Monsters: la vera storia dei fratelli Menendez oltre la serie Netflix

Scopriamo qual è la vera storia dei fratelli Menendez, il caso trattato nella seconda stagione della serie tv Netflix, Monsters.

Di , studio cinema e amo scrivere. Steven Spielberg mi ha insegnato a credere nei sogni, Sorrentino a perseverare per far si che diventino realtà.

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monsters la vera storia dei fratelli menendez

Dal 19 settembre su Netflix è disponibile in streaming l'attesa seconda stagione di Monsters.

La serie tv antologica ideata da Ryan Murphy Ian Brennan dopo il successo riscosso con: Dahmer (2022) torna a raccontarci un altro scioccante caso di cronaca nera che sconvolse gli Stati Uniti: la storia dei fratelli Menendez.

Nel cast di Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez (trovate qui la nostra recensione), troviamo Nicholas Chavez e Cooper Koch nei rispettivi ruoli di Lyle e Erik Menendez, Chloë Sevigny nei panni di Kitty Menendez, Javier Bardem in quelli di Josè Menendez, Nathan Lane e Ari Graynor.

Scopriamo insieme in questo articolo qual è nella realtà oltre la fiction la vera storia dei fratelli Menedez.

L'omicidio che sconvolse Beverly Hills

La sera del 20 agosto 1989, all'interno della loro lussuosa villa di Beverly Hills, José e Kitty Menéndez vennero trovati trucidati, da numerosi colpi di fucile. Un evento che sconvolse l'alta società californiana soprattutto perché la coppia conduceva una vita apparentemente perfetta, era l'incarnazione della realizzazione del "sogno americano" e così ben presto divenne un caso mediatico di portata internazionale, dato che un anno dopo il duplice omicidio si scoprì che a commettere il crimine erano stati proprio Lyle e Erik Menendez, i due figli della coppia che all'epoca dei fatti avevano 18 e 21 anni.

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Le prime indagini e le versioni contrastanti

Inizialmente, i fratelli Menendez cercarono di depistare le indagini, insinuando un possibile coinvolgimento della mafia. Tuttavia, le incongruenze nelle loro dichiarazioni e alcune prove raccolte dalla polizia tra cui la testimonianza della segretaria del dottor Oziel, lo psicologo di Erik al quale era stato confessato l'omicidio durante una seduta e che era in possesso di tutte le registrazioni li portarono presto ad essere accusati e processati.

La difesa controintuitiva: gli abusi

Durante i processi, i fratelli Menendez presentarono una tesi difensiva dolorosa e sconvolgente: affermarono di aver ucciso i genitori per paura di essere uccisi a loro volta, a causa di anni di abusi sessuali, fisici ed emotivi subiti dal padre. Questa dichiarazione scatenò un acceso dibattito, dividendo l'opinione pubblica tra coloro che credevano alla loro versione e coloro che la consideravano una mera giustificazione per un crimine efferato.

Tutt'ora questo dibattito è aperto e non tutti credono alle dichiarazioni degli uomini, pensando piuttosto che si possa trattare di accuse mosse per giustificare l'atroce azione compiuta per impossessarsi dell'eredità di famiglia.

A questo proposito Rayn Murphy ha dichiato riguardo la serie: "Penso che l'abuso sessuale maschile, non sia qualcosa di cui molte persone o i media abbiano parlato" continuando "Questo farà nascere molte discussioni a riguardo."

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I processi e la condanna

I processi dei fratelli Menendez furono inizialmente divisi ma dopo che i primi si conclusero senza un verdetto definitivo, i fratelli furono giudicati insieme.

Il giudice Weisberg, limitando le testimonianze sugli abusi, influenzò notevolmente l'esito del processo. Nel 1996, la giuria pronunciò una sentenza di colpevolezza, condannando entrambi all'ergastolo.

Un adattamento difficile, un racconto terribile dalle molte sfaccettature. Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez ha portato su schermo una rappresentazione fedele e agghiacciante della storia dei due fratelli basandosi su ricostruzioni approfondite dei fatti e dettagli autentici.

La serie non risparmia ai telespettatori gli aspetti più macabri e bizzarri della vicenda, come ad esempio la scelta di Lyle di far suonare "Girl I'm Gona Miss You" dei Milli Vanilli alla commemorazione dei genitori o l'umiliante episodio della parrucchino di Lyle trappato da Kitty. Questi dettagli, confermati da testimoni diretti e giornalisti che hanno seguito il caso, rendono la narrazione ancora più inquietante e fanno riflettere.

Ryan Murphy e Ian Brennan hanno affrontato il caso Menendez con un approccio multisfaccettato, presentando al pubblico diverse prospettive e lasciando ampio spazio allo spettatore di potersi fare una propria idea sulla vicenda. La serie, infatti, non offre risposte definitive, ma solleva interrogativi sulla veridicità dei fatti e sulla complessità dei personaggi coinvolti. Come ha sottolineato Murphy, la verità è ormai sepolta insieme alle vittime.

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