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Shawn Layden “Giochi più brevi per la Next Gen”

di Simone Pietropaolo

Pubblicato il 2020-07-06

La nuova generazione di console è ormai alle porte, e sembra essere un vero passo in avanti verso il futuro dell’industria videoludica. L’evoluzione tecnologica e gli alti standard qualitativi potrebbero però mettere a dura prova le software house, come fatto notare da esperti del settore come Shawn Layden. Shawn Layden: “Il metodo di sviluppo dei …

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La nuova generazione di console è ormai alle porte, e sembra essere un vero passo in avanti verso il futuro dell’industria videoludica. L’evoluzione tecnologica e gli alti standard qualitativi potrebbero però mettere a dura prova le software house, come fatto notare da esperti del settore come Shawn Layden.

D’altronde ogni passaggio generazionale comporta dei cambiamenti. E non parliamo solo di console ed hardware, ma soprattutto di ciò che avviene all’interno delle software house, di come i videogiochi vengono pensati e sviluppati.

La quinta generazione potrebbe portare novità più profonde e radicali, e gettare le basi di quello che sarà il nuovo standard per i videogiochi negli anni a venire, soprattutto per quanto riguarda i titoli tripla A. 

Shawn Layden: “Il metodo di sviluppo dei giochi non è sostenibile per le software house”

Partiamo da una affermazione di Shawn Layden, ex CEO di Sony Interactive Entertainment, il quale in una intervista con Gamelab ha dichiarato che il metodo di produzione dei titoli tripla A non sia sostenibile a lungo termine, sottolineando come il costo per la realizzazione della maggior parte dei videogiochi sia salito da una media di 80 milioni di dollari fino a 150 milioni di dollari (Esclusi i costi di marketing e promozione pubblicitaria). Un aumento considerevole sia di costi che di tempo.

Layden fa notare come la produzione di The Last of Us 2, ad esempio, abbia richiesto 6 anni, quasi il doppio rispetto a The Last of Us, uscito nel 2013. Ciò che rende problematica la situazione per gli sviluppatori è che se da un lato l’investimento di tempo e risorse sia aumentato in maniera esponenziale (si parla del +200% negli ultimi 20 anni), dall’altro il prodotto accede sul mercato con un prezzo di 59.99 euro, un prezzo che non ha visto variazioni per decenni più di un decennio (l’ultimo aumento risale al 2005, quando il prezzo di base passo’ dai 49.99 euro ai 59.99 euro)

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Sebbene il paradosso tra costi di produzione e prezzo finale sia evidente, alzare il prezzo dei videogiochi AAA potrebbe non essere una soluzione efficace. Rimanere sotto la soglia psicologica dei 60 euro è infatti importante, ed inoltre la potenza d’acquisto dei giocatori non è cambiata nel tempo, quindi una mossa di mercato in questa direzione potrebbe essere molto rischiosa. Quindi, come risolvere questa crisi?

Shawn Layden propone una soluzione: “Accoglierei volentieri un ritorno allo sviluppo di giochi che durino dalle 12 alle 15 ore. Potrei completare più giochi, in primo luogo, ed anche la qualità dei contenuti crescerebbe radicalmente”. Non siamo sicuri che i giocatori siano pronti per giochi cosi brevi, ma certamente gli incredibili costi che la creazione di videogiochi comporta avrà delle conseguenze sull’industria a tutti i livelli.

Alcune di queste conseguenze sono già visibili: 2k ha annunciato ufficialmente che la versione Ps5 e Xbox Series X di NBA 2k21 costerà 10 dollari in più rispetto alle altre edizioni.

Voi cosa ne pensate? Sareste disposti a pagare di più per acquistare un gioco o preferireste mantenere il prezzo attuale a discapito della quantità di contenuti?

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