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Le Otto Montagne, Recensione – Racconto di un’amicizia inossidabile

di Emidio Sciamanna

Pubblicato il 2022-12-24

Le Otto Montagne, uscito nelle sale italiane a partire dal 22 dicembre 2022, è il nuovo film con protagonisti Luca Marinelli e Alessandro Borghi.

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Secondo un detto nepalese molto antico fare “il giro delle otto montagne” significa girovagare, conoscere il mondo e assaporarlo in ogni sua più piccola e insignificante minuzia, senza fossilizzarsi in un singolo luogo sperando di scorgere tutti i particolari dell’esistenza umana dalla cima di un unico monte.

Le Otto Montagne, distribuito nelle sale italiane da Vision Distribution a partire dal 22 dicembre 2022, è la storia di una profonda amicizia tra due ragazzi, che nasce quasi per necessità in uno sperduto e spopolato paesino delle Alpi, verso la metà degli anni ottanta. Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti -vincitore del Premio Strega nel 2017- il film, diretto dalla coppia belga Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, si è aggiudicato il Premio della Giuria alla 75esima edizione del Festival di Cannes.

le otto montagne
Le otto montagne

Tre periodi di un’esistenza

La vicenda ha inizio nel paesino di Graines (Grana in patois valdostano), dove il piccolo Pietro (interpretato da adulto da Luca Marinelli), che trascorre in solitudine le sue giornate estive lontane dal caos e dalla cupezza cittadina di Torino, fa la conoscenza di Bruno (Alessandro Borghi, sempre da adulto), figlio di allevatori di bestiame. I due, unici ragazzini di un luogo ormai disabitato, instaurano subito un forte legame di amicizia reciproca e di devozione nei confronti della natura che li circonda, lasciando un segno indelebile nella loro infanzia. Purtroppo però gli anni passano e il difficile periodo adolescenziale allontanerà Pietro dal suo amico e dalla montagna, spingendolo verso nuovi stimoli ed esperienze.

Esattamente come nel romanzo, la struttura della narrazione è chiaramente tripartita: l’iniziale e spensierata età infantile, la successiva adolescenza e, infine, il ricongiungimento dei due protagonisti in età adulta. La regia accompagna il passaggio tra le diverse fasi di crescita in modo sfumato, accennato, quasi impercettibile, come se il tempo scorresse parallelamente al racconto verso un’inarrestabile fuga per la libertà. Una libertà concepita in modo differente dai due personaggi principali, costantemente alla ricerca di uno scopo nella vita e in netta contrapposizione con le rispettive famiglie.

Non è un caso se uno dei temi principali de Le Otto Montagne è proprio il difficile rapporto con i genitori, in particolar modo nel legame padre-figlio che accomuna Pietro e Bruno per gran parte della loro vita: il primo si allontana da casa perché non vuole seguire le orme del genitore, per poi scoprire troppo tardi che avrebbe voluto condividere con lui più esperienze; il secondo, di carattere più solitario e con un’attitudine tipicamente montana, rinnega il padre che voleva allontanarlo dalla vita di allevatore e trova proprio nel genitore di Pietro una seconda figura paterna, in grado di nutrire e assecondare la sua passione per le Alpi.

le otto montagne
Le otto montagne

Le Otto Montagne o il “nostro” centro del mondo

Il famoso proverbio nepalese citato all’inizio racconta che ogni uomo può compiere due scelte fondamentali per stabilire il suo modo di vivere: ognuno di noi può decidere se restare al centro del mondo, senza rischiare di perdere contatto con il proprio luogo di appartenenza, oppure “fare il giro delle otto montagne”, esplorando meticolosamente la realtà che ci circonda, apprendere quanto più possibile e, di conseguenza, aprire la mente verso nuove culture e abitudini differenti dalle proprie.

Le scelte dei due protagonisti si dividono, si contrappongono, seguendo precisamente queste due strade. Una vita trascorsa ad inseguire i propri sogni, a desiderare qualcosa di sfuggevole che puntualmente scivola via, che si tratti di viaggiare e conoscere il mondo o di vivere silenziosamente isolati da esso. L’unico punto di ritrovo che ricollega il filo della loro amicizia è la baita costruita nella faticosa e memorabile estate del loro ricongiungimento, quando ogni speranza sembrava ritrovata e il futuro attendeva sospeso l’arrivo del prossimo inverno.

le otto montagne
Le otto montagne

Il ricordo di un’amicizia

Ciò che traspare sin dalle prime battute è il legame indissolubile venutosi a creare tra due persone simili eppure, allo stesso modo, così diverse. Un legame rafforzato dalla singolarità di un ambiente estremamente vivo, sempre presente e, nonostante ciò, mai ridondante o prolisso. Lo sconfinato panorama rievoca a tratti una natura affascinante, inquietante, violenta, che sembra provenire da un dipinto romantico di Caspar David Friedrich.

I ricordi di Pietro, narrati in prima persona, sono enfatizzati da un indovinato utilizzo del formato 4:3 che, combinato con una serie di lunghe e reiterate inquadrature fisse sul paesaggio montano, trasforma lo schermo in una meravigliosa istantanea sulla memoria di un tempo passato.

Poco importa quello che la vita riserverà a Pietro e Bruno: per quanto lontano possano essere l’uno dall’altro, per quanto possano aver compiuto scelte di vita differenti, non esistono pareti rocciose o cime innevate che siano in grado di separare il loro spirito, aggrappato ben saldo alla memoria degli inverni passati e delle primavere spensierate, esattamente come un arbusto inamovibile radicato ai piedi di un gelido ghiacciaio.

8.5

Le Otto Montagne è un efficace racconto di formazione, la cui struttura è sorretta dall'immutabilità dei ricordi e dal forte legame di amicizia che lega indissolubilmente i due protagonisti. Da sottolineare l'ottimo lavoro del consolidato duo Marinelli e Borghi, che conquistano la scena con abile risolutezza, andando a sistemare qualche piccola sbavatura commessa dalle "loro" versioni più giovani nella prima parte del film. A fare da sfondo alla vicenda è ben presente il panorama montano, quasi un personaggio aggiuntivo, esaltato da una fotografia limpida e coinvolgente, che trasforma ogni singola inquadratura in un vero e proprio dipinto. Nonostante la durata considerevole, si tratta di una storia capace di divertire, emozionare e commuovere lo spettatore, accompagnandolo attraverso una vicenda apparentemente comune e, per questo motivo, tremendamente reale.

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