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Eli Roth: Top 3 dei migliori film

di Raphael Tonchia

Pubblicato il 2020-11-23

Nato nel 1972 a Newton, Massachussetts, Eli Roth è conosciuto principalmente per aver interpretato il mitico “Orso Ebreo”, aka Donnie Donowitz, nella pellicola di Quentin Tarantino (qui la lista dei suoi migliori film) Bastardi senza gloria del 2009. Altresì, è considerato come uno dei migliori registi emergenti nel panorama horror, avendo diretto ottime pellicole che …

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Nato nel 1972 a Newton, Massachussetts, Eli Roth è conosciuto principalmente per aver interpretato il mitico “Orso Ebreo”, aka Donnie Donowitz, nella pellicola di Quentin Tarantino (qui la lista dei suoi migliori film) Bastardi senza gloria del 2009. Altresì, è considerato come uno dei migliori registi emergenti nel panorama horror, avendo diretto ottime pellicole che , nonostante il numero esiguo, sono trattate di seguito.

Ispirandosi principalmente a due capolavori del cinema dell’orrore come Alien (1979) di Ridley Scott e La Casa (1981) di Sam Raimi, Eli Roth si contraddistingue per la messa in scena di immagini violente e particolarmente splatter, suo vero marchio di fabbrica.
Nella sua formazione cinematografica si trova anche un pizzico d’Italia, in quanto il regista ha sempre manifestato ammirazione da un lato per i maestri del terrore come Dario Argento, Ruggero Deodato e Lucio Fulci, dall’altro per le commedie sexy all’italiana degli anni Settanta.

Di seguito è presente una classifica dei suoi 3 migliori film. Se vi dovessero interessare articoli simili a questo, la redazione vi consiglia queste Top 5: John Carpenter, Robert Zemeckis, Rob Zombie.
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Qui presente, a destra dell'immagine, la moglie del regista Eli Roth.
Ana De Armas e Lorenza Izzo (Knock Knock, 2015)

3. Green Inferno (2013)

Green Inferno (2013)

Green Inferno è un film scritto, diretto e prodotto da Eli Roth, presentato per la prima volta al Toronto International Film Festival nel 2013. Ispirato completamente dal cult italico Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato, il regista statunitense crea un classico cannibal-movie in cui un gruppo di ragazzi newyorkesi, recatosi in Amazonia, dovrà affrontare una tribù indigena con tradizioni e usanze molto lontane (per così dire) dall’Occidente civilizzato.

Rispetto alla pellicola italiana, Green Inferno non si maschera da found footage (come ad esempio The Blair Witch Project, Paranormal Activity e Creep) e mette in scena episodi di cannibalismo e di violenza pura, degni del nome del regista. Il tutto all’interno di una scenografia meravigliosa, caratterizzata dal verde della foresta amazzonica, in cui gli indigeni si presentano con dei colori pastosi, in una palette che va dal rosso al giallo ocra, a loro modo estremamente inquietanti. Inoltre, l’intero piatto gore è condito da gag e da una sottile ironia di sottofondo che pervade tutto il film, il quale può essere considerato un horror leggero da gustare senza troppo impegno.

2. Cabin Fever (2002)

Lo splatter secondo Eli Roth
Cabin Fever (2002)

Cabin Fever è il primo lungometraggio diretto da Eli Roth del 2002. Il regista scrive la sceneggiatura ben 7 anni prima assieme a un suo amico e compagno di stanza all’Università di New York, ispirandosi a una vicenda personale durante la quale contrasse un’infezione alla pelle in un viaggio in Islanda. I due trovarono con fatica i fondi per produrre il film a causa delle scene eccessivamente splatter e dell’utilizzo di epiteti razzisti, riuscendo però a conquistare niente meno che David Lynch.

Essendo un grande estimatore de La Casa e Non aprite quella porta, Eli Roth ripropone sostanzialmente le stesse dinamiche, mettendo in scena un cottage e cinque giovani intenti a trascorrere un periodo in totale relax e divertimento, fino a quando non incrociano uno strano individuo apparentemente affetto da una malattia. Un horror semplice, minimale nella sua essenza e nel suo non proporre fondamentalmente nulla di nuovo. Nonostante ciò convince, strizzando l’occhio ai film dell’orrore anni Settanta. Ovvio, essendo l’opera prima non è esente da difetti (come la debole costruzione psicologica dei personaggi), ma si lascia guardare e divertire, soprattutto se si cerca un po’ di sano gore senza impegno.

Eli Roth appare anche in un cameo, oltre al fratello Adam Roth, come una sorta di campeggiatore amante dell’Heavy Metal (Machine Head).
Sono presenti un sequel del 2009 “Cabin Fever 2 – Il Contagio” e un prequel del 2014 “Cabin Fever: Patient Zero”, non diretti però dal regista di Newton.

1. Hostel (2005)

Hostel, il capolavoro di Eli Roth
Jay Hernandez (Hostel, 2005)

Eli Roth scrive, dirige e produce (accompagnato da Quentin Tarantino come produttore esecutivo) questo piccolo capolavoro horror del 2005: Hostel, quasi totalmente girato in Repubblica Ceca. Il film ha ottenuto un successo notevole al botteghino, con un guadagno di 80,6 milioni di dollari rispetto ai 4,8 milioni impiegati per la realizzazione.
Ispiratosi a un sito del deep web in cui si garantiva la possibilità di assassinare un uomo a fronte di una spesa di 10mila dollari in Thailandia, il regista racconta la storia di tre ragazzi americani che decidono di fare un viaggio in Slovacchia.

Essendo alla ricerca di esperienze prettamente di tipo sessuale, i giovani si fermeranno presso un ostello in una cittadina sperduta, pronti per acchiappare qualche donzella disinibita dell’Est Europa. Il problema è che da “cacciatori” diverranno a loro volta prede.
Hostel, come i migliori film horror che si rispettino, presenta una profonda critica sociale per quanto riguarda in primis gli americani e la loro ignoranza rispetto ai paesi e società che li circondano. In secondo luogo, Eli Roth condanna la mercificazione sessuale, in particolar modo riferita al corpo femminile e all’Est Europa.

Inoltre, il regista dimostra tutta la sua capacità nel riuscire a coinvolgere lo spettatore partendo in sordina, e quindi utilizzando solo le grida dei malcapitati e gli effetti sonori, per poi mostrare interamente amputazioni e torture di ogni genere. Una piccola curiosità commerciale a riguardo, oltre all’ennesimo cameo di Eli Roth, consisteva nella fornitura di un sacchetto in cui vomitare all’entrata delle sale cinematografiche in cui veniva trasmesso Hostel.

Un horror crudo e puro, splatter e violento all’inverosimile che nasconde anche un significato e una critica sociale, cosa desiderare di più?
Sono presenti anche due sequel “Hostel: Part II” (diretto sempre da Eli Roth) e “Hostel: Part III”.

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