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6 cult movie che hanno segnato una generazione

di Silvia Delmonte

Pubblicato il 2022-04-22

Ci sono alcuni film che più di altri hanno lasciato un segno nella storia, scopriamone alcuni

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La settima arte dal momento in cui è nata quel fatidico 28 dicembre 1895, è stata in grado di regalare emozioni e lasciare un segno nel corso della sua evoluzione. Ci sono film che più di altri hanno decisamente lasciato un’impronta, con le loro colonne sonore strepitose o battute che ci sono rimaste impresse nella mente. Ci riferiamo ai cosiddetti “cult movie“, pellicole che hanno avuto un grande impatto culturale sia sulla generazione che li ha visti e vissuti ai tempi del loro debutto, sia su quelle successive. Dei veri e propri collanti intergenerazionali, che a distanza di anni continuano a regalare grandi emozioni e a mantenersi vivi nei ricordi degli spettatori. Da Kubrick a Peter Weir, da Spielberg a Tarantino. Insomma, sono diversi i registi che sono stati in grado di segnare un’epoca e rimanere impressi nella storia del cinema con le loro opere. 

Nota: nonostante l’articolo non tratti di pellicole recenti, potrebbe contenere potenziali spoiler. Cinefilo avvisato, cinefilo mezzo salvato.

Arancia Meccanica (Kubrick, 1971) 

Film tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess, il cui titolo originale è A Clockwork Orange che tradotto vuol dire “Arancia ad orologeria”. Si tratta di un modo di dire, il cui significato è “Essere fuori di testa”, quindi ci suggerisce che al centro della storia c’è un personaggio anomalo. È un film provocatorio, ironico, che ancora oggi dopo 50 anni dal suo debutto lascia stupefatti. La pellicola distopica di Kubrick vede al centro della narrazione Alex DeLarge (Malcolm McDowell) e la sua banda criminale, che insieme compiono atti di criminalità per la città. Un film tramite cui il cineasta si è posto l’obiettivo di rappresentare il tema della violenza, e per farlo ha fatto un uso innovativo della macchina da presa.

Infatti, Kubrick ha realizzato inquadrature che hanno lasciato un segno nella storie del cinema; inquadrature in cui ha utilizzato la camera a mano, il contro-plongeé e per finire numerose soggettive. In particolare, quest’ultima tipologia è stata utilizzata in una delle scene più iconiche del film: il tentato suicidio di Alex. Il protagonista verso la fine del film tenta di togliersi la vita buttandosi dalla finestra e lo spettatore osserva tutto dal suo punto di vista. Per poter realizzare questa soggettiva il regista ha letteralmente buttato la cinepresa dalla finestra per rendere il tutto più realistico. 

Cult
Arancia Meccanica di Kubrick

Arancia Meccanica non viene ricordata solo per il grande ingegno stilistico di Kubrick, ma bensì anche per un suo altro elemento distintivo: l’utilizzo della musica. Il lungometraggio in questione, infatti, può essere considerato come un grande omaggio alla musica classica. Il susseguirsi degli eventi di cui la banda di Alex è protagonista è scandito dalle opere dei più grandi compositori della storia. Sono presenti le opere di Bach, di Rossini e per concludere anche di Beethoven, che viene amichevolmente chiamato dal protagonista “Il buon vecchio Ludovico Van”.

Ritorno al futuro (Robert Zemeckis, 1985)

Primo episodio delle trilogia omonima, Ritorno al futuro di Zemeckis è stato un film di successo ai suoi tempi, vincendo anche l’Oscar per il miglior montaggio. Ma la pellicola in questione è da considerarsi un prodotto “senza tempo” per la sua capacità di poter essere considerato un prodotto tremendamente attuale. Di genere fantascientifico, tratta una tematica cara agli spettatori dell’epoca, ma che continua a rimanere altamente attuale: il tempo. 

Marty McFly insieme a Doc
Ritorno al futuro di Robert Zemeckis

Al centro della narrazione c’è il giovane Marty McFly (Michael J. Fox), che si ritrova a viaggiare nel passato con la macchina del tempo costruita dallo scienziato Emmett Brown, detto “Doc”. Il giovane protagonista accidentalmente si ritrova a sfrecciare alla velocità di 88 miglia orarie sulla magnifica e iconica DeLorean, ritrovandosi nel 1955. Viaggi nel passato, macchina del tempo, paradossi temporali… tutte tematiche che nei magnifici anni ’80 potevano essere considerati sorprendenti, ma che di certo non hanno perso il loro fascino nel nuovo millennio, renendolo un cult senza tempo. 

L’attimo Fuggente (Peter Weir, 1989)

“O capitano, mio capitano”, una frase che fa pensare non al suo ideatore, il poeta Walt Whitman, ma bensì al film L’attimo fuggente che l’ha resa nota. A pronunciarla nella pellicola è il professor Keating, interpretato da Robin Williams. È il 1959 e quest’ultimo si è appena trasferito nel collegio maschile Welton, portando il suo metodo di insegnamento anticonformista. Gli studenti provano sin da subito una forte ammirazione nei confronti del professore, il cui scopo non è quello di attenersi alle lezioni in maniera prettamente nozionistica, ma mira ad insegnare come affrontare le difficoltà dell’esistenza umana

Più che un professore può essere considerato come un motivatore, che aiuta a cogliere il bello dell’esistenza e a guardare la vita da un punto di vista diverso. Non solo gli studenti sono ammaliati dalle sue parole, ma anche noi spettatori che ascoltiamo con grande ammirazione tutto ciò che pronuncia Keating, per non dimenticare la nota citazione:

Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito: carpe… carpe diem… cogliete l’attimo, ragazzi… rendete straordinaria la vostra vita.

Il professor Keating sulla cattedra che fa lezione agli studenti
L’attimo fuggente di Peter Weir (1989)

Sono le parole il grande pezzo forte di questo capolavoro cinematografico di fine anni ’80, parole che gli hanno permesso di vincere l’Oscar per la migliore sceneggiatura. Un autentico cult per intere generazioni di studenti e adolescenti.

Jurassic Park (Steven Spielberg, 1993) 

Non è necessario andare indietro di 250 Milioni di anni per potere ammirare della bellezza dei mastodontici dinosauri: per questo ci ha pensato Spielberg. Il regista che aveva già raggiunto un grande successo con Lo squalo (1975), Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), E.T l’extra-terrestre (1982) e tanti altri ancora, negli anni ’90 uscì con un nuovo capolavoro. Era il 1993 quando nelle sale cinematografiche debuttò Jurassic Park, film che ebbe un grande successo a livello mondiale.

T-Rex in una delle sequenze più note di Jurassic Park
Jurassic Park di Steven Spielberg (1993)

La vera impresa non fu portare sul grande schermo i dinosauri, visto che ne vennero create realisticamente solo alcune parti, mentre il resto fu affidato al digitale (CGI). Ciò che rappresentò una vera e propria difficoltà per Spielberg, fu il dover ultimare contemporaneamente la pellicola in questione e Schindler’s List. Un’impresa apparentemente impossibile, che il cineasta statunitense riuscì ad ultimare e consentì a Jurassic Park di guadagnarsi ben tre Oscar: miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e migliori effetti speciali

Pulp Fiction (Quentin Tarantino, 1994)

Un Oscar, due BAFTA, Palma d’oro al Festival di Cannes e chi più ne ha più ne metta. Un vero e proprio capolavoro quello di Tarantino, uno dei più acclamati cineasti in tutto il mondo. Pulp Fiction è un film che conta su un cast stellare: da Samuel L. Jackson a John Travolta, da Uma Thurman a Bruce Willis. Un film che oltre che poter contare sulla presenza di grandi attori, è stato portato al successo anche per la sua grandiosa colonna sonora, composta da brani di generi diversi. I titoli di testa sulla melodia di Misirlou; Girl, You’ll Be a Woman Soon prima dell’overdose di Mia (Uma Thurman) e non si può dimenticare la fatidica scena del ballo tra Vincent (John Travolta) e Mia sulle note di You Never Can Tell di Chuck Berry

Mia e Vincent che ballano in una delle scene più note del film.
Pulp Fiction di Quentin Tarantino (1994)

Cast e musica sono senza alcun dubbio un elemento significativo del film, ma ciò che lo rende uno dei prodotti di maggiore successo nella storia del cinema è la sua rivoluzionaria narrazione. La pellicola intreccia più storie i cui protagonisti sono tutti individui che hanno a che fare col mondo della criminalità, così facendo Tarantino ha creato una narrazione non lineare, del tutto innovativa. Uno stile narrativo frammentato, che trova il collante nella famosa valigetta che funge da MacGuffin. Sono ormai passati 28 anni dall’uscita nelle sale di Pulp Fiction e allo spettatore non è ancora dato sapere cosa contiene quella valigetta, mistero che ha contribuito a renderlo uno dei cult più riconoscibili di sempre. 

Il re Leone (Rob Minkoff e Roger Allers, 1994) 

Il Re Leone fa parte della categorie dei film d’animazione, ma il target di riferimento non è solamente il mondo dei bambini. Il capolavoro della Disney si rivolge senza alcun dubbio anche agli adulti, grazie ai suoi contenuti che offrono grandi lezioni di vita. Una narrazione che è stata in grado di spargere perle di saggezza ad un pubblico altamente vasto e continua a farlo a quasi 30 anni dalla sua uscita delle sale. Una pellicola che può essere tranquillamente annoverato tra i cult movie della storia del cinema; un film che è stato in grado di far commuovere e divertire diverse generazioni. 

Locandine de Il Re Leone
Il Re Leone di Rob Minkoff e Roger Allers (1994)

La storia, che ha al centro la vita del piccolo Simba che nel corso della storia vediamo crescere e affrontare diverse difficoltà, è stata in grado di regalare grandi emozioni. Probabilmente un ruolo fondamentale nel film l’ha svolto la musica, che ha avuto la capacità di far piangere e far sorridere, regalando momenti indimenticabili allo spettatore.

Canzoni che possono godere della firma di Hans Zimmer, Elton John e Tim Rice, che hanno permesso al noto film d’animazione di vincere due Oscar: per la miglior colonna sonora con Hans Zimmer e per la miglior canzone con Can You Fell The Love Tonight di Elton John e Tim Rice. Quest’ultima canzone fa da sottofondo ad una delle scene più emblematiche del film, ovvero l’incontro romantico tra Simba e Nala, che dopo anni si sono ricongiunti.

Ma c’è un’altra canzone che necessita di essere menzionata: la memorabile Hakuna Matata. Non è riuscita a guadagnarsi un Oscar, ma è comunque stata candidata come miglior canzone. Ma cosa più importante, è probabilmente il momento più iconico del film. La canzone viene cantata dai simpatici Timon e Pumba, ed oltre ad essere in grado di far divertire, rappresenta una vera e propria filosofia di vita. 

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