Beetlejuice Beetlejuice, Recensione: Tim Burton divide, ma torna in sé

Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton apre la Mostra del Cinema di Venezia, ma ha già separato pubblico e critica. Ecco cosa ne pensiamo noi.

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Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton, film sequel del cult Beetlejuice del 1988 che ha dato rilievo al regista nel panorama cinematografico mondiale e che ha influenzato e appassionato intere generazioni, ha aperto l'81ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia in anteprima fuori concorso il 28 agosto.

Nel cast di Beetlejuice Beetlejuice troviamo Micheal Keaton, Winona Ryder e Catherine O'Hara direttamente dal film originario, a cui si aggiungono Willem Dafoe, Jenna Ortega, Justin Theroux, Arthur Conti e Monica Bellucci.

La trama del film si sviluppa trentasei anni dopo gli eventi del primo film, quando la famiglia Deetz torna a casa a Winter River dopo l'inaspettata morte di Charles Deetz. La vita di Lydia (Winona Ryder), madre di un'adolescente ribelle Astrid (Jenna Ortega) che non crede al suo potere di parlare con i fantasmi, viene sconvolta ancora una volta dalla presenza di Beetljuice (nel frattempo perseguitato da una sua vecchia fiamma interpretata da Monica Bellucci), che viene accidentalmente evocato scatenando una serie caotici e nefasti eventi.

Beetlejuice Beetlejuice: un sequel divertente, ma traballante

Eccentrico, scanzonato, fuori dalle righe e macabro come prerogativa assoluta. È così che torna Tim Burton, riportando sullo schermo l'iconico bio esorcista interpretato da Michael Keaton.

Keaton, con la sua interpretazione dopo oltre trent'anni dal primo capitolo, convince e diverte nuovamente, trascinandoci assieme agli altri personaggi, vecchie glorie e nuove leve, in un vortice di follia al limite del grottesco.

I sequel, però, sono spesso un'arma a doppio taglio, soprattutto se si va a toccare un film così rilevante nella cultura pop. Quella di Tim Burton è una formula ritrovata, uno stile che riprende i suoi inizi, condito anche di molti elementi che solo un regista di genere (un genere che in realtà è tutto suo) e con una lunga carriera alle spalle di successi e alcuni insuccessi avrebbe saputo inserire.

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Beetlejuice Beetlejuice è un ritorno alle origini, al cinema che ha consacrato Burton ed è evidente che si sia divertito a girarlo, così come il pubblico (o almeno una fetta di esso) si divertirà a guardarlo, ma non è privo di difetti.

La regia è molto dinamica, le ambientazioni immersive e la fotografia ci riportano in un mondo a metà tra il sogno e l'incubo, nonostante l'inserimento di scene quasi splatter. Il grande difetto della pellicola però si ritrova facilmente nella sceneggiatura: non tutti i film nascono con uno storia predisposta a svilupparsi e congeniale ad un sequel e questo è uno di quei casi.

Se tutto quello che Burton e il cast ci mettono sul piatto diverte e coinvolge, di certo non è grazie alla storia, ma principalmente alla messa in scena e al carisma degli attori. La trama è spicciola e si riduce ad un cliché madre e figlia che, anche se carino, è il solito espediente per dare continuità. Le nuove storyline inserite sono simpatiche e Willem Dafoe, Jenna Ortega e Justin Theroux sono protagonisti di siparietti divertenti, ma sostanzialmente inutili in una narrazione che si perde, si ritrova, gioca e confonde lo spettatore.

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Va detto, inoltre, che l'inserimento di alcuni personaggi, in particolare quello della Bellucci, risultano piuttosto forzati e alcune scene d'animazione inserite stonano un po' troppo, ma nel complesso parliamo di un film divertente, ricco anche di citazioni e autocitazioni.

Beetlejuice Beetlejuice funziona nonostante tutto e questo è dovuto soprattutto a Tim Burton, Micheal Keaton e al ritmo che, grazie anche ai momenti musicali (bellissimo in particolare quello finale del matrimonio) diretti abilmente, i quali aiutano a non fa perdere mai il dinamismo del film.

Tim Burton omaggia il cinema horror italiano e Mario Bava

Tim Burton, con Beetlejuice Beetlejuice, ci regala ance un appassionato omaggio al cinema italiano, in particolare al maestro dell'horror gotico, Mario Bava. Non si tratta solo di un semplice riferimento, ma di un vero e proprio tributo inserito nel cuore stesso del film, sia nella narrazione che nello stile visivo.

Burton, da sempre ammiratore dei maestri dell'horror italiano come Bava e Dario Argento, ha riversato in questo nuovo capitolo della saga di Beetlejuice tutto il suo amore per il genere. Il risultato è un film costellato di citazioni e riferimenti che faranno la gioia degli appassionati.

L'omaggio più evidente è la lunga sequenza in italiano, dove lo stesso Beetlejuice parla la nostra lingua. Una scelta che non è casuale, ma nasce dalla volontà di Burton di creare un'esperienza cinematografica che fosse un vero e proprio omaggio. Come ha dichiarato il regista, è come se avesse realizzato un film italiano, pur mantenendo il suo stile inconfondibile.

L'influenza di Mario Bava si respira nell'atmosfera gotica, nell'ambientazione, nei colori, nella luce e nelle ombre che creano un'atmosfera dark e suggestiva, tipica dei film di Bava, ma anche nei personaggi, come Beetlejuice stesso.

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Beetlejuice Beetlejuice è quindi un ponte tra due mondi: quello di Tim Burton, con la sua visionarietà e il suo stile inconfondibile, e quello della tradizione dell'horror italiano, con la sua capacità di creare atmosfere uniche. Un connubio che ha dato vita a un film che è al tempo stesso un'immersione nel passato, ma anche un'opera originale e contemporanea dal punto di vista visivo e della struttura.

Inserire elementi riferiti all'horror italiano è un segno importante, che dimostra come l'influenza del nostro cinema possa ancora oggi ispirare grandi registi internazionali.

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6.8

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Beetlejuice Beetlejuice

Beetlejuice Beetlejuice è un sequel che coinvolge e diverte, Burton è tornato alle sue origini e ha saputo far divertire lo spettatore grazie alla sua tipica e macabra estetica. Certo, la pellicola non è perfetta, ci sono dei grossi problemi nella trama e nella sceneggiatura che spesso barcolla anche a causa dell'inserimento di storyline un po' banali e approssimative ma c'è passione un omaggio al cinema horror italiano evidente che rende bene l'idea di ciò che piace davvero al regista che sicuramente si è divertito a girare questo film così come una buona fetta di spettatori si divertirà a guardarlo.

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