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Women Talking, Recensione – Le radici del cambiamento

di Sara Pavia

Pubblicato il 2023-03-10

Ecco la nostra recensione di Women Talking, ultimo film della regista canadese Sarah Polley uscito lo scorso 8 Marzo nelle sale italiane.

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Women Talking è l’ultima pellicola scritta e diretta dalla regista canadese Sarah Polley, sceneggiatura non originale, adattamento cinematografico del romanzo Donne che parlano di Miriam Toews del 2018. Il racconto si ispira a fatti realmente accaduti in una colonia boliviana nel 2011.

Distribuito in Italia da Eagle Picture, Women Talking (titolo italiano Il diritto di scegliere) ha ottenuto due candidature agli Oscar 2023, una per Miglior sceneggiatura non originale e una per Miglior Film. Con un cast corale composto quasi interamente da donne, il film ci trasporta in un viaggio estemporaneo ma del tutto attuale.

Un trailer fuorviante

Spesso i trailer ci danno una vaga idea di quello che sarà il film che scegliamo di vedere. In questo caso, Women Talking non è ciò che ci si aspettava. Dal titolo italiano, con la data di uscita 8 Marzo, giusto per la festa delle donne, si presume di assistere ad un altro film politicamente corretto che parla di riscatto femminile sopra a tutto, non che sia un male, ma insomma, dopo Anche io (la nostra recensione qui) e molti altri titoli, diventa sempre più difficile riuscire a non cadere nel banale.

Tuttavia, la pellicola si presenta completamente diversa da tutte le altre. Ci parla si di riscatto femminile nei confronti soprusi che per generazioni sono stati subiti da molte donne nel mondo, e che purtroppo ancora oggi accadono, ma lo fa in un modo estremamente crudo e intelligente. Prendendo ispirazione da una storia realmente accaduta in Bolivia, Women Talking ci racconta di come una colonia di donne discute, tra pro e contro, sul come affrontare la loro paura dell’Uomo e della violenza subita.

È per lo più una conversazione generazionale e generale, le donne, nonne, madri e figlie, parlano di come si può sconfiggere la paura e l’ingiustizia. Durante il dibattito si alternano, attraverso il montaggio, crudi flashback, non troppo dettagliati, di cosa hanno subito alcune delle protagoniste della storia e di come ognuna di loro abbia sviluppato un meccanismo di difesa completamente diverso. Chi è piena di rabbia, chi ha smesso di parlare, chi ha attacchi di panico. Nonostante tutto, l’amore e il senso di vicinanza che appartiene ad ognuna di loro, permette nei momenti di sofferenza di portare conforto l’una all’altra, mantenendo la conversazioni su livelli più razionali possibili.

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Due delle protagoniste in una scena di Women Talking

L’ideazione di un piano a lungo termine

Women Talking è un film che non si focalizza solamente sulla violenza nei confronti delle donne, anzi. Il discorso affrontato durante il film si sviluppa su moltissimi livelli, filosofici, religiosi e morali. Questo è sicuramente uno degli elementi di forza del film, la sceneggiatura esplora molteplici punti di vista sui più disparati argomenti che, alla fine, indagano e interrogano le protagoniste che cercano di trovare una soluzione al loro problema. Scappare, combattere o restare in silenzio, decisioni che coinvolgono chiunque anche nella vita quotidiana.

La sceneggiatura ci mostra chiaramente il diverso atteggiamento da parte delle tre generazioni, che personificano anche la tradizione, la ribellione e la costruzione di un futuro migliore. Le anziane del gruppo, capeggiate da Agata (Judith Ivey), Janz (Frances McDormand) e Greta (Sheila McCarthy), sono responsabili della trasmissione alle generazioni successive di omertà e silenzio, il ruolo della donna considerata inferiore nella tradizione viene quindi confermato.

La generazione delle madri, composta da Ona (Rooney Mara), Salome (Claire Foy) e Mariche (Jessie Buckley), che provano sentimenti contrastanti tra ciò che è stato loro trasmesso e la rabbia, la voglia di ribellione e di riscatto, scaturito principalmente dall’amore e dal senso di protezione nei confronti delle figlie, vogliono interrompere il vortice di violenza che da sempre le ha travolte.

Infine, le figlie, componenti più giovani del gruppo, composte da Mejal (Michelle McLeod), Autje (Kate Hallett), Nietje (Liv McNeil) e Nettie/Melvin (August Winter) che sembrano non voler essere coinvolte in questi discorsi, hanno le idee chiare e non capiscono cosa ci sia di tanto complicato nel prendere la decisione giusta.

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Ben Whishaw, Rooney Mara e Claire Foy in una scena di Women Talking

Ambientazione suggestiva

Women Talking è girato principalmente nella stanza di un fienile, nel quale possiamo vedere, grazie al magistrale lavoro della fotografia, lo scorrere del tempo, contornato da tutta la calma che contraddistingue queste donne nel discutere riguardo alle diverse opzioni che hanno per cambiare la loro situazione. La regia di Sarah Polley si presenta molto cruda in alcune scene, prediligendo contrasto tra colori freddi e colori caldi, che seguono le riflessioni e le sensazioni delle diverse protagoniste. I movimenti di camera sono decisi e intimi, la regista non osa con eccessivi effetti sbalorditivi, ma ci regala un meraviglioso quadro ad ogni frame.

Il film cerca di mandare un messaggio di speranza, non solo alle donne, ma a tutte quelle persone vittime di guerre, violenza e ingiustizia. Il messaggio che Sarah ci vuole mandare è chiaro: per ottenere un futuro migliore per noi e per tutti coloro che ci circondano bisogna piantare i semi fin da subito, trasmettere messaggi di pace e amore alle generazioni che verranno dopo di noi, dare in buon esempio e insegnare il rispetto per il mondo in cui viviamo, solo così si potrà ottenere un cambiamento, anche se non immediato.

8

Women Talking cerca di mandare un messaggio di speranza, non solo alle donne, ma a tutte quelle persone vittime di guerre, violenza e ingiustizia. Crudo e intelligente, Women Talking riesce in un compito per niente facile: non scadere mai nel banale.

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