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Cargo di Netflix: hai solo 48 ore di tempo – Recensione

di Raphael Tonchia

Pubblicato il 2021-01-16

Cargo è uno zombie movie post-apocalittico del 2017, diretto da Ben Howling e da Yolanda Ramke, la quale si è occupata anche della sceneggiatura.Basato sull’omonimo cortometraggio (2013) diretto dalla stessa regista, è stato presentato in anteprima all’Adelaide Film Festival nel medesimo anno, per poi essere distribuito 12 mesi dopo sulla piattaforma di Netflix.La Trama (Spoiler):Uno …

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Cargo è uno zombie movie post-apocalittico del 2017, diretto da Ben Howling e da Yolanda Ramke, la quale si è occupata anche della sceneggiatura.
Basato sull’omonimo cortometraggio (2013) diretto dalla stessa regista, è stato presentato in anteprima all’Adelaide Film Festival nel medesimo anno, per poi essere distribuito 12 mesi dopo sulla piattaforma di Netflix.

Cargo è il primo lungometraggio australiano, inteso come prodotto originale di Netflix, a essere esportato in tutto il mondo.
La realizzazione delle riprese ha incontrato non poche difficoltà a livello di cataclismi naturali come piogge incessanti e inondazioni, riuscendo comunque a produrre un piccolo capolavoro.

Il protagonista di Cargo, disponibile su Netflix.
Martin Freeman e Susie Porter (Cargo, 2017)

La Trama (Spoiler):

All’inizio si fa la conoscenza di una dolce famiglia composta da Andy e Kay, marito e moglie, e dalla piccola figlia di due anni Rosie.
In un’Australia post-apocalittica in cui è esplosa un’epidemia di strani zombie, i tre sono costretti a vivere su una barca in mezzo a un fiume per evitare qualsiasi contatto con gli infetti.

Un giorno la madre viene accidentalmente morsa da uno zombie, costringendo la famiglia a una corsa contro il tempo per decidere sul da farsi, tenendo in considerazione il futuro della piccola.
Ebbene sì, una volta morsi, restano 48 ore prima di trasformarsi in un morto vivente.

Uno zombie movie senza troppi zombie

Ingaggiati i registi da Kristina Ceyon, già produttrice di Babadook (approfondimento qui) del 2014, Howling e Ramke portano in scena un numero esiguo di creature, dando ampio spazio invece alla psicologia e al vissuto del principale personaggio di Andy, interpretato in maniera impeccabile dal noto Martin Freeman (Trilogia de Lo Hobbit, Guida galattica per autostoppisti, Ghost Stories, Sherlock).

Ricordando i mostri di Romero per le movenze particolarmente lente, gli zombie di Cargo non spaventano più di tanto lo spettatore, ma riescono comunque a creare un senso di disagio e di disgusto in chi li guarda.
Volendo puntare appunto più sugli aspetti legati al virus rispetto a quelli horror, le creature appaiono cieche con una strana sostanza giallognola e cremosa nella zona degli occhi e della bocca.

Cargo (2017)

Alcuni di essi addirittura si trovano in una specie di letargo con la testa sotto la sabbia o ammassati al buio in una galleria, quasi senza accorgersi della carne fresca che gli sta ad un passo.
Ma è tutto nella norma poiché Cargo, non concedendo spazio a scene particolarmente splatter e violente, vuole offrire un lento senso di drammaticità che pervade l’intera pellicola dall’inizio alla fine, riuscendo anche in più di un’occasione a far commuovere lo spettatore.

Non si sa nulla sulle origini di questa terribile pandemia.
L’unica informazione a disposizione riguarda il fatto che, una volta morsi, si hanno a disposizione 48 ore prima di trasformarsi inesorabilmente in uno zombie.
L’aspetto più originale di Cargo coincide proprio con questo elemento, in quanto prepara il protagonista a un lungo, e al tempo stesso troppo corto, viaggio su come progettare il futuro della figlia, sapendo che il suo destino è ormai segnato e tenendo conto che si trovano immersi in un contesto post-apocalittico, popolato da orribili mostri.

Le relazioni familiari in Cargo

Eliminata qualsiasi critica sociale di romeriana memoria, Cargo vuole essere un tripudio di emozioni positive e al tempo stesso negative, regalando momenti sia molto tristi sia di sollievo.
Per fare ciò, i registi mettono in scena la famiglia come punto cardine dell’intera pellicola.

In primo luogo si fa la conoscenza di Andy, di sua moglie e della loro bambina. La madre, morsa in precedenza e divenuta a sua stessa volta uno zombie, morde il marito, condannandolo alla trasformazione ma soprattutto a cercare una soluzione per la piccola Rosie.
Il film rappresenta tutta la forza, la determinazione e la tenacia di un padre che farebbe qualsiasi cosa pur salvare e offrire un futuro degno alla propria figlia. Il tutto messo in scena magistralmente da Martin Freeman con cui è impossibile non empatizzare.

In secondo luogo, si incontra Thoomi, una bambina aborigena che, essendo scappata dalla sua famiglia e cercando comunque di farvi ritorno, cerca di addomesticare il padre divenuto a sua volta un morto vivente.
Il destino porterà Andy e Thoomi a collaborare assieme per resistere alla minaccia pandemica per soddisfare le proprie necessità.

Il concetto di nucleo familiare, di accettazione e di sacrificio fanno da cornice all’incontro e al viaggio che i due assieme affronteranno.
Inoltre, è presente un’altra famiglia il cui padre, morso a sua volta, decide di sparare alla moglie e ai due piccoli figli fino ad arrivare poi a commettere un suicidio.

Martin Freeman e Simone Landers (Cargo, 2017)

Nonostante alcuni salti temporali di alcune scene poco convincenti, Cargo si esprime egregiamente attraverso una fotografia precisa per quanto riguarda gli aspetti più rurali e pericolosi dell’entroterra australiano.
Attraverso numerosi campi lunghi, si passa da colori vicino al grigio di inizio film (soprattutto quando la famiglia si trova a navigare sul fiume) a tonalità sicuramente più calde e aride durante l’intero viaggio e verso la fine.

Oltre a volere essere una pellicola originale nel panorama zombie, ambizione assai ardua, Cargo è un lungometraggio assolutamente non banale se si pensa appunto ai luoghi in cui avvengono gli eventi: terre rosse, infinite e desertiche di un’Australia difficile da trovare in altre opere, soprattutto per lo spettatore occidentale.
Da vedere assolutamente qualora si sia alla ricerca di uno zombie movie diverso dal solito.

Cargo lo potete trovare in streaming su Netflix.

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I Consigli della Redazione:

  • Contagius – Epidemia Mortale (2015)
  • #Alive (2020)
  • The Road (2009)

Il Trailer di Cargo:

Cargo

8

Difficilmente si può dire che Cargo sia un horror, quanto piuttosto un thriller. Meglio ancora, questa pellicola utilizza alcuni espedienti horror e thriller per mettere in scena un film drammatico in cui vengono trattati argomenti delicati come il sacrificio e l'accettazione di doversi staccare dalle persone che si ama. Pur non inventando nulla di nuovo, Cargo riesce a destreggiarsi nel fango odierno di zombie movie grazie a due aspetti davvero originali: l'infezione immediata del protagonista, che lo condanna fin da subito a una fine certa, e l'ambientazione in Australia, un luogo del tutto inesplorato se si pensa ai diversi film sui morti viventi. Grazie alla prova attoriale magistrale di Martin Freeman, lo spettatore non potrà che immedesimarsi totalmente con il padre di famiglia, non riuscendo a trattenere qualche lacrima verso la fine, anche se scontata, della pellicola.

  • Ribalta il genere horror movie già all'inizio infettando il protagonista
  • La psicologia di ogni personaggio è approfondita discretamente
  • Le riprese dell'entroterra australiano spettacolari
  • Una prova attoriale di Martin Freeman commovente e incisiva
  • Alcuni salti temporali non convincenti
  • Alcune scene si risolvono troppo di fretta vedendo l'intero ritmo del film

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