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Disney: gravi perdite riportano Bob Iger come CEO

di Mattia Loiacono

Pubblicato il 2022-11-21

Grandi cambiamenti in casa Disney: Bob Iger torna CEO della multinazionale a causa di un momento molto complicato

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Disney, una delle più grandi multinazionali di sempre, della storia del cinema e non solo, è in difficoltà. La compagnia, che ha in mano grandi brand come Marvel e Star Wars, ha visto negli ultimi anni una discesa non proprio incoraggiante, soprattutto a causa e a partire dalla triste presenza del Covid. Quest’ultima, così come in molte altre società, ha portato a sospensioni e rinvii di varie produzioni, oltre che ad una difficile gestione del dualismo tra sala e streaming.

Negli ultimi due anni, la compagnia è stata guidata da Bob Chapek, che ha preso il posto del leggendario Bob Iger. Chapek aveva un compito difficile in un periodo ugualmente difficile: concentrarsi sulla piattaforma streaming Disney+ e sulle esigenze dettate dalla pandemia.

Bob Iger torna CEO di Disney

Secondo quanto riportato da Deadline, la multinazionale starebbe passando un periodo molto difficile a livello finanziario, e non solo, tanto che le perdite registrate nel 2022 ammonterebbero al 40%. La reazione a questa discesa preoccupante è stata rimpiazzare Bob Chapek e sostituirlo con un inaspettato ritorno di Bob Iger al timone della compagnia.

Il consiglio ha concluso che mentre la Disney si imbarca in un periodo sempre più complesso di trasformazione del settore, Bob Iger si trova in una posizione unica per guidare l’azienda attraverso questo periodo cruciale.

Per il momento però, il ritorno di Bob Iger sembra essere destinato a non durare molto: Iger sarà CEO di Disney per due anni, durante il quale avrà anche il compito di trovare un degno sostituto che possa tenere le redini della grande compagnia. Bob Iger si è detto onorato di essere tornato ai vertici di Disney e che la sua missione è incentrata sulla qualità creativa dei prodotti.

Una notizia inaspettata e allo stesso tempo preoccupante, non solo per Disney, ma per tutte le grandi multinazionali del mondo dello spettacolo, che forse avevano sottovalutato le conseguenze dell’all-in sulle piattaforme streaming.

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