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Darren Aronofsky: i 3 migliori film del regista

di Sara Pavia

Pubblicato il 2023-02-26

The Whale, il nuovo film di Darren Aronofsky, è disponibile nelle sale e noi ne approfittiamo per ripercorrere con voi le sue tre migliori opere.

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Darren Aronofsky è uno dei registi più criptici degli ultimi vent’anni. Non sempre apprezzato dalla critica, il suo stile registico con montaggi frammentati, primi piani e riprese claustrofobiche è però riuscito a conquistare una gran fetta di pubblico.

Non solo regista, ma spesso anche sceneggiatore dei suoi lavori, Aronofsky si contraddistingue per i suoi temi forti e crudi, che spesso parlano di ossessioni e dipendenze, sensazioni che ci regala con ambientazioni buie e chiuse e con una fotografia che sembra personificare uno dei personaggi chiave per la story line. I personaggi riescono ad assumere connotati spaventosi, trascinandoci in un vortice oscuro.

Uscito lo scorso 23 Febbraio il suo ultimo film, The Whale, rivediamo insieme quali sono i film che consideriamo essere i suoi tre migliori.

3. The Whale

darren aronofsky the whale
Brendan Fraser in una scena del film

The Whale è l’ultimo film di Darren Aronofsky uscito lo scorso 23 Febbraio in Italia e che ha portato il protagonista, Brendan Fraser, alla candidatura per la statuetta d’oro come Migliore Attore Protagonista per gli Oscar 2023. Il film ci racconta la straziante storia di Charlie, brillante insegnante di Inglese online, recluso in casa a causa della sua obesità, dell’impossibilità a muoversi liberamente e della vergogna nei confronti della sua apparenza.

Il film è girato in toto nella piccola casa di Charlie, in Idaho, dalla quale non ha bisogno di uscire. Le tende sempre chiuse e con poche luci ad illuminarne i contorni, la casa diventa ambientazione perfetta e specchio dello stato d’animo del personaggio. Determinato a recuperare il rapporto con la figlia, Charlie riceve poche visite, la maggior parte delle quali sono da parte della sua cara amica, e infermiera, Liz, che lo aiuta speranzosa con attrezzature mediche e con le spese necessarie.

The Whale è un viaggio buio attraverso le difficoltà fisiche di una persona malata e del tentativo di affrontare tutti gli ostacoli psicologici che sono stati trascinati da lungo tempo. L’interpretazione di Brendan Fraser è stupefacente, riesce a toccare corde profonde, unendo con un solo sguardo una moltitudine di emozioni difficile da interpretare.

2. Mother!

Jennifer Lawrence in una scena di Mother!

Mother! è il penultimo film di Aronofsky, uscito nel 2017 e con protagonisti Jennifer Lawrence e Javier Bardem. Purtroppo non apprezzato dalla critica, Mother! è un intenso, crudo e spaventoso viaggio metaforico usato come riflessione critica sulla società, attraverso lo scontro di umanità, religione e natura.

La storia è difficile da riassumere in quanto ampia e aperta a moltissime interpretazioni, ma possiamo dire che ci mostra una coppia, Lui e La madre (nomi dei protagonisti già indicativi dell’impronta metaforica del film), novelli sposi che finalmente si trasferiscono nella nuova e pacifica casa di campagna. La donna vorrebbe apportare alcune modifiche alla casa, per abbellirla e per renderla più accogliente, ma l’entrata in scena di due sconosciuti, Uomo e Donna, rovina gli equilibri portando a conseguenze tragiche.

Mother! è una totale allegoria nella quale possiamo assistere alla creazione del mondo, sia sotto l’aspetto scientifico che religioso, con Dio e Madre natura che cercano di prendersi cura della loro casa, la Terra, ma l’arrivo delle persone con la loro cattiveria e la loro mancanza di rispetto, trasforma la casa in un incubo, tutto cade in rovina. Un viaggio che ci porta a riflettere sulla condizione della società attuale, tra guerre, cambiamento climatico, discriminazioni e quant’altro, tutti elementi che vengono rappresentati sotto forma di angoscia e incubo.

1. Requiem for a dream

Jared Leto e Jennifer Connelly in una scena del film

Requiem for a dream è il secondo film del regista, datato 2000, che lo ha sicuramente portato alla notorietà. La pellicola conteneva già tutti i tratti distinguibili dell’autorialità registica di Aronofsky, la dipendenza, l’ossessione, il montaggio frammentato e veloce, le immagini sdoppiate e la caduta incessante dell’essere umano.

La storia si sviluppa in tre capitoli, nominati come le diverse stagioni a eccezione della Primavera, in quanto essa simboleggia rinascita e positività, dichiarando cosí implicitamente il fallimento dell’essere umano. Requiem for a dream orbita intorno alla storia di Sara, interpretata da Ellen Burstyn, ossessionata dal suo programma tv preferito, suo figlio Harry (Jared Leto) che è un tossicodipendente in costante ricerca di eroina, la sua ragazza Marion e il suo amico Tyler.

La suddivisione in stagioni rappresenta proprio le diverse fasi della mente umana, di come si tenda ad aggrapparsi ai sogni in modo ossessivo per colmare mancanze a livello affettivo, di come le dipendenze non si nascondono solamente in sostanze ma anche in qualsiasi cosa che sia in grado di farci sperare in un futuro migliore. Le riprese dei primi piani a grandangolo ci restituiscono chiaramente l’idea di oppressione e di mancanze di vie d’uscita. Con Requiem for a dream Aronofsky ha sicuramente impostato le basi di quello che sarà poi il filone della sua cinematografia.

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