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Il colore viola, Recensione: un musical che emoziona

di Eleonora Matta

Pubblicato il 2024-02-08

Il colore viola torna oggi nelle sale italiane con un remake che speriamo possa emozionare il pubblico tanto quanto noi.

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Il colore viola sta per tornare nelle sale italiane. Il romanzo premio Pulizer di Alice Walker aveva già avuto un adattamento cinematografico nel 1985. L’opera era stata diretta da Steven Spielberg e aveva tra i protagonisti Whoopi Goldberg e Oprah Winfrey. A distanza di qualche decennio, nel 2018, Warner Bros ha annunciato un nuovo adattamento cinematografico, basato sul musical andato in scena dal 2005. Nonostante il film sia stato diretto da Blitz Bazawule, e abbia un cast totalmente diverso da quello degli anni ottanta, Spielberg e Oprah non potevano non prendere parte al progetto. Il regista e l’attrice infatti hanno prodotto la pellicola.

I remake non vengono spesso apprezzati. Quando si tratta di film che hanno colpito così tanto il cuore del pubblico, è difficile creare un prodotto che, non essendo totalmente la copia dell’altro, riesca a conquistare gli spettatori. Questo adattamento sarà riuscito a soddisfare le aspettative?

La trama de Il colore viola

il colore viola

1909 Georgia, Celine e Nettie sono due giovani afroamericane orfane di madre. Vivono e lavorano con il padre, Alfonso, un uomo scorbutico e violento, che ha più volte abusato della figlia Celine, tanto da farle concepire due bambini. Dopo la nascita del secondo figlio, Alfonso porta via il bambino dalle braccia della povera Celine, e la costringe a sposarsi con “Mister” Johnson. A questo punto Alfonso prova a sfogare la sua violenza su Nettie, che però scappa e cerca rifugio nella nuova casa della sorella.

“Mister” però non è diverso da Alfonso e non lascia passare tanto tempo prima di provare ad avere rapporti sessuali non consensuali con la povera Nettie. La ragazza si ribella, e per questo viene cacciata da “Mister”.

Anni dopo Celine è ancora sposata con “Mister”, che continua a essere violento con lei psicologicamente e fisicamente, e nasconde tutte le lettere che Nettie manda alla sorella. Le due sorelle perdono totalmente i contatti.

La storia di Celine prosegue, la donna ha bisogno di imparare a ribellarsi e ritrovare la luce nel mondo.

Un musical emozionante

il colore viola

La prima metà del film è emozionante. Le canzoni sono coinvolgenti e riescono a portare lo spettatore nel contesto di una comunità ricca di gioia, nonostante la protagonista viva una vita estremamente triste e dolorosa. Il suo dolore viene mostrato ed esplorato ampiamente. Lo spettatore viene messo davanti a delle condizioni di violenza inaccettabili, dalle quali la protagonista non riesce a liberarsi.

Il personaggio di Sofia è, insieme a Shung Avery, un tassello fondamentale per la crescita di Celine. È evidente l’invidia che la protagonista prova per Sofia, una donna emancipata. Una donna che, alla prima avvisaglia di violenza, trova la forza di alzare i tacchi e cambiare strada. Sofia è forte, ma essere come lei non è facile.

Non si può non empatizzare con Celine e tutte le altre splendide donne di questo film. Un risultato raggiunto anche grazie alla sceneggiatura, che partiva da una base eccellente per quanto riguarda il romanzo, ma anche della regia.

Stessa storia, luce diversa

il colore viola

Questo film ha una luce diversa da quello del 1985, Steven Spielberg è indubbiamente uno dei registi migliori della storia del cinema contemporaneo, perciò il film da lui realizzato è indubbiamente bello.

Blitz Bazawule però riesce a far splendere queste donne e così tutto il film. I colori sono vividi, le inquadrature sempre azzeccate e il montaggio è incalzante. I momenti estremamente drammatici vengono spezzati da scene divertenti. Perciò il film non acquisisce mai un tono pesante, nonostante tratti di violenza.

La parte migliore dell’opera è sicuramente la componente musicale. Le canzoni riescono a conquistare il cuore dello spettatore e fanno emozionare anche i più forti. I pezzi completano i dialoghi nel migliore dei modi. Sicuramente le sue capacità da cantautore e produttore discografico sono servite in questo film. Come già detto, i momenti musicali sono una gioia per gli occhi e, ovviamente, per le orecchie.

Un aspetto negativo sta invece nella parte finale. Celine e soprattutto “Mister” cambiano in pochissimo tempo, e non riusciamo ad assistere e comprendere a piano questo cambiamento. Dopo tutto il dolore causato da “Mister”, sarebbe stato necessario dedicare più tempo alla riconciliazione tra i due. La parte iniziale è molto lenta e da quindi il tempo necessario a comprendere a pieno i vari personaggi, cosa che si e persa con il passare dei minuti.

Un cast eccezionale

Il cast di questo film è ottimo, non c’è nessun attore di cui ci si possa lamentare. Partendo dai piccoli ruoli come quello di Helle Bailey, Nettie da giovane, fino ad arrivare alla protagonista, Fantasia Barrino, una dolcissima Celine. Danielle Brooks, che interpreta Sofia, è forse colei che spicca maggiormente. Il suo ruolo ha una crescita importante, un carattere forte, e quindi viene mostrata con più sfaccettature. Vediamo una donna forte e emancipata, per la maggior parte del suo screen time. Nella seconda metà della pellicola la ritroviamo fragile e quasi svuotata, anche se per poco tempo. Sulla scia delle donne forti ma allo stesso fragili troviamo anche Shung Avery, interpretata dalla splendida Taraji P. Henson.

Ciò che accomuna queste donne è il talento nel canto. Voci piene, calde, che interpretano al meglio le canzoni. Il colore viola è un film che merita di essere visto al cinema, così da godere a pieno di queste splendide voci.

8
Il colore viola è un film che emoziona, ma riesce anche a riempire il cuore degli spettatori di gioia. Per quanto tratti di argomenti molto delicati e infelici, quali la violenza fisica e psicologica, riesce, anche grazie a dei piccolissimi momenti comici, a non risultare pesante. Regia, cast e musiche, lo rendono un film estremamente piacevole da seguire.

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