Broken Rage, Recensione: Takeshi Kitano sfotte tutto, anche sé stesso
Takeshi Kitano torna a Venezia con Broken Rage, un film di un’ora che sovvertirà ogni vostra aspettativa.
Takeshi Kitano, uno dei più acclamati e poliedrici autori del cinema giapponese contemporaneo, torna alla Mostra del Cinema di Venezia con Broken Rage. Maestro nel mescolare violenza e poesia, Kitano ha saputo, nel corso della sua carriera, costruire un'estetica inconfondibile che fonde l'umorismo tagliente con un'intensa introspezione.
Takeshi Kitano è stato più volte al Festival di Venezia e la sua presenza è stata molto significativa sia per la sua fama a livello mondiale che per il Festival in sé. Il momento più importante è stato nel 1997, quando ha vinto il Leone d'Oro per il miglior film con Hana-bi (conosciuto anche come Fireworks), ma è stato ospite anche in altre occasioni con film come Zatoichi (2003), con cui ha vinto il Leone d'Argento.
Con Broken Rage, il regista giapponese sperimenta con il metacinema, portando al Lido un lungometraggio di circa 1 ora formato da due simil cortometraggi, dove il secondo è la parodia in chiave comica del primo. Missione compiuta.
Broken Rage: di cosa parla l’ultima opera di Takeshi Kitano
Broken Rage si apre con una prima metà più seria e drammatica, dominata da una violenza crescente nei labirintici e pericolosi bassifondi della criminalità organizzata giapponese. Protagonista di questa parte è Mr. Topo, un sicario solitario, freddo e calcolatore, che si ritrova a destreggiarsi tra la polizia e la yakuza per evitare la morte.
Nella seconda metà del film, la medesima trama si trasforma in una sorprendente commedia. Qui, la storia del sicario viene riproposta in chiave satirica, in una parodia esilarante che ripercorre scena per scena gli eventi della prima parte, ma capovolgendone i toni e le intenzioni. Le situazioni drammatiche si tramutano in gag assurde e momenti comici, con personaggi e dialoghi caricaturali che ribaltano completamente la serietà iniziale. La violenza si trasforma in slapstick e il dramma diventa commedia.
Broken Rage è l’esperienza migliore di Venezia 81
Per parlare di Broken Rage occorre menzionare il termine esperienza. Diversamente da quanto accaduto con ogni altra proiezione e dalla riuscita dei film, nessuna sala aveva mai reagito così fin qui. Le risate all’unisono degli spettatori hanno dato vita ad un evento vero e proprio, che trascende lo schermo e il più semplice piacere o non piacere di un’opera, con un coinvolgimento a catena corale ed inevitabile.
La seconda parte, la più comica ed irriverente, funziona perfettamente. Tra citazioni, metacinema e stravolgimento di ogni schema esistente, lo spettatore non può far a meno di ridere e di lasciarsi andare ad un'ironia che sa di vecchi fasti e di slapstick nuda e cruda. La prima parte invece, seppur buona, avrebbe potuto sfruttare di più il lato drammatico del progetto, creando una maggiore differenza con il seguito e quindi allargando ancora di più la forbice che li divide. Questo avrebbe portato nello spettatore una ancora maggiore sorpresa, lasciandolo in balia di un’opera folle.
Lui, Takeshi Kitano, il maestro di un genere dove la violenza delle Yakuza diventa centrale per mostrare cosa l'umanità non è, si mette in gioco e ridicolizza anche il filone cinematografico che lo ha reso famoso nel mondo, confermando l'autoironia che da sempre lo contraddistingue. Cosa ci può essere di più divertente? Il regista giapponese, però, non ne ha per nessuno e prende in giro tutto, il cinema, il suo momento attuale, tra il bisogno di minuti a schermo ed il bisogno di esplosioni, ed ogni schema che ci ha portato a vivere il cinema così per com'è adesso.
In un cinema in cui sono sempre di più i film dalla lunga durata, l’ora di Broken Rage è un toccasana. Grazie ad un ritmo serrato e senza fronzoli, il film scorre liscio e le sequenze “raddoppiate” non pesano minimamente. Grande merito della riuscita di questo esperimento è anche del cast, formato da Tadanobu Asano, Nao Ohmori e, come spesso accade nei suoi film, Takeshi Kitano in persona. La chimica tra i tre è evidente e le loro risate sembrano spontanee tanto quanto quelle degli spettatori in sala, con cui creano un rapporto che buca lo schermo.
Voto:
8
Broken Rage
Per parlare di Broken Rage occorre menzionare il termine esperienza. Le risate all’unisono degli spettatori hanno dato vita ad un evento vero e proprio, che trascende lo schermo e il più semplice piacere o non piacere di un’opera, con un coinvolgimento a catena corale ed inevitabile. La seconda parte, la più comica ed irriverente, funziona perfettamente. La prima parte invece, seppur buona, avrebbe potuto sfruttare di più il lato drammatico del progetto. Grazie ad un ritmo serrato e senza fronzoli, il film scorre liscio e le sequenze “raddoppiate” non pesano minimamente. Grande merito della riuscita di questo esperimento è anche del cast, formato da Tadanobu Asano, Nao Ohmori e, come spesso accade nei suoi film, Takeshi Kitano in persona.
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