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Oppenheimer, Recensione – Il capolavoro di Christopher Nolan

di Francesco Schinea

Pubblicato il 2023-07-24

La recensione di Oppenheimer, il film di Christopher Nolan incentrato sul padre della bomba atomica.

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“Il mondo ricorderà questo giorno”. Così J. Robert Oppenheimer, in una delle scene più memorabili e terrificanti di Oppenheimer, celebra il successo del primo bombardamento atomico della storia.

Il mondo non ha più dimenticato quel giorno. C’è un prima e dopo il Trinity Test. Un prima e dopo Hiroshima e Nagasaki. 

Per Christopher Nolan, ci sarà un prima e dopo Oppenheimer. Il film, in uscita il 23 agosto, è l’apice della filmografia del regista britannico. Quel tanto agognato punto di incontro fra cinema d’autore e blockbuster che aveva sfiorato con Dunkirk e ha finalmente raggiunto, alla sua dodicesima opera.

Oppenheimer è la pellicola (nel vero senso della parola) più distante dal tipo di cinema a cui Nolan ci aveva abituati. Meno spettacolarità, meno complessità narrativa. É sufficiente una grande storia, una delle più affascinanti che la storia dell’umanità ha da offrire.

Questa volta Nolan non mira ad un pubblico il più ampio possibile. Oppenheimer non è un film adatto a tutti. Scontenterà qualcuno. Ma è il capolavoro di Christopher Nolan.

Il Prometeo americano

Prometeo ha rubato il fuoco agli dei per darlo agli uomini. Per questo motivo è stato incatenato ad un monte e torturato per l’eternità.

Robert Oppenheimer ha imprigionato la forza distruttiva dell’atomo. Ha dato agli uomini il potere di autodistruggersi. E quando ha tentato di metterli in guardia, è stato torturato.

Una storia che ha bisogno di pochi “effetti speciali” per essere raccontata. Quella di un uomo che racchiude in sé l’eterno dilemma del rapporto fra scienza ed etica. E che riassume 80 anni di storia del genere umano, di consapevolezza che da un momento all’altro tutto potrebbe finire. Della paura dell’auto-annientamento, vista attraverso gli occhi di chi l’ha reso possibile.

In Interstellar, Nolan mostrava un’umanità sull’orlo dell’estinzione. Un futuro tutt’altro che inimmaginabile, ma mai davvero pauroso, perché apparentemente lontano, filtrato del genere sci-fi e mascherato dal finale a lieto fine.

L’esatto opposto di Oppenheimer. Un film potente e maestoso, ma agghiacciante, perché profondamente reale. Nolan ha trasformato l’invenzione della bomba atomica in un thriller da brividi. Un thriller, più che un biopic, che si sviluppa nella mente del protagonista, del “padre della bomba atomica”.

Uno spettacolo atroce

Oppenheimer racconta gli inizi della carriera del fisico, gli studi in giro per l’Europa. Esperienze che confluiscono nell’incarico più prestigioso, quello di direttore del Progetto Manhattan. A Los Alamos, Oppenheimer coordina gli sforzi americani di anticipare la Germania nella corsa al nucleare.

Due terzi di film sono dedicati agli sviluppi che portano alla costruzione dell’ordigno. Ma Oppenheimer è tutto fuorché il film sulla bomba atomica. Il focus è sempre mantenuto sull’uomo, sulle sue contraddizioni, sia nella vita privata che professionale.

Il Trinity Test, la prima prova del funzionamento dell’ordigno, è il climax della pellicola. L’esplosione è tanto spettacolare quanto orripilante. Riesce a trasmettere allo spettatore le stesse sensazione provate da Oppenheimer: l’estasi e la gioia di star ammirando un evento storico, la culminazione di un lavoro durato mesi; ma soprattutto il terrore che solo un’arma del genere è capace di infondere.

Ciò che fa da seguito ai bombardamenti sul Giappone è un terzo atto di continua tensione, in alcuni casi di orrore. Ma coincide, in parte, anche con l’unica imperfezione della pellicola, il tentativo di portare i sensi di colpa di Oppenheimer, il suo sentirsi “le mani sporche di sangue”, perlopiù sul piano politico.

La storia di Oppenheimer non può essere scissa dalla politica, questo è certo. Tuttavia si avverte in modo netto il cambio di tono. Questo nasce dalla volontà di dare al racconto un villain, il Lewis Strauss di un meraviglioso Robert Downey Jr., quando forse non sarebbe stato davvero necessario.

Il problema di fondo c’è, eppure anche quest’ultima parte è così coinvolgente che definirla un difetto è impensabile, soprattutto considerando il suo culmine: un finale straordinario per la potenza delle parole e delle immagini che le accompagnano.

Oppenheimer

Trionfo e caduta

Oppenheimer è un film estremamente denso. Un’opera quasi teatrale, perché è di fatto un continuo susseguirsi di dialoghi in ambienti chiusi. Dialoghi di natura politica e scientifica, ma mai casuali. Vi sono sempre delle implicazioni psicologiche, sul protagonista ed in generale sull’uomo.

A titolo esemplificativo, in una scena Oppenheimer espone la sua teoria sul collasso gravitazionale. Afferma che tanto più una stella é pesante, tanto più il suo collasso sarà violento. Un’anticipazione del destino del protagonista, mascherato da una teoria fisica.

La stella in questione è Oppenheimer stesso, che col suo contributo diventa una delle figure più influenti degli Stati Uniti. Ma proprio nel momento in cui raggiunge l’apice della fama, le sue dichiarazioni in merito al nucleare, la sua opposizione allo sviluppo della bomba a idrogeno, mettono in dubbio la sua lealtà agli USA. Quel Paese che Oppenheimer ha sempre amato e che ha sempre cercato di proteggere.

Una piccola dimostrazione della profondità della sceneggiatura di Oppenheimer, adattamento del libro premio Pulitzer American Prometheus. Non si tratta banalmente di uomini che parlano di scienza per tre ore di fila. Oppenheimer è molto di più. Un’opera colossale, di certo non facile da seguire, ma è proprio per questo che merita di essere visto in sala.

Un film che è stato girato per essere visto sullo schermo più grande possibile. Perché possiamo assicurarvi che anche un film di questo tipo è in grado di tenere incollati allo schermo per tutta la sua durata.

Oppenheimer
Cillian Murphy ed Emily Blunt

Fissione e fusione

Uno degli aspetti più interessanti di Oppenheimer, non solo da un punto di vista tecnico, quanto tematico, è l’alternarsi delle scene a colori e quelle in bianco e nero.

Una dicotomia di cui Nolan aveva già fatto uso in Memento. In Oppenheimer non serve tuttavia ad intrecciare linee narrative diverse (nonostante non sia un film lineare), quanto ad esplicitare un cambio di focalizzazione.

Le scene a colori sono in prima persona, interamente dal punto di vista di Oppenheimer. Una soggettività che si contrappone all’oggettività delle sequenze in bianco e nero, maggiormente incentrate sulla figura di Lewis Strauss.

Le scene a colori vengono etichettate con il termine “fissione”. In fisica, la fissione è il processo in cui un nucleo si separa in frammenti più piccoli. Rappresenta dunque una divisione, ed in Oppenheimer simboleggia i paradossi e le ambiguità del protagonista. Un uomo geniale, ma ingenuo. Un grande fisico teorico, ma pessimo in matematica.

Una dualità che viene costantemente rimarcata nel corso della pellicola, in modo da sottolineare le contraddizioni sempre presenti nella mente di Oppenheimer, soprattutto a proposito della bomba atomica. I dubbi sull’uso che ne sarebbe stato fatto non sono mai mancati, tuttavia ha sempre visto la costruzione dell’ordigno come una necessità per il suo Paese. Arrivare al traguardo prima dei nazisti. È solo dopo la detonazione, quando i possibili rischi del suo lavoro si concretizzano, che i sensi di colpa prendono il sopravvento.

Il termine fusione indica, invece, l’unione di due nuclei. Una fusione che avviene nelle sequenze in bianco e nero, dove vi è la volontà di Nolan di mettere in scena l’oggettività, di far prevalere la storia sulle emozioni di Oppenheimer.

Quando però la soggettività si incontra con l’oggettività, la fissione con la fusione (in quello che è in modo semplificato il meccanismo di funzionamento della bomba a idrogeno); ecco che ha luogo una reazione incontrollabile. Il colore si mescola col bianco e nero, dando vita ad alcuni dei momenti più intensi e visivamente più interessanti della pellicola.

Anche relativamente alla struttura narrativa, fissione e fusione mantengono i loro significati. Nella prima parte vengono, infatti, messi in scena piccoli frammenti disordinati della vita di Oppenheimer. Tutti quegli episodi, dagli inizi fino al post-Los Alamos, che si fondono nel terzo atto, confluendo nel caso Strauss.

Oppenheimer
Robert Downey Jr.

Oppenheimer: un comparto tecnico da brividi

Su una cosa non abbiamo mai avuto dubbi: la capacità di Nolan di rendere sul grande schermo l’esplosione della bomba atomica. Da diverso tempo aveva messo in chiaro di averla ricreata senza l’uso di CGI, per dare una sensazione di realismo che la computer grafica non riesce a trasmettere. E no, ovviamente non ha fatto esplodere una bomba atomica. Il risultato finale è riuscito a superare ogni più rosea aspettativa.

La sequenza del Trinity Test è semplicemente sensazionale. Sentirete le vostre poltrone tremare, ed il merito va ad un comparto sonoro capace di coadiuvare in modo impeccabile le immagini dell’esplosione, e non solo. La colonna sonora di Ludwig Göransson (Black Panther, Tenet) aggiunge un valore incommensurabile alla pellicola. Una presenza costante, che amplifica ogni sensazione dello spettatore e tocca le vette più alte nelle sequenze a maggior tasso di spettacolarità.

Trovare un aspetto tecnico che non funzioni in Oppenheimer è ai limiti dell’impossibile. Dalla regia di Nolan, che proprio come la sceneggiatura è più matura rispetto al passato; fino al montaggio. Oppenheimer sarà tra i grandi protagonisti della prossima stagione dei premi, ma senza limitarsi ai premi tecnici.

Il film si regge interamente sull’interpretazione magistrale di Cillian Murphy, nel ruolo che definirà la sua carriera. Uno sguardo vitreo ed un’espressività in grado di far trasparire tutte le contraddizioni di Oppenheimer.

Al fianco di Murphy troviamo un cast ricchissimo. Una moltitudine di cameo di grandi attori, spesso relegati a poche battute. Ognuno però è in grado di aggiungere qualcosa di unico al proprio ruolo, ha il proprio momento per brillare. Questo è il caso di Rami Malek, Kenneth Branagh o Casey Affleck, per citarne alcuni.

Ma anche di Emily Blunt, che pur interpretando la moglie di Oppenheimer non ha tantissimo spazio. Un riscatto che avviene nell’ultima parte della pellicola, in una singola, meravigliosa, linea di dialogo. Meno convincente invece il ruolo affidato a Florence Pugh, importante per la trama ma non sfruttato a dovere.

Il vero vincitore della pellicola è però Robert Downey Jr. Un ritorno al passato, dopo i tanti anni nel mondo dei cinecomic. Anche per lui è l’inizio di una nuova era.

9.5
Oppenheimer è il punto più alto della filmografia di Christopher Nolan. Un film maestoso e terrificante. Nolan ci porta dentro la mente del padre della bomba atomica, dando vita ad un thriller, ancor prima che un biopic, in grado di far riflettere sulla storia dell'umanità. Tre ore dense di dialoghi alternate a sequenze di grande impatto visivo. Le interpretazioni del cast ed una colonna sonora da brividi costituiscono il valore aggiunto di un'opera epocale.

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