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Babylon, Recensione – La magia (nera) del cinema

di Mattia Loiacono

Pubblicato il 2023-01-12

Babylon, il nuovo film di Damien Chazelle con Brad Pitt e Margot Robbie, è una folle lettera di amore ed odio verso quel magico universo che chiamiamo cinema.

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Babylon è sicuramente uno dei film più attesi del 2023 cinematografico italiano e il 19 gennaio, data ufficiale d’esordio per le sale nostrane, è sempre più vicino. Il nuovo film di Damien Chazelle, giovane autore e regista di grandissimi successi di critica e pubblico come Whiplash e La La Land, si presta ad essere la sua opera più ambiziosa nel concetto e nella messinscena.

Negli Stati Uniti, dove Babylon ha esordito già lo scorso dicembre, la critica ed il pubblico sono più che mai combattuti nel giudizio finale, dove prevale la delusione per un prodotto “esagerato” sotto troppi punti di vista. La realtà è che la nuova opera di Chazelle vuole essere tanto, vuole rappresentare l’irrappresentabile e vuole inevitabilmente essere la pellicola più divisiva del regista, nel bene e nel male.

La follia di Hollywood e del progresso

Manny Torres è un giovane messicano che sogna di lavorare nella Hollywood degli anni ’20 e, in attesa di avere la sua prima vera possibilità su un set, lavora nei sottoboschi del successo come organizzatore e gestore di feste e festini di grandi celebrità dalla dubbia moralità. Ad uno di questi incontra Nellie LaRoy, un’altra giovane aspirante attrice che, come lui, sogna di diventare una star.

I due sognatori vengono notati da varie personalità e personaggi del cinema, tra cui Jack Conrad, uno degli attori di maggior successo del momento. Inizia così la scalata verso il successo di Manny e Nellie, un percorso instabile minato da vizi, scandali, sperperi e misteri, ma anche la caduta di un mito come Jack. Nel mezzo il cinema diventa sonoro e il progresso diventa inarrestabile.

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Sentirsi parte di qualcosa di più grande

Babylon è la rappresentazione dell’odi et amo di Damien Chazelle nei confronti del cinema e del mondo dello spettacolo, una lettera d’amore scritta con il sangue versato. L’esasperazione di Babylon è evidente, sia nei momenti comici che in quelli drammatici, e spesso l’equilibrio è ciò che manca ad un film che va compreso ed interpretato oltre i suoi difetti.

La follia si riversa in ogni frame della pellicola, è strabordante e sembra scalciare per uscire fuori dallo schermo e toccare con mano lo spettatore. In Babylon tutto è esagerato, amplificato all’ennesima potenza e, per quanto assurdo, questo lo rende sicuramente irreale ed estremo, ma vero. Vero nei sentimenti, nelle emozioni, nelle gioie del regista quando riesce a girare una scena con quella determinata luce e nella frustrazione di quando non ci riesce.

Ciò che lascia a desiderare di più è la costruzione dei personaggi e dei loro rapporti, i quali risultano forzati, tenuti assieme da motivazioni spesso raffazzonate e con poche idee tangibili nello svolgimento degli eventi. Il personaggio che funziona meglio è Manny, il vero protagonista della pellicola, l’unico dei tre principali ad avere un’evoluzione ed un percorso scandito.

Il ritmo regge benissimo la follia della prima parte, riuscendo a regalare momenti di puro intrattenimento e bellezza, ma perde forza nella seconda parte, dove probabilmente serviva dosare meglio gli elementi a favore di un equilibrio maggiore. A causa di questo anche i momenti di drammaticità perdono potenza, al contrario di un lato comico che, seppur anch’esso esagerato e a tratti “volgare”, funziona.

In questo marasma generale di occasioni colte e occasioni mancate, Babylon alla fine raggiunge il proprio obiettivo: farci sentire parte di qualcosa di più grande. Il sogno che Manny e Nellie vivono è troppo per essere racchiuso in una rettangolo nero, eppure noi lo sentiamo, lo percepiamo e lo riviviamo in forme compresse e diverse ogni volta che entriamo in sala. Soffriamo, sudiamo e gli diamo la vita, ma lui ce ne regala una nuova ogni volta: questa è la magia nera del cinema.

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Babylon: il più rischioso progetto di Chazelle

Come dicevamo, Babylon è tanto ambizioso, troppo, e si sa che cosa succede quando si prova a toccare il sole: la messinscena del film è allucinante e letteralmente da capogiro, con una cura dei dettagli minuziosa e attenta; il talento di Chazelle, nonostante alcune lacune mostrate dal risultato finale, rimane innegabile ed anche in questo caso ha dato prova di una mano riconoscibile, con piani sequenza meravigliosamente coreografati, panoramiche a schiaffo ben dosate e l’utilizzo frequente ed intelligente della prospettiva centrale.

Il cast gode di performance migliori della scrittura dei rispettivi personaggi e i tre protagonisti interpretati da Brad Pitt, Margot Robbie e Diego Calva sono affascinanti, divertenti e credibili. Anche le performance dei personaggi secondari però fanno il loro e non sono da meno, come quella di Tobey Maguire nei panni del suo grottesco e spaventoso James McKay. Benissimo la colonna sonora di Justin Hurwitz e, come in passato, la gestione di Chazelle del suono a 360 gradi, altro suo grande marchio di fabbrica.

Babylon è tutto e niente, è tutto o niente. Una goliardia portata all’eccesso, la potenza portata alla debolezza. Prendere o lasciare, e noi alla fin dei conti prendiamo.

7

Babylon è il film più ambizioso e controverso di Damien Chazelle: se da un lato abbiamo una messinscena clamorosa, dall'altro abbiamo una scrittura che lascia a desiderare. Manca equilibrio ad un'opera volutamente sopra le righe e surreale, con una follia che funziona più sul versante comico che su quello drammatico. Bene le performance del cast e benissimo la colonna sonora. Babylon è il troppo che quasi stroppia, ma alla fine riesce nel suo compito: farci sentire parte di qualcosa di più grande.

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