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The Watcher, Recensione della serie firmata Ryan Murphy

Basato su una scioccante storia vera, Ryan Murphy e Netflix tornano alla carica con una nuova miniserie, The Watcher

The watcher, recensione della serie firmata ryan murphy
The Watcher, Recensione della serie firmata Ryan Murphy
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Indice dei contenuti

  • Benvenuti a Westfield
  • Tra realtà e finzione
  • Con un cast così è impossibile sbagliare
  • Tutti noi siamo The Watcher

Subito dopo il successo di Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, Ryan Murphy e Netflix tornano alla carica con una nuova miniserie, The Watcher. Basato su una scioccante storia vera, lo show si presenta come un thriller dalle sfumature crime, dotato di un cast eccezionale: Naomi Watts, Bobby Cannavale, Jennifer Coolidge e tanti altri. Sarà riuscito Ryan Murphy a replicarsi e a replicare il recente successo mondiale ottenuto con Dahmer?

Benvenuti a Westfield

The Watcher racconta la storia di Dean e Nora Brannock, una coppia sposata in una condizione economica non molto stabile che, per vivere una vita più tranquilla e lontana dai pericoli della città, decidono di trasferirsi nella mozzafiato zona residenziale di Westfield, nel New Jersey.

Dopo aver investito i risparmi di una vita nella casa dei loro sogni ed essersi trasferiti con i figli, Carter e Ellie, i due iniziano a ricevere delle lettere sempre più moleste da parte di uno stalker che si fa chiamare L’Osservatore, ossessionato dalla casa, e iniziano a scoprire che il quartiere non è idilliaco come pensavano, tutt’altro.

The watcher

Tra realtà e finzione

The Watcher parte con il botto e i primi due episodi sono ottimi sotto tanti punti di vista, ed a serie conclusa pensiamo che questo possa essere dovuto alla “veridicità” a cui si attiene l’introduzione del racconto. Ci spieghiamo meglio: i primi due episodi, essendo quelli introduttivi, sono quelli che più si avvicinano alla storia realmente accaduta e, per questo, non hanno bisogno di forzature. Tutto ciò che nello show viene estrapolato dalla realtà funziona benissimo, al contrario di ciò che è stato aggiunto appositamente per la serie.

Difatti, con il passare degli episodi, e con l’aggiunta di situazioni estranee alla storia reale, The Watcher intraprende delle situazioni fini a sé stesse, dei giri improbabili alla ricerca del vero Osservatore che potevano essere evitati. Per questo possiamo dire che 7 episodi sono troppi per lo show, il quale avrebbe giovato di qualche forzatura in meno. Discorso simile vale per la scrittura dei personaggi, che con l’avanzare delle puntate attuano scelte spesso irrazionali ed incoerenti rispetto al flusso della narrazione, nel disperato tentativo di spiazzare lo spettatore.

Per quanto il caso reale non sia stato risolto (cosa a cui tengono a dire immediatamente a termine della stagione), tutto ciò che è stato aggiunto poteva invece essere chiuso, anche perché il senso del finale sarebbe stato percepito ugualmente. In ogni caso, bisogna ammettere che la serie intrattiene benissimo e che i 7 episodi possono essere “spazzati via” dallo spettatore nel giro di pochissimo tempo.

Con un cast così è impossibile sbagliare

Uno degli elementi fondamentali per The Watcher è lo spessore del cast, di cui brilla ogni membro. Tra tutti, Bobby Cannavale, nei panni di Dean Brannock, sforna un’interpretazione ai limiti della perfezione. La scelta di ogni attore risulta azzeccata ed il casting ha svolto un lavoro determinante per la riuscita della serie.

Bisogna dire che anche tecnicamente The Watcher è ottimo e che Ryan Murphy, almeno da questo punto di vista, è ormai una garanzia. Tra i registi dei vari episodi, oltre allo stesso Murphy, troviamo altri nomi a noi noti, come ad esempio Jennifer Lynch, che abbiamo visto da poco dirigere 4 episodi di Dahmer. Era importante, più che mai in una serie come questa, che il prodotto riuscisse a livello tecnico, perché dove gli eventi mancano e si predilige il “vuoto”, la tecnica compensa, mantenendo sempre alta la tensione e l’attenzione dello spettatore.

The watcher

Tutti noi siamo The Watcher

L’intenzione di The Watcher, confermata da un finale che può piacere o meno, è chiara: tutti noi siamo L’Osservatore. Il tema principale della serie, che viene palesato fin dall’inizio proprio dalle lettere del misterioso scrittore, è l’avidità dell’uomo. Un peccato non essere riusciti a rendere complementari, e quindi completi, entrambi gli aspetti, ovvero quello crime e quello “filosofico”.

Il pretesto basato sulla storia vera in cui L’Osservatore è ossessionato dalla casa viene mutato in qualcosa di più grande, comune a tutti gli uomini, poiché è nella natura di ciò che siamo. Vogliamo di più, sempre di più, proprio come la famiglia Brannock, che parte cercando la serenità e finisce per scartarla. Proprio come Icaro, la nostra avidità ci spinge ad avvicinarci quanto più possibile al sole, rischiando di finire bruciati. Questo è The Watcher.

The Watcher, Recensione della serie firmata Ryan Murphy
6.5
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Conclusione

The Watcher, la nuova serie di Ryan Murphy, è un bicchiere mezzo pieno. Buona la riproposizione di elementi basati sulla storia reale, meno quello che viene creato appositamente per lo show, il quale finisce per creare situazioni fini a sé stessa che non verranno mai chiuse. Ottimo il cast e il lato tecnico, che tiene in tensione lo spettatore anche nei momenti che prediligono il "vuoto". Un finale che non piacerà a molti, ma che se analizzato da un altro punto di vista può considerarsi almeno sufficiente.

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