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Halloween Saga: analisi della nuova trilogia sequel

di Emidio Sciamanna

Pubblicato il 2022-10-30

Con l’uscita di Halloween Ends si è conclusa la trilogia sequel iniziata nel 2018. L’intento è perfettamente riuscito o si poteva fare di meglio?

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Lo scorso 13 ottobre è uscito nelle sale cinematografiche Halloween Ends, l’ultimo capitolo della popolare saga con protagonista il killer mascherato Michael Myers. Si è così delineato un quadro completo sulle tematiche affrontate in questa nuova trilogia cinematografica prodotta da Miramax e Blumhouse, iniziata nel 2018 e proseguita lo scorso anno. L’intento è perfettamente riuscito o si poteva fare di meglio?

Affrontiamo insieme la questione analizzando nel dettaglio i tre film sequel della Halloween Saga.

Halloween

La Notte delle Streghe

Era il lontano 1978, quando dalla mano di John Carpenter nacque il primissimo capitolo della saga di Halloween. Al centro di tutto la misteriosa ed inquietante figura di Michael Myers che, con il passare degli anni, sarebbe diventato una vera e propria icona del cinema slasher. Negli anni successivi si sono susseguiti sequel e remake in numero sempre maggiore, tanto da rendere l’intera saga sempre più bizzarra e grottesca.

In netta contrapposizione con tutto ciò, nel 2018 David Gordon Green inaugura una nuova trilogia, posta direttamente come seguito del primo capitolo di Carpenter, ignorando quindi tutte le pellicole precedenti. Halloween (2018) prosegue fedelmente il percorso già avviato nel 1978, mostrandoci le vite di quegli stessi protagonisti che, quarant’anni prima, avevano assistito al massacro di Haddonfield. La stessa Laurie Strode (interpretata nuovamente da Jamie Lee Curtis) è questa volta affiancata da figlia e nipote, pronta a chiudere i conti con il suo passato e superare il trauma dell’incontro con Michael.

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“L’Uomo Nero” di Haddonfield

Il ritorno del serial killer nella sua cittadina natale si trasforma in una vera e propria carneficina. Michael sembra vagare come un’ombra, eliminando qualsiasi cosa gli si palesi di fronte, con il solo ed unico obiettivo di uccidere Laurie, unica sopravvissuta alla sua furia. Dopotutto la resa dei conti fra i due è il fulcro dell’intera trilogia contemporanea.

L’aspetto interessante del secondo capitolo è tuttavia un altro. Halloween Kills (2021), al netto degli evidenti difetti, propone ancor più che nel film precedente un Michael Myers spaventosamente sovrumano. Egli è uno spettro, un essere sovrannaturale che non può essere fermato in alcun modo, che semina il panico e si erge come manifesto delle paure e delle tensioni della società americana stessa.

Questo elemento, reso esplicito nell’ultima parte della pellicola, eleva un’opera mediocre donandole qualcosa su cui vale davvero la pena porre una riflessione: le nostre più grandi paure si nascondono e ci perseguitano nella realtà di tutti i giorni o siamo noi stessi che, alla disperata ricerca di sicurezze, cerchiamo un capro espiatorio, una figura tangibile, per esorcizzare i nostri peggiori incubi?

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Halloween “finally” Ends

Pare doveroso sottolineare come l’ultimo film della trilogia sequel della Halloween Saga commetta sin dalle prime battute un errore imperdonabile. L’introduzione del personaggio di Corey Cunningham che, nel corso della vicenda, diventa non solo un emulatore dello stesso Myers ma anche, in qualche modo, suo successore spirituale, è la direzione più sbagliata che la saga potesse intraprendere.

In primo luogo si ritorna, senza un motivo ben precisato, ad una profonda umanizzazione di Michael, annichilendo completamente l’ineluttabile figura demoniaca del precedente film. L’assassino è qui un semplice uomo, non più giovanissimo e per di più gravemente indebolito, che tenta invano di compiere la sua vendetta contro Laurie.

Il fatto di concentrarsi, in particolar modo nella prima parte, sulle ripercussioni psicologiche che le stragi dei precedenti capitoli hanno avuto sulla popolazione di Haddonfield non è di per sé una scelta sbagliata. Il problema è che per giustificare lo (scialbo) scontro finale tra Laurie e Michael vengono meno tutte le premesse stabilite nella prima ora e mezza di pellicola.

La presenza stessa di Corey, il quale ad un certo punto intraprende una noiosa ed immotivata relazione amorosa con la nipote della protagonista, appare superflua ed ingiustificata, volta soltanto ad allungare il brodo. Un vero peccato per chi, al termine del capitolo precedente, sperava in una degna conclusione, senza continui ed insensati cambi di registro, per quella che è una delle saghe horror più popolari di sempre.

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