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The Fabelmans, Recensione – Il regalo di Spielberg

di Martina Bellantuono

Pubblicato il 2022-12-24

Il nuovo magico film di Spielberg, The Fabelmans, è una lettera d’amore per il cinema e per la famiglia.

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The Fabelmans, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e vincitore del Premio del Pubblico a Toronto, nonché candidato a cinque Golden Globes, è il nuovo film di Spielberg, uscito nelle sale italiane il 22 dicembre.

Il regista nel corso della sua carriera ha collezionato quattro statuette degli Oscar e ci ha donato capolavori che rappresentano pietre miliari della storia del cinema e che sono tutt’oggi impresse nell’immaginario collettivo (da E.T l’extra-terrestre a Lo squalo, passando per Jurassic Park e Salvate il soldato Ryan). Un regista che nelle sue opere ha raccontato sempre grandi storie riuscendo a trasmettere sentimenti ad un’ampia fetta di pubblico con personaggi iconici e indimenticabili in cui potersi immedesimare, e che adesso torna al cinema per descriverci un’altra grande storia, la sua.

Spielberg stesso, in un colloquio con Martin Scorsese, ha dichiarato di essere molto riservato e di non aver mai reso pubblica la sua vita privata fino ad ora; The Fabelmans nasce come un esercizio di sceneggiatura con l’amico Tony Kusher, che nel corso della pandemia si è trasformato in un progetto cinematografico. Il regista aggiunge di aver mantenuto per lungo tempo un segreto con la madre, che gli ripeteva spesso: “Accidenti Steve, questo sarebbe un film davvero fantastico. Perché non lo fai un giorno o l’altro?”.

Dopo la morte dei genitori le volontà della madre sono state fortunatamente accolte e il risultato è The Fabelmans, l’opera più personale e introspettiva di Spielberg, definita dal regista stesso, in un videomessaggio che precede la proiezione del film, una lettera d’amore per la sua famiglia e per il cinema.

the fabelmans
The Fabelmans

The Fabelmans è una dichiarazione d’amore

Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle) è figlio di una pianista, Mitzi (Michelle Williams) e di un ingegnere elettronico, Burt (Paul Dano), ambedue di origine ebraica. All’età di sei anni, ancora piccolo, è terrorizzato dalle enormi figure proiettate nelle sale cinematografiche, ma viene incoraggiato dai suoi genitori a scoprire le meraviglie della settima arte fino a rimanerne ammaliato. Nel 1952, infatti, si reca per la prima volta al cinema a vedere The Greatest Show on Earth, convinto dalla madre che i film sono sogni che non dimenticherai mai; di lì l’inizio di un amore destinato a durare a lungo, di una magnifica ossessione.

La sequenza del treno che si scontra con l’auto e poi con un altro treno lo ipnotizza. Cerca di ricreare la collisione con un trenino giocattolo, regalo dei genitori per Hanukkah, e la riprende con una videocamera per vedere lo schianto più volte senza rompere il gioco. Questo è per Sammy/Steven l’unico modo per controllare il mondo reale.

Da quel momento una serie di filmini lo accompagnano negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza insieme a genitori e sorelle sui generis, fino alla scoperta di un segreto di famiglia traumatico che segnerà quei faticosi anni vissuti in una Los Angeles edulcorata e antisemita. Un viaggio intimo e delicato accompagnato dal costante “rumore” della pellicola che si srotola e che suona come un’incessante colonna sonora.

The Fabelmans
The Fabelmans

Il metacinema di The Fabelmans

The Fabelmans è un atto d’amore per il cinema, attraverso cui Spielberg ci rivela la sua intima essenza, mettendosi a nudo per parlare di sé sfruttando il suo alter ego Sammy. Una passione interminabile per la celluloide che può essere un’arma a doppio taglio: “l’arte ti darà la gloria, ma ti spezzerà il cuore”, come dice lo zio (Judd Hirsch) a Sammy.

In più c’è l’amichevole lotta con il padre che vorrebbe un futuro più stabile per il figlio e che associa la totale dedizione di Sammy per il cinema al ripugnante termine “hobby”. Nonostante le due ore e mezza, il film scorre in maniera fluida, lasciandoci il sorriso stampato sulle labbra; ci ritroviamo, dunque, ad avere gli stessi occhi lucidi e la stessa gioia intrinseca che vediamo sui volti della famiglia Fabelman e di tutti gli spettatori che osservano a bocca aperta i cortometraggi prodigiosi di Sammy.

La pellicola, infatti, si presta a numerose sequenze metacinematografiche che vedono il protagonista mostrare i suoi primi passi nel mondo del cinema con brevi film come Gun Smog e Escape to Nowhere, nella cui direzione il giovane Sammy mette tutta la propria anima. 

La lezione di Spielberg

Lo sguardo è leitmotiv di The Fabelmans. Tutti guardano i film al cinema oppure i corti di Sammy; Sammy guarda le sue pellicole 8 mm; e noi guardiamo loro guardare. Ma l’importanza dello sguardo emerge nell’insegnamento finale di Spielberg: per rendere una ripresa interessante è opportuno che la linea di orizzonte sia collocata in alto o alla base.

E questa lezione (allerta spoiler) viene dalle bocca del “miglior regista di tutti i tempi”, John Ford, interpretato da un altro grande direttore, David Lynch. Continuo è il citazionismo cinematografico: avevamo osservato Sammy vedere al cinema L’uomo che uccise Liberty Valance di Ford, e adesso ritroviamo il regista stesso.

The Fabelmans
The Fabelmans

Un sogno a occhi aperti

Passando dai film di Sammy a quello di Spielberg, The Fabelmans è impeccabile in ogni reparto tecnico. La sceneggiatura, scritta con il collaboratore Tony Kushner, è al contempo ironica e profonda; la musica è affidata alla grande mente del compositore John Williams (Star Wars, Indiana Jones, Lo squalo).  La fotografia patinata di Kamiński, invece, diventa accecante nelle sequenze in cui appare la luce abbagliante del proiettore. Così anche un film di Spielberg autobiografico diventa magico.

L’intera pellicola è un sogno ad occhi aperti. Proprio quei sogni che spaventavano Sammy si rivelano il posto prediletto in cui rifugiarsi. Il cognome di fantasia “Fabelmans” si rifà probabilmente proprio al mondo delle favole, perché i film sono anche frutto di fantasia e Spielberg, tra extra-terrestri e dinosauri, lo sa bene. Ma questa volta il regista fa cadere il velo dell’immaginazione e si mostra limpidamente.

Grazie al cinema Spielberg è riuscito a superare situazioni difficili e nel cinema ha trovato la sua strada. Il messaggio iniziale del regista è un chiaro invito a ritornare in sala, qualunque sia il film da vedere, perché il cinema ti salva la vita, proprio come l’ha salvata al piccolo Sammy.

95

The Fabelmans è un omaggio di Spielberg al cinema e alla famiglia. Il film, autobiografico e personale, è un magico sogno ad occhi aperti. Tutto, dalla fotografia alla sceneggiatura è perfetto. Il regista ci lascia a bocca aperta con questa nuova grande storia che si traduce in un invito a ritornare nelle sale cinematografiche.

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