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David Fincher: Top 5 dei migliori film

di Raphael Tonchia

Pubblicato il 2020-11-26

David Fincher nasce a Denver, Colorado, nel 1962 e in giovane età entra subito nella famosa Industrial Light & Magic, azienda di effetti speciali di proprietà di George Lucas, in cui può toccare con mano gli effetti visivi in opere del calibro di “Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi” (1983) e “Indiana …

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David Fincher nasce a Denver, Colorado, nel 1962 e in giovane età entra subito nella famosa Industrial Light & Magic, azienda di effetti speciali di proprietà di George Lucas, in cui può toccare con mano gli effetti visivi in opere del calibro di “Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi” (1983) e “Indiana Jones e il Tempo Maledetto” (1984).

Dopo una serie di spot pubblicitari e videoclip di artisti celebri come The Rolling Stones, Sting e Iggy Pop, esordisce con “Alien 3” nel 1992, senza però ottenere il successo sperato. Tre anni dopo le cose prenderanno tutt’altra piega. Sottovalutato forse dall’Academy Award con appena due nomination senza mai aver conquistato mezza statuetta, è riuscito a regalare alla storia del cinema pellicole di culto, amate dal suo pubblico e non, riuscendo a trattare in maniera autoriale diversi generi, dal poliziesco/thriller al dramma, dal sentimentale alla fantascienza.

Inoltre, è da sottolineare il suo ruolo di produttore per serie tv celebri come “House of Cards“, “Mindhunter” e il piccolo capolavoro, in veste di una sorta di Black Mirror, in forma animata “Love, Death & Robots“, quest’ultime due presenti su Netflix.
In attesa del suo ultimo film (di cui vi proponiamo il trailer qua sotto) “Mank”, che uscirà sulla piattaforma sopracitata il 4 dicembre 2020, vi si presenta di seguito una personale Top 5 dei migliori lungometraggi di David Fincher.

Mank (David FIncher, 2020)

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Bando alle ciance, iniziamo questo viaggio nella psiche e nei lati a volte più oscuri dell’essere umano.

5. L’amore bugiardo – Gone Girl (2014)

Un thriller pazzesco diretto da David Fincher che sa regalare ottimi colpi di scena
Ben Affleck e Rosamund Pike (L’amore bugiardo – Gone Girl, 2014)

L’amore bugiardo – Gone Girl è un film diretto da David Fincher del 2014. Basato sull’omonimo romanzo scritto nel 2012 da Gillian Flynn, ivi sceneggiatrice, questa pellicola ha sbancato al botteghino guadagnando più di 369 milioni di dollari e ha portato la protagonista Rosamund Pike alla nomination come migliore attrice agli Oscar del 2015.

David Fincher riesce a scavare nell’oscurità umana mettendo in scena una iniziale storia d’amore che poi prenderà una piega inaspettata, in cui ci si rende conto di come molto spesso due, dapprima innamorati alla follia, possano arrivare a odiarsi e detestarsi totalmente. Il regista usa sapientemente colori caldi nel descrivere i momenti di flashback più felici e sereni e tonalità fredde per raccontare invece la fine della relazione e tutti i fatti che ne conseguono.

Un ottimo thriller che riesce a tenere incollato lo spettatore dall’inizio alla fine, anche grazie a notevoli colpi di scena gestiti magistralmente da David Fincher. Altamente consigliata la visione.

4. Il curioso caso di Benjamin Button (2008)

Brad Pitt e Tilda Swinton (Il curioso caso di Benjamin Button, 2008)

Il curioso caso di Benjamin Button è un film del 2008 basato sull’omonimo celebre romanzo del 1922 di Francis Scott Fitzgerald. Può essere considerato come la pellicola di maggior successo, almeno per quanto riguarda i riconoscimenti, di David Fincher, poiché ha ricevuto 13 nomination agli Oscar del 2009 vincendone tre: migliore scenografia, miglior trucco e migliori effetti speciali.

Grazie a un cast di tutto rispetto con Brad Pitt e Cate Blanchett come protagonisti, il regista racconta la storia di Benjamin Button, un uomo che nasce già vecchio e che col tempo ringiovanisce, e delle sue relazioni personali con gli altri personaggi che incontrerà nella sua particolare vita.
David Fincher si allontana dai suoi dogmi noir derivanti dal mondo del thriller per abbracciare un ottimo lungometraggio sentimentale e al tempo stesso drammatico, anche attraverso un uso sapiente di numerosi effetti speciali. Per rappresentare al meglio il protagonista da bambino con sembianze da anziano, il regista ha studiato le fattezze delle persone affette dalla sindrome di Hutchinson-Gilford.

Un’ottima pellicola che sa emozionare chi la guarda, riuscendo a strappare qualche lacrima, provare per credere.

3. Zodiac (2007)

Robert Downey Junior e Jake Gyllenhaal (Zodiac, 2007)

Presentato al Festival di Cannes del 2007, Zodiac è un film diretto da David Fincher, liberamente ispirato dai libri scritti da Robert Graysmith riguardo al noto Killer dello Zodiaco, un serial killer statunitense che uccise cinque persone alla fine degli anni ’60 in California, senza mai essere scoperto e arrestato. Pane per i denti del regista che è sempre riuscito a brillare con prodotti afferenti al thriller, come con questo piccolo e forse sottovalutato capolavoro.

Mettendo in scena nella prima mezz’ora tutti gli omicidi, David Fincher ribalta i cardini del classico thriller hollywoodiano, concentrandosi preferibilmente sulle conseguenze che derivano dallo stress e dall’ansia nell’impossibilità di catturare, o anche solo di scoprire, il killer. Un cast perfetto con Mark Ruffalo, Robert Downey Junior e Jake Gyllenhaal, una trama basata su una storia vera, una scenografia degli anni ’70 intrigante e claustrofobica, sono tutti elementi che portano Zodiac sul gradino più basso del podio.

2. Fight Club (1999)

Brad Pitt (Fight Club, 1999)

Fight Club è un film del 1999 basato sull’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk del 1996. Nonostante l’insuccesso all’uscita al cinema e le copiose critiche ricevute a causa dell’eccessiva violenza in alcune scene, questa pellicola, grazie al mercato home-video, ha fatto strada fino a diventare un vero e proprio cult, tant’è che Empire l’ha inserito al decimo posto nella classifica dei migliori film della storia.

Ancora una volta, David Fincher gioca con lo spettatore offrendogli un piatto con ingredienti inerenti alla commedia dark, al dramma e al thriller, attraverso scene indimenticabili e al tempo stesso disturbanti, come quella in cui il protagonista ha un seno flaccido di un uomo appiccicato al viso. Feroce è la critica, che contraddistingue l’intera opera, al consumismo e alla sua capacità di consumare le persone dal profondo, condannandole così a non farsi più domande e a darsele di santa ragione per provare ancora qualcosa.

Si tratta di un film che probabilmente piacerebbe anche a Freud, se fosse vivo, in quanto in un contesto alienante viene rappresentato magnificamente il tema del doppio e dell’inconscio, portando così lo spettatore a non capire dove sia il confine tra realtà e finzione. Tutto questo, inoltre, è messo in scena grazie a due prove attoriali stupefacenti da parte di Brad Pitt, una sorta di talismano per il regista, e di un ottimo Edward Norton.
Ultima chicca, ma non meno importante, l’iconico pezzo sul finale Where is my mind? dei Pixies che ha contraddistinto un’epoca.

1. Seven (1995)

Morgan Freeman e Brad Pitt (Seven, 1995)

Il primo posto se lo aggiudica uno dei migliori thriller di tutti i tempi, secondo chi scrive, ossia Seven (molto spesso raffigurato “Se7en”) del 1995. Scritto da Andrew Kevin Walker, che nello stesso anno ne pubblicherà il romanzo, è il secondo lungometraggio di David Fincher che lo consegnerà alla storia del cinema grazie a questo cult indimenticabile.

Come se fosse un precursore dell’acclamata serie tv di “True Detective” (2014), Seven racconta le relazioni che intercorrono tra due poliziotti, il prossimo alla pensione William Somerset e il giovane irascibile David Mills, alle prese con un micidiale serial killer che si ispira ai sette peccati capitali per mietere le sue vittime. Il regista, ancora una volta, cambia le carte in tavola svelando relativamente presto l’identità dell’assassino seriale, all’interno di un labirinto mentale in cui vive una tensione costante, capace di tenere incollato lo spettatore allo schermo.

Un cast stellare, formato da Morgan Freeman, Brad Pitt, Kevin Spacey e Gwyneth Paltrow. Una scenografia cupa, asfissiante e caotica, una fotografia tendente a colori scuri che danno un senso di marciume, un ritmo serrato che non stanca mai, una sceneggiatura se non perfetta quasi e una messa in scena dei delitti geniale, fanno di Seven, oltre a uno dei migliori film in assoluto degli anni ’90, la migliore pellicola del buon David Fincher.

In conclusione, è doveroso citare la presenza nella colonna sonora di tre pezzi storici come “Closer” dei Nine Inch Nails, “I cover the waterfront” di Billie Holiday e “The Hearts filthy lesson” di David Bowie.

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