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Borderlands 3: il nuovo corso di Gearbox Software

A poco più di una settimana dal lancio ufficiale del gameplay di Borderlands 3, il nuovo…

Borderlands 3: il nuovo corso di gearbox software
Borderlands 3: il nuovo corso di Gearbox Software

A poco più di una settimana dal lancio ufficiale del gameplay di Borderlands 3, il nuovo capitolo della già collaudata saga ideata dalla Gearbox Software e disponibile grazie a 2K Games a partire dal prossimo 13 settembre per PC, PS4 e XboxOne, sono cominciate a circolare in rete notizie e dichiarazioni che danno un’idea delle caratteristiche del lavoro appena compiuto e di alcune controversie che l’hanno accompagnato.

Stando al al creative director Paul Sage in un’intervista rilasciata a IGN ha definito Borderlands 3 essere “… il gioco più grande di sempre di questo franchise per quantità di asset, ambientazioni, dimensioni della mappa e capacità d’azione lasciata ai giocatori”. E proprio pensando a quest’ultimi che è possibile percorrere il mondo della storia – per il quale gli sviluppatori hanno creato inedite scenografie – in modalità offline o in cooperazione online o attraverso split-screen (non è, però, un MMO a tutti gli effetti) con una disponibilità di contenuti consistente, un aspetto non secondario, rimarcato dal lead boss designer Matt Cox il quale ha parlato di raid, di eventi speciali a tempo, oltre ai DLC programmati, nonché di aggiornamenti costanti che renderanno l’avventura sempre emozionante di volta in volta. Inoltre si è voluto dare enfasi a quella moltitudine di nemici che rende interessante ed unico uno sparatutto, soprattutto quando si tratta di boss: qui sono molti di più delle precedenti edizioni Borderlands 1 e 2, una scelta che va nell’ottica di una narrazione che non conosce mai un attimo di tranquillità, si è continuamente sul chi va là.

Un ultimo aspetto che ha fatto molto discutere in questi giorni non solo per la tematica a cui si riferisce, ma anche per delle dichiarazioni a tal proposito che ne sono nate è la parola fine delle cosiddette “loot box” o casse premio, dunque niente microtransazioni in Borderlands 3 se non puramente simboliche, una strada perseguita già da altre software house come BioWare con Anthem, Microsoft con Crackdown 3 e Square Enix limitatamente al Belgio, dove una legge le ha messe al bando. Infatti la forma di Pay-to-Win di contenuti extra a pagamento con soldi reali viene considerata in alcuni Paesi alla stessa stregua del gioco d’azzardo.

Una sorpresa, poi, che ha suscitato un certo malumore in casa Gearbox Software è stata la sostituzione non del tutto inaspettata del doppiatore del personaggio robotico Claptrap, l’attore David Eddings, decisa dal CEO Randy Pitchford alla base della quale ci sarebbero da una parte rilievi sulla performance insoddisfacente del primo e dall’altra questioni inerenti al suo contratto di lavoro con la produzione.

Comunque sia, maggiori informazioni le avremo in occasione dell’E3 2019, il titolo sembra avere tutte le prerogative per soddisfare il pubblico più esigente con almeno 30 ore di divertimento e di forti emozioni.

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