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Tutta la bellezza e il dolore, Recensione – La forma pura della ribellione

di Sara Pavia

Pubblicato il 2023-02-15

Ecco la nostra recensione del potente documentario candidato agli Oscar 2023, Tutta la bellezza e il dolore.

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Tutta la bellezza e il dolore (titolo originale All the beauty and the bloodshed) è il nuovo documentario della famosa regista Laura Poitras, vincitrice dell’Oscar nel 2015 per Citizenfour, ultimo capitolo della trilogia documentaristica e nominata anche quest’anno agli Oscar 2023 per la categoria Migliore Documentario.

Laura Poitras è avvezza alle candidature per diversi Festival e ricorrenze, documentarista che si impegna soprattutto in ambito socio politico, raccontando storie che toccano temi di attualità e di denuncia contro le ingiustizie. Anche con Tutta la bellezza e il dolore, Laura riesce a toccare un’infinità di argomenti scottanti, portando avanti un’aspra critica alla società americana e tutte le due incoerenze.

Tutta la bellezza e il dolore

Due storie che si intrecciano

Tutta la bellezza e il dolore racconta la grande storia della fotografa Nan Goldin, intrecciando la sua vita personale, strettamente legata alla sua carriera artistica, e quella più recente di attivista contro la casa farmaceutica Purdue Pharma e la famiglia che la possiede, la Sackler, considerata responsabile per la terribile epidemia da overdose di oppioidi scoppiata in America negli ultimi anni.

Il documentario ci mostra la vita di Nan Goldin, partendo dalla sua travagliata adolescenza, in particolare dal suicidio della sorella maggiore all’età di 11 anni ad oggi, intrecciando sia la sua vita professionale di fotografa pionieristica per quanto riguarda la fotografia intima che diventa arte, che quella più recente di fondatrice del gruppo attivista P.A.I.N.

Attraverso le sue stesse fotografie, attraversiamo momenti bui della vita di Nan, assistendo alle testimonianze visive della vita underground di artisti e reietti, attraversando i diversi momenti della storia americana, dall’emancipazione femminile all’infinito numero di morti portati dall’AIDS, alle manifestazioni e all’attivismo politico che ha sempre fatto da sfondo a tutte le ingiustizie. Uno dei filoni portanti che connette tutte le sottotrame, è sicuramente la ribellione, la potenza dell’anti omologazione e delle lotte per ciò in cui si crede veramente.

Nan Goldin si narra senza veli in questa storia malinconica ma che possiede una forte carica di speranza, di come anche una donna fuori dal coro è riuscita a farsi strada nel mondo dell’arte, dominata dagli uomini, di come abbia dovuto di tanto in tanto prostituirsi per poter guadagnare i soldi necessari a comprare la pellicola per le sue fotografie e di quanto sia stato fondamentale avere persone intorno a lei che la amassero e che la accettassero per come è, evitando di seguire gli stessi passi della sorella suicida.

Il documentario racconta anche, in modo struggente, come sia stato difficile abbattere il colosso della medicina responsabile di aver distribuito il farmaco Oxym che conteneva oppioidi, i quali hanno portato alla morte per overdose migliaia di persone.

Autoritratto di Nan Goldin

L’impercettibile potenza della regia

Nonostante Tutta la bellezza e il dolore sia una storia che si narra da sé, attraverso le diverse raccolte fotografiche della protagonista Nan e la sua voce narrante, la regia si rende sicuramente responsabile di una riuscita visiva stimolante e originale. Lo scorrere della moltitudine di immagini sullo schermo con il suono del “clic” del proiettore, intrecciato a piccoli filmati originali e altre foto di artisti coinvolti nella vita privata di Nan ci regalano un quadro d’insieme suggestivo e potente, riesce a catturare l’attenzione dello spettatore che viene scioccato da parole e immagini.

L’idea originale di Laura Poitras è stata proprio quella di utilizzare quasi un montaggio alla Ejzenstejn con il suo cine-pugno, alternando le storie di repressione sessuale e artistica degli anni Sessanta e Ottanta alla lotta attivista degli ultimi anni, cercando di avvicinare le storie facendole scorrere in parallelo, senza mai confondere lo spettatore. Forse gli argomenti toccati sono troppi, succede che la velocità di riproduzione sia un po’ affrettata, obbligando la totale attenzione degli occhi nella direzione dello schermo. Tuttavia, la cosa non disturba, anzi.

Un altro fattore molto interessante è il modo in cui la regista divide in capitoli la sua storia. Ogni capitolo prende il nome di una sua collezione di fotografie, divise proprio in fasi della sua vita, mantenendo sempre un racconto fluido e coerente con il resto della storia. La continua alternanza passato – presente ci permette anche di avere tempo per respirare tra un pezzo di storia e un altro, per elaborare ciò che ci viene mostrato.

Il montaggio sonoro non viene da meno al suo ruolo portante, regalandoci immagini sonore degne del resto del documentario. La fotografia non ruba la scena a nessun altro elemento, considerando anche che la maggior parte del materiale è d’archivio personale di Nan, tutte le sue magnetiche e intense foto vengono mostrate sul grande schermo, assumendo una carica emotiva non da poco.

Una fotografia mostrata in Tutta la bellezza e il dolore

7.5

Tutta la bellezza e il dolore è un documentario emotivo e politico, che intreccia storie personali e ingiustizie sociali e di tutte le vittime che sono rimaste in piedi a combattere. Inoltre ci parla dell'eccezionale fotografa Nan Goldin e della sua travagliata vita personale e artistica.

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