e dai capelli neri, con due occhi profondi e un coltello come arma.

Alice Madness Returns

American McGee, in un’intervista, specificò come il Paese delle Meraviglie fosse qualcosa che scaturisse dalla sola mente di Alice, quindi doveva avere elementi che attingessero alla vita reale della protagonista.

Alice Madness Returns si divide in sei capitoli e ogni capitolo riprende alcuni ambienti della storia originale, però allo stesso tempo vengono rivisitati: abbiamo il regno della Regina di cuori, il regno meccanico del Cappellaio Matto, il regno del Brucaliffo curiosamente rivisitato in chiave orientale (forse uno degli ambienti più originali) dove troviamo formiche sotto forma di origami e delle vespe samurai.

Alice Madness Returns
Ingresso nel regno del Brucaliffo

Troviamo anche un regno sottomarino e il regno delle bambole, giocattoli non di certo normali, anzi, angoscianti! Ogni regno si esplora con curiosità e sorpresa, non sapendo mai cosa aspettarti, è davvero difficile anche solo “prevedere” cosa troveremo in questi ambienti, è come vivere un vero viaggio onirico nella mente di Alice: è inaspettato, folle, inquietante ma anche divertente.

Alice sarà accompagnata dallo Stregatto, meno paffuto e decisamente più inquietante di quello originale della Disney, lo ritroveremo nella nostra avventura intento a darci consigli, spesso criptici e misteriosi.

Alice Madness Returns

Una menzione speciale va al momento, nel Regno della Regina di Cuori, in cui muoviamo un’Alice gigantesca che calpesta le carte (i soldati) della Regina, è molto soddisfacente e decisamente esilarante!

Ma non si parla solo di regni fantastici, un altro aspetto interessante sono le brevi fasi di gioco in cui muoviamo Alice nel mondo reale: la Londra vittoriana.
Caratterizzata da colori spenti che vanno dal grigio al marroncino, ci ritroveremo a percorrere dei vicoli bui, dove è possibile vedere il lato più oscuro della società di quel tempo.

Alice Madness Returns

Una prostituta aiuterà Alice, un uomo ubriaco invece scambierà Alice per una prostituta… insomma il gioco ci mostra la cruda realtà, senza “evitare” parolacce o volgarità, risparmiandoci le favolette Disney di una Londra affascinante e magica senza ombre, come spesso è dipinta.

Questo titolo affronta temi intensi, come il tema della salute mentale, rivelando anche le ombre della violenza (non entriamo nello specifico per evitare spoiler a chi non l’ha giocato). Alice soffre di un disturbo da stress post-traumatico, spingendola al disprezzo di sé stessa e portandola a tendenze suicide.

Una delle sequenze forse più angoscianti e “disturbanti” di Alice Madness Returns è proprio quella del manicomio, forse uno dei momenti in cui è possibile vedere il lato più dark di questo titolo: il manicomio diventa un labirinto mentale in cui Alice rivive, purtroppo, alcuni degli orrori vissuti negli ultimi anni.

Lo scopo finale sarà svelare la verità e salvare il Paese delle Meraviglie, fermando il treno che ne sta distruggendo i reami, scaturito dalla mente e dai ricordi confusi di Alice: ma chi è il vero colpevole? Dovrete giocare per scoprirlo!

Per concludere: Alice avrebbe ancora molto da raccontare… ma il viaggio è finito

Le storie di Carroll hanno sempre esercitato una forte attrattiva, non a caso sono stati realizzati sia film animati che live-action, è una tipologia di storia che ben si adatta a diversi medium.
Quando, sempre nell’intervista, è stato chiesto ad American McGee se Lewis Carroll (supponendo fosse ancora in vita) avesse potuto apprezzare il gioco, l’autore rispose così:

“Questa è una domanda davvero interessante. Penso che prima di tutto Carroll avrebbe adorato i videogiochi per via delle possibilità che possono dare. Era chiaro che nella sua scrittura stava cercando di ampliare le possibilità del mezzo su cui stava lavorando, che era la stampa, e quando guardi al suo stile, stava davvero spingendo i confini in quel senso, quindi credo che per lui vedere un adattamento di quel lavoro in qualcosa di così dinamico come un gioco, penso che lo avrebbe apprezzato.”

Se, da un lato, il gameplay di Alice Madness Returns (al tempo) fu criticato per essere un po’ ripetitivo e non particolarmente brillante (ricevette un punteggio che oscillava da 68 ad 80), dall’altro il gioco è entrato nella memoria collettiva per la sua spiccata originalità e accuratezza nel design, ricevendo per questo le lodi dalla rivista Play Generation.

Tuttavia, come accennato, proprio in questi giorni è giunta la triste notizia: EA non finanzierà il progetto di Alice Asylum, il sequel di questa saga ideato da McGee.
McGee aveva presentato il progetto in un documento di centinaia di pagine, raccogliendo il lavoro di tanti anni tra disegni, progetti, trama e tanto altro. Ma non è bastato, McGee ne ha dato notizia attraverso un post.

Per chi non lo sapesse, l’autore aveva addirittura creato un Patreon per ottenere supporto, mostrando a tutto il pubblico i progressi del gioco, insieme ad un book in pdf che mostra tutto il lavoro svolto. Tuttavia EA, dopo settimane di analisi, ha concluso che non vuole finanziare il progetto, ma non è finita qui… non ha nemmeno concesso i diritti dell’opera a McGee, significa che l’autore non può più fare nulla (come cercare altri publisher) perché la proprietà è rimasta a EA.

McGee, di conseguenza, si è ritirato dal mondo dei videogiochi, facendo sapere che non vuole più avere nulla a che fare con il gioco, nemmeno se in futuro si vorrà fare un sequel. Non è da biasimare, è comprensibile volersi dedicare a cose più importanti dopo tanti anni di lavoro dissolti nel nulla.

EA ha preso una decisione giusta o sbagliata? Non abbiamo letto il documento di McGee e non siamo esperti di marketing e mercato videoludico, ma non possiamo non rimanere con l’amaro in bocca, si tratta della morte di una IP decisamente originale che, forse, poteva evolversi in nuove forme.

Non è la prima volta che EA scarta progetti interessanti, così come è discutibile anche la sua gestione di progetti importanti in corso: basti pensare alla situazione di Bioware con Dragon Age, figure storiche hanno abbandonato il progetto, totalmente allo sbaraglio.

Ebbene eccoci alla fine di un grande viaggio, quello che vi possiamo dire è: nonostante tutto, giocate Alice Madness Returns, ne varrà la pena.

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