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La decomposizione di un matrimonio secondo Baumbach, Bergman e Levi

di Mattia Loiacono

Pubblicato il 2022-07-04

Mettiamo a confronto Storia di un matrimonio di Noah Baumbach e Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman nel recente remake di Hagai Levi

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Era il 1973 quando uno dei registi più importanti di sempre, Ingmar Bergman, scriveva e dirigeva una miniserie televisiva svedese improntata sugli alti e bassi di un matrimonio autodistruttivo, Scene da un matrimonio, successivamente poi adattata al cinema. Quasi 50 anni dopo, la visione autoriale del matrimonio in decomposizione di Bergman rimane viva e vegeta nella società moderna e ancora di più nelle menti degli autori cinematografici, tanto da tornare nel 2021 con un remake seriale omonimo a quello del maestro svedese, adattato e diretto da Hagai Levi.

Le ispirazioni al “matrimonio bergmaniano” però non si fermano ai remake perché, proprio nel recente 2019, Netflix produce un film di enorme successo diretto da Noah Baumbach, Storia di un matrimonio, che segue la struttura del regista svedese senza imitare, ma piuttosto cercando una propria visione. Mettiamo quindi a confronto Storia di un matrimonio e Scene da un matrimonio, prodotti apparentemente simili ma diametralmente opposti.

Il fallimento

L’elemento unificante più visibile tra Storia di un matrimonio e Scene da un matrimonio è il fallimento e la sensazione di aver fallito. Nonostante sia un termine discutibile da affiancare all’unione di due persone, quello che i personaggi respirano nelle due storie è sicuramente il malumore di chi perde, di chi si era posto un obiettivo e l’ha mancato. Charlie e Nicole, così come Jonathan e Mira, più volte fanno capire che il fallimento del loro matrimonio è come una scommessa persa, un tutto per tutto che non ridarà loro il tempo ormai andato.

Questa caratteristica, nonostante sia già piuttosto chiara nella miniserie di Bergman/Levi, diventa ancora più esplicita in Storia di un matrimonio, dove tramite i tanti ben studiati dialoghi con i legali dei due protagonisti, il film ci fa presente come spesso tra marito e moglie scatti una meccanica che oscura i reali motivi del divorzio a favore di una mera e povera corsa verso la vittoria. In altre parole, la sensazione di aver fallito scatena nella coppia un orgoglio “primitivo” e senza senso che spegne i sentimenti e il raziocinio e accende una voglia primordiale di dominio, affermazione e trionfo sull’altra persona, ormai diventata il nemico.

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La tecnica della narrazione

Storia di un matrimonio e Scene da un matrimonio seguono la stessa metodologia di racconto, fondata principalmente su una struttura episodica a tappe ritraente la vita coniugale di una coppia e l’autodistruzione di essa. Se nella miniserie di Bergman/Levi questo avviene con una suddivisione degli episodi in atti, ognuno con un proprio titolo, nel film di Baumbach questa suddivisione avviene internamente attraverso delle dissolvenze a chiudere (a nero).

Il focus principale della narrazione in entrambi i prodotti è la comunicazione, sia quella tra Charlie e Nicole, sia quella tra Jonathan e Mira, e sia quella con lo spettatore. Tutti i protagonisti infatti cercano disperatamente un modo per capirsi, di incontrarsi, ma senza (quasi) mai riuscirci davvero, ed è proprio in questo che sta la maestria degli autori: riuscire a far parlare lingue “diverse” a personaggi che parlano la stessa lingua. Oltre ai due binari differenti in cui viaggiano i protagonisti, c’è un terzo binario che viaggia con loro, ovvero quello dello spettatore, che riesce ad essere sempre presente e coinvolto in una storia che, seppur non gli riguarda direttamente, lo fa sentire parte di essa, riuscendo nel compito di farlo riconoscere non con la situazione in sé, ma con la natura umana, fragile, velenosa e autodistruttiva dei personaggi.

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Due strade differenti, la stessa destinazione

Possiamo tranquillamente dire che il film di Baumbach e la miniserie di Bergman/Levi sono due facce della stessa medaglia e, per quanto abbiano molti elementi in comune, risultano quasi complementari grazie ad una stessa visione che prende percorsi diversi. Scene da un matrimonio pone l’attenzione dello spettatore sui sentimenti contrastanti di Jonathan e Mira e sul disfacimento di una chimica ancora ben presente, trasferendo al pubblico il macigno di sensazioni che provano i protagonisti attraverso una montagna russa multidirezionale fatta delle loro crescite, delle loro involuzioni e delle loro percezioni. Diversamente fa invece Storia di un matrimonio, che si dedica maggiormente ai problemi “concreti” di Charlie e Nicole, in particolare sull’aspetto legale della separazione, mettendo in evidenza gli immensi labirinti legislativi a cui la morte di un amore può portare e la loro sadica voglia di vittoria.

Due prodotti cinematografici che si completano a vicenda e che contemporaneamente seguono una linea ben precisa tratteggiata dal maestro svedese, due riflessi della stessa decomposizione che più che mai nella società di oggi tornano prepotentemente con la voglia di essere raccontati.

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