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The Last of Us Parte 2 – Recensione

di Matteo Rossi

Pubblicato il 2020-06-26

Naughty Dog nel 2013 con The Last of Us non segnò solamente una generazione, ma diede inizio ad una nuova epoca del videogioco.The Last of Us Parte II – RecensionePremesseNarrazioneLa mano pesante di Naughty DogGrafica spaccamascella e Musiche ormai iconicheLongevitàIl coraggio di osare Canto del cigno dell’ormai defunta Ps3, The Last of Us è rimasto …

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Naughty Dog nel 2013 con The Last of Us non segnò solamente una generazione, ma diede inizio ad una nuova epoca del videogioco.

Canto del cigno dell’ormai defunta Ps3, The Last of Us è rimasto nel cuore di tutti i giocatori, come una sorta di talismano intoccabile.

Neil Druckmann e tutto il suo team confezionarono un prodotto che raggiungeva livelli altissimi sotto ogni punto di vista. Una trama intricata e toccante, gameplay innovativo e ostico, ambientazione post-apocalittica memorabile, ma sopra ogni cosa una profondità ed una maturità narrativa che difficilmente abbiamo ri-visto.

I difetti c’erano ed erano anche ben visibili, ma l’impatto del titolo era talmente travolgente che pubblico e critica chiusero un occhio dove serviva, permettendo alle emozioni, di cui era pregno il lavoro Naughty Dog, di farsi strada durante un viaggio indimenticabile.

Dopo 7 lunghi anni di attesa, dopo ri-invii reiterati, polemiche e discussioni, The Last of Us – Parte II ha fatto il proprio esordio sul mercato, con tutte le carte in regola per ripetere l’impresa e inebriare nuovamente il pubblico con il fascino unico di un’opera irripetibile.

The Last of Us Parte II – Recensione

Premesse

L’esistenza stessa di The Last of Us Parte II si basa sulla volontà degli sviluppatori di raccontare una storia che prosegua i fatti narrati dal titolo precedente.

L’intento è chiaramente di carattere artistico e non speculativo: non hanno cavalcato l’onda del successo per limare gli utili di Sony, ma hanno costruito un’opera autoriale dalla caratura elevata.

The Last of Us Parte II è un gioco che non ha margine d’errore, proprio in virtù della magnificenza del primo capitolo, la cui memoria non deve venire in alcun modo infangata a causa di un prosieguo non all’altezza.

Lo Tsunami di polemiche da parte di pubblico lascia il tempo che trova e dimostra evidente superficialità nell’analisi di un qualcosa che non ha lo scopo di divertire, ma, alla stregua di un prodotto cinematografico, un libro o un quadro, è un crogiolo di emozioni da vivere e condividere.

Narrazione

Il suffisso Parte II intende che i fatti narrati sono diretta conseguenza di ciò che è avvenuto durante l’avventura di Ellie e Joel sette anni fa. Questo lungo periodo è come se non fosse trascorso e il racconto ha incipit in Joel che aggiorna il fratello Tommy su quanto accaduto con le Luci.

Un gesto egoista, quello dell’uomo, che ha vissuto il risveglio del proprio istinto paterno, e di conseguenza non poteva rivivere la dolorosa e prematura perdita di una figlia.

Naughty Dog ha deciso di mostrare al pubblico quelle che sono le conseguenze di questa scelta compiuta da Joel e di come, soprattuto, essa abbia condizionato il destino di una comunità intera.

Rispetto al primo capitolo lo sviluppo non è lineare, ma subisce un’intreccio contorto sia in termini di tempo, che di spazio.

La protagonista di questa seconda parte è Ellie, di cui noi giocatori abbiamo il controllo.

L’avventura principale ha inizio 5 anni dopo le vicende dell’ospedale e vede un’Ellie assetata di vendetta a causa di un torto subito ed impossibile da sopportare.

Mentre seguiamo la ragazza in un viaggio che ne determina l’emancipazione da un sistema volto a proteggerla dal suo stesso destino, il gioco ci permette di indagarne il passato. A intervalli episodici avremo l’opportunità di rivivere alcuni ricordi salienti della fanciulla che hanno segnato il rapporto tra lei e Joel nei 5 anni trascorsi.

L’intreccio è lo strumento primario attraverso il quale Naughty Dog ha voluto narrare i fatti, che prende vita in eventi del passato che hanno effetti positivi o negativi, a seconda dei punti di vista, nel presente.

Questo espediente e questa profondità narrativa in quattro tempi segna un nuovo modo di raccontare il videogioco. Un artifizio preso in prestito dal mondo del cinema, che dona spessore ad un media, come quello del videoludo, ancora troppo bisfrattato da chi non ha imparato a viverlo.

In The Last of Us Parte II è Ellie la protagonista

La mano pesante di Naughty Dog

Toni critici possono essere utilizzati per alcuni aspetti del gameplay di The Last of Us Parte 2.

Come abbiamo accennato in precedenza, il primo capitolo mostrò grande innovazione in riferimento al gameplay. Il gioco, dai toni Horror, dava enfasi allo stealth ed alle meccaniche survival, mantenendo tuttavia un’accessibilità tale da renderlo godibile ad un pubblico generalista e poco avvezzo a generi così di nicchia.

L’equilibrio che esso mostrava era solido e un giusto compromesso tra sfida e narrazione.

Ciò che più stupì, tuttavia, fu come le dinamiche stesse del gameplay, in cui Joel era chiamato a proteggere Ellie da minacce continue, contribuissero allo sviluppo di un senso di amore paterno anche da parte del giocatore. Il coinvolgimento emozionale, spesso veicolato esclusivamente dalla narrazione, veniva invece spinto anche da momenti di gioco.

Nel secondo capitolo si mantiene questo piacevole meccanismo, che può essere indicato come uno dei marchi di fabbrica di questa serie. Tuttavia Naughty Dog ha appesantito la propria mano durante le fasi di level design, rendendo alcuni scenari troppo Arcade rispetto a quanto ci saremmo aspettati.

La serie di Uncharted ha sofferto spesso di questa scelta stilistica dello studio, che tende a condire le fasi di scontro con orde continue di nemici che appaiono a tempi alterni per poi lasciare spazio ad un Boss o pseudo-tale.

Sotto certi punti di vista questa metodologia, piuttosto classica, di mettere alla prova il giocatore, stona con il contesto di The Last of Us e spiazza in più momenti durante l’intera esperienza.

Certo, questo è un neo che scalfisce di poco un titolo così imponente, ma proprio a causa di tale magnificenza i dettagli assumono un ruolo importante.

Le meccaniche in generale sono ereditate dal predecessore e vengono migliorate ed adattate al contesto attuale del videogioco d’avventura. Non c’è stata particolare innovazione in tal senso, ma la completezza di quest’aspetto non ce ne faceva sentire il bisogno.

Il livello di difficoltà è selezionabile e personalizzabile attraverso la gestione applicabile su più elementi: danni subiti dai nemici, risorse e altro. Anche a livelli bassi gli scenari non appaiono come ostacoli semplici.

Grafica spaccamascella e Musiche ormai iconiche

The Last of Us Parte II è un vero e proprio gioiello che difficilmente potrà essere eguagliato in questa generazione.

L’aspetto più impressionante riguarda l’espressività dei personaggi, che seppur possa sembrare legnosa in alcuni momenti, riesce a trasmettere alla perfezione le emozioni di primari e comprimari.

Il fatto che tutto ciò prenda vita su Playstation 4 ha del miracoloso e l’hardware Sony non dimentica di ricordarcelo spingendo le ventole di raffreddamento a velocità che nessun altro gioco ha mai raggiunto.

Gli ambienti e i dettagli esaltano e portano ad un livello successivo l’eredità ricevuta dal già ottimo comparto grafico di The Last Of Us Parte I.

Il maestro Santaolalla è stato nuovamente incaricato di comporre la colonna sonora, che, analogalmente a quanto successo nel 2013, carica emotivamente le cutscene e riempie i momenti che ci separano da uno scenario a quello successivo.

Affianco alle musiche ormai iconiche di The Last of Us, abbiamo anche il rifacimento di classici del rock e del country cantati e suonati da Ellie e Joel.

Longevità

La longevità si assesta tra le 18 e 25 ore a seconda della difficoltà e dal tempo dedicato all’esplorazione. Alcuni momenti sembrano essere riempitivi per raggiungere un durata che ormai è diventata standard in questo genere.

Sentiamo, ogni tanto, la mancanza di giochi che richiedano meno tempo per essere completati, ma offrano ritmi decisamente più sostenuti.

Il titolo si presta alla ri-giocabilità, nonostante ci siano alcune scene molto lente non evitabili. Per ottenere il platino è necessario giocare almeno due volte l’intera storia e ciò potrebbe richiedere un totale di 40 ore.

Il coraggio di osare

The Last of Us Parte II è un’opera che osa, senza peli sulla lingua. Naughty Dog racconta una storia in un modo unico, che punta sul coinvolgimento emotivo del giocatore.

Violenza, nudità, blasfemia e terrore non sono artifizi in favore del mero intrattenimento, ma strumenti utilizzati dagli sviluppatori per ottenere una potenza comunicativa che poche altre opere possono vantare.

Chiudete gli occhi per la paura, piangete e inorridite ma non perdete la fiducia: il viaggio è ricco di momenti estremamente impattanti, raramente riscontrabili in opere videoludiche.

The Last of Us Parte II è già un cult ed è compito di noi grandi di oggi impegnarci perchè le generazioni future possano goderne, consci di avere tra le mani un pezzo importante della storia di quest’industria.

9.8

The Last of Us Parte II è un'opera magna che, analogalmente a quanto fece il primo capitolo, segnerà indelebilmente questa generazione. Poche sbavature a livello di game design non permettono il perfect score, ma non impediscono l'ingresso nell'olimp dei videogiochi ad un'opera coraggiosa e memorabile.

  • Ottima narrazione
  • Emotivamente impattante
  • Grafica spaccamascelle
  • Alto livello di sfida
  • Scenari arcade poco azzeccati
  • Immagini che potrebbero impressionare i più sensibili

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