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Black Panther: Wakanda Forever era davvero necessario?

di Emidio Sciamanna

Pubblicato il 2022-11-08

L’uscita di Black Panther: Wakanda Forever è ormai alle porte, ma continuare lungo questo percorso è davvero la scelta giusta?

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L’uscita di Black Panther: Wakanda Forever, sequel del film diretto da Ryan Coogler nel 2018, è ormai alle porte. Negli ultimi quattro anni abbiamo assistito a diversi cambiamenti, non soltanto nel volubile mondo del cinema, ma anche (e soprattutto) all’interno dello stesso MCU. La chiusura della “saga dell’infinito” non ha posto alcun freno in casa Marvel, che pare proprio non volersi fermare avendo già esteso il suo progetto cinematografico fino al 2026. Continuare su questo percorso è davvero la scelta giusta?

L’aumento vertiginoso dei film e la conseguente mole di personaggi da gestire ha spinto verso la realizzazione di serie tv di dubbia qualità, allargando ulteriormente un panorama produttivo già sufficientemente saturo. In questo contesto, il secondo capitolo sul popolo del Wakanda trova una scomoda collocazione, viste soprattutto le fragili fondamenta costruite con il primo Black Panther e, in aggiunta, la tragica e prematura scomparsa del suo attore principale, Chadwick Boseman.

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Black Panther, una base con diversi difetti

È innegabile che la pellicola del 2018 abbia ottenuto un successo strepitoso, in particolar modo negli Stati Uniti, dove temi come razzismo e discriminazione si fanno portatori di un messaggio sociale importante e necessario. Bisogna tuttavia considerare anche l’aspetto puramente cinematografico: da quel punto di vista le lacune di Black Panther sono fin troppo evidenti per essere ignorate e vanno a minare, in questo caso, la riuscita del film nel suo complesso.

La struttura del primo capitolo era ridondante e prevedibile anche quattro anni fa, quando lo schema “presentazione, caduta e rinascita dell’eroe” rappresentava già lo standard fisso per qualsiasi storia d’origine di un cinecomic. A questo problema strutturale, che peraltro contribuisce a rendere la trama piuttosto scialba e priva di mordente, si aggiunge una scarsa caratterizzazione dei personaggi secondari, i quali appaiono più come un labile contorno invece che come un solido supporto per le azioni del protagonista.

Alla spettacolarità degli effetti speciali e alla magnificenza del Wakanda, rappresentato quasi come una “Pandora” iper-civilizzata, si contrappone dunque la piattezza generale della sceneggiatura, che certamente non aiuta a rendere memorabile o condivisibile l’antagonista della vicenda e le sue motivazioni.

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Un sequel superfluo o necessario?

Dopo la chiusura del cerchio visto in Avengers: Endgame (2019), anche in seguito alla scomparsa dello stesso Boseman, si poteva forse trovare un modo migliore per congedare il personaggio di re T’Challa, senza riproporre necessariamente il territorio wakandiano privo del suo iconico leader e probabilmente unico punto di forza effettivo del primo film.

L’ipotesi di un recasting del protagonista è stata sicuramente presa in considerazione dai Marvel Studios, i quali hanno infine deciso di omaggiare l’attore utilizzando proprio il sequel per celebrare la sua figura, scegliendo forse l’opzione più corretta. Ciò che suscita ancora parecchi dubbi è piuttosto l’epicentro, il personaggio principale attorno al quale si costruirà e svilupperà la storia, che dovrà eventualmente essere una Pantera Nera più caratterizzata ed interessante della Shuri di Letitia Wright o della Nakia di Lupita Nyong’o viste nelle precedenti occasioni.

Al di là della mediocre riuscita (dal punto di vista del prodotto filmico) del primo Black Panther e dei tanti punti di domanda che circondano questo secondo capitolo, aspettiamo con fiducia l’uscita in sala della pellicola il 9 novembre per poter dare un giudizio ed una risposta definitiva sulla questione. Non perdetevi quindi la recensione su Black Panther: Wakanda Forever che arriverà nei prossimi giorni!

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