Resident Evil VII biohazard – Recensione

Presentato all’E3 2016, Resident Evil VII è il nuovo capitolo della famosa saga del terrore firmata Capcom.Fin dai primi trailer ha attirato l’attenzione della critica, dovuto sia ad un cambiamento importante all’interno delle meccaniche di gioco (passare dalla terza persona alla prima) sia perché si ispira notevolmente al teaser realizzato da Kojima e Konami, P.T., […]

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Presentato all’E3 2016, Resident Evil VII è il nuovo capitolo della famosa saga del terrore firmata Capcom.
Fin dai primi trailer ha attirato l’attenzione della critica, dovuto sia ad un cambiamento importante all’interno delle meccaniche di gioco (passare dalla terza persona alla prima) sia perché si ispira notevolmente al teaser realizzato da Kojima e Konami, P.T., che doveva essere un preludio al nuovo Silent Hills, successivamente cancellato dalla casa giapponese.
Questo cambiamento stilistico ha fatto storcere il naso soprattutto ai fan della serie, pensando che questo avesse snaturato la serie. Ma dopo averlo giocato, possiamo anticiparvi che questo nuovo Resident Evil riesce a creare quelle atmosfere di suspanse e terrore degne dei primi capitoli.

 "Welcome to the family, son"

Resident Evil VII è slegato dai capitoli precedenti. Non prenderemo il controllo di Chris Redfield, Jill Valentine, Leon Kennedy o di altri agenti conosciuti nei vecchi titoli, ma assumeremo i panni di Eathan Winters, un uomo comune, che fin dalle prime battute del gioco si trova a convivere con la “probabile” scomparsa della moglie Mia.
Ma accade qualcosa di inaspettato, dopo ben 3 anni Eathan ricevere un messaggio da parte di sua moglie, dove lo informa che è ancora viva e si trova a Dulvey in Louisiana.
Da qui comincia la nostra avventura e quella del protagonista.

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Alla ricezione del messaggio, ci dirigiamo nel luogo indicatoci nella lettera. Ci ritroviamo d’avanti ad una villa desolata e malmessa, di proprietà della famiglia Baker.
Una volta entrati nell’abitazione, difficilmente riusciremo ad uscire.
Giunti all’interno ci vengono presentati altri personaggi, con i quali avremo a che fare per tutto il resto della storia. Trattasi dei membri della famiglia Baker: il capo famiglia Jack, sua moglie Marguerite, il figlio Lucas e la nonnina (ferma su una sedia a rotelle, che si limita a fissare senza mai dire una parola).
Il nostro obiettivo sarà quello di liberarci della presenza dell’inquietante famiglia, per cercare indisturbati nostra moglie.

Ritorno alle origini

Anche se a primo impatto il gioco appare differente dai capitoli precedenti, data la presenza di un “allegra” famigliola di campagna, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio Resident Evil. Il clima di terrore e angoscia non si respira solo grazie alle ambientazioni, cupe e malsane, ma è dovuto soprattutto alla caratterizzazione dei vari membri del nucleo familiare.
Ovviamente non ci ritroveremo a scontrarci solamente con i Baker, ma durante la perlustrazione delle varie zone della casa, ci imbatteremo nei Micomorfi. Si tratta di creature dalle sembianze umanoidi prive di organi e di colore completamente nero.
Questi ci verranno presentati sotto tre diverse tipologie:
la prima dalle sembianze umane, che predilige l’attacco ravvicinato;
la seconda dall’aspetto animalesco, presenta dei movimenti rapidi e di conseguenza è difficile da individuare e colpire;
mentre l’ultima tipologia è più possente rispetto alle altre due, caratterizzato da movimenti più lenti, prediligendo lo scontro a distanza (vomitando liquame) e parecchio resistente ai colpi.

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Tanta tensione

Il gioco si mostra come un vero e proprio survival horror. Non avremo la possibilità di portarci dietro tutto ciò che troveremo in giro, ma dovremo vedercela con la capienza del nostro inventario. Inizialmente Eathan sarà armato di un semplice coltello, ma proseguendo riusciremo ad ottenere diverse armi, dalla pistola fino ad arrivare al lanciafiamme. Ovviamente lo spazio occupato dalle armi, all’interno dello zaino, sarà differente a seconda della pesantezza di quest’ultime.
In pieno stile survival, il crafting è molto importante. Potremo combinare diversi oggetti tra di loro, dalla polvere da sparo alle erbe medicinali con determinati fluidi, per creare non solo munizioni aggiuntive ma anche farmaci in grado di aumentare la salute del protagonista. Ma attenzione, i liquidi presenti nel gioco per la creazione sia di munizioni che di medicine sono i medesimi, quindi bisogna decidere attentamente come utilizzarli.
Le armi possono essere ottenute in diversi modi: perlustrando gli ambienti, risolvendo determinati enigmi, oppure acquistandole all’interno delle roulotte attraverso l’utilizzo delle monete che troveremo sparse nel gioco.

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Le fasi di gioco si alternano in maniera abbastanza ottimale, coinvolgendo appieno l’utente. Si passa da attimi dove dovremo esplorare determinate zone, ad altre dove bisogna invece prendere la pistola e vedersela con i vari nemici che ci ritroveremo di fronte, per poi metterla ancora una volta da parte facendo lavorare il cervello attraverso la risoluzione di enigmi.

Muovendoci liberamente all’interno degli ambienti di gioco potremo trovare anche delle videocassette, utili non solo per la risoluzione di determinati enigmi, ma anche per acquisire maggiori informazioni sulla famiglia Baker e sul loro modus operandi.

Il clima di disagio e terrore non è dovuto solamente alle ambientazioni, ricreato da ambienti lugubri e alquanto raccapriccianti, ma anche dalla presenza di jump scare, non eccessivi e senza interrompere i ritmi del gameplay.
Il pericolo può trovarsi sempre dietro ogni angolo, o meglio, a portata di carrozzina.

Nuova veste grafica

Resident Evil VII sfrutta il nuovo motore grafico “Re Engine”, che ha permesso agli sviluppatori non solo di ridurre notevolmente il tempo richiesto per sviluppare il gioco, soprattutto in fase di testing. Ma in particolar modo per la notevole qualità grafica, difatti il nuovo Re Engine supporta una resa visiva ad alta risoluzione a 60 fps, requisiti richiesti per chi vuole giocare a Resident Evil VII sfruttando il PlayStation VR.
La minuziosità dei dettagli crea un continuo clima di ansia e terrore, non solo all’interno della casa dei Baker, ma in generale nelle diverse ambientazioni che andremo ad esplorare. La nostra resistenza sarà messa continuamente alla prova. In qualsiasi momento potremo vederci sbucare un Micomorfo alle spalle. Dunque, se volte godere di un’esperienza più immersiva, non possiamo che consigliarvi di giocare questo titolo usufruendo del visore di Sony.

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Piccola nota negativa riguarda il comparto grafico del nuovo titolo di Capcom. Anche se la realizzazione è di tutto rispetto, spesso il risultato alla vista non è dei migliori. Alcune texture vengono caricate in ritardo risultando sfocate, mentre altre sono poco dettagliate e“pixelate”. Questi elementi appena analizzati si evidenziano maggiormente se si decide di giocare con il VR, che tende a ridurre parecchio il dettaglio a livello grafico.

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8.5

HyRank

Resident Evil VII biohazard

Inizialmente ero un po’ scettico su questo nuovo titolo di Capcom, ma dopo averlo provato a fondo posso dirvi che l’ho davvero apprezzato. Anche se appare completamente slegato dei titoli precedenti e non viene fatta menzione dei personaggi più famosi della saga, le peculiarità della serie non vengono snaturate. Anzi il passaggio alla visuale in prima persona rende tutto più terrificante e ansiogeno, coinvolgendo pienamente il giocatore in tutte le fasi di gameplay che si alternano in maniera perfetta. Se siete appassionati del genere horror non potete lasciarvi scappare questo titolo. Capcom è riuscita nel suo intento, rilanciare la vecchia saga di Resident Evil.

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