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Zack Snyder’s Justice League – recensione

di Nicola Artusi

Pubblicato il 2021-03-23

Fare una recensione della Zack Snyder’s cut di Justice League è molto difficile. Si tratta contemporaneamente di una extended version, di un remake e di un reboot. È lo stesso film, eppure completamente diverso, e apre a un mondo che sarebbe potuto essere e che mai sarà. È un unicum nel suo genere, e come …

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Fare una recensione della Zack Snyder’s cut di Justice League è molto difficile. Si tratta contemporaneamente di una extended version, di un remake e di un reboot. È lo stesso film, eppure completamente diverso, e apre a un mondo che sarebbe potuto essere e che mai sarà. È un unicum nel suo genere, e come tale va trattato.

Parte 1. Zack Snyder’s Justice League, le origini

Le vicende travagliate di Justice League (2017) sono note a tutti: dopo la morte della figlia, il regista Zack Snyder si ritira dal progetto. Il materiale viene messo da parte. Subentra Joss Whedon. Elimina ogni oscurità che Snyder aveva inserito nel suo film e crea un mostro di Frankenstein ammantato di malfatta CGI e scarsa profondità. Poi l’urlo del web: “release the Snyder’s cut“; si associano i protagonisti del film, il regista e infine anche Warner Bros. Ed ecco che dal 18 marzo 2021 approda sulla piattaforma HBO MAX/Sky Atlantic UK il progetto desiderato, Zack Snyder’s Justice League.

Parte 2. Perché proprio in streaming?

Al di là delle limitazioni imposte dall’attuale crisi sanitaria, Zack Snyder’s Justice League è un prodotto perfetto per lo streaming. Quasi quattro ore di girato (e 10 minuti di titoli di coda) suddiviso in sei capitoli, rendono l’opera del regista una perfetta miniserie, con i giusti tempi e spazi narrativi (e pause per il bagno, ndr). In particolare, trattasi di una perfetta miniserie HBO, che negli anni ci ha abituato a opere narrativamente lente e indulgenti a riflessioni (True detective, The Young Pope, per citarne un paio), contrapponendosi ai competitor Netflix e Disney-Marvel.

La morte di Superman

Lo scontro stilistico con le recenti WandaVision e Falcon and the Winter Soldier è più che evidente, ed è chiaro fin dai primi minuti che abbiamo a che fare con un prodotto impegnato, serio, “per adulti”.

Parte 3. Il coro islandese e altri simpatici recuperi

Questo film in sei atti è lento. Molto lento. Superlento, praticamente tutto al rallentatore. Persino le scene al rallentatore obbligato – come quando corre Flash – sono ulteriormente rallentate. Il regista osserva Lois Lane (Amy Adams) bere una tazza di caffè per alcuni minuti; un coro islandese saluta, riconoscente, Aquaman (Jason Momoa), sperando in un suo rapido ritorno. Gli istanti di raccoglimento diventano secondi, i secondi di preparazione diventano minuti.

Ma il tutto ha uno scopo preciso: contestualizzare non solo le azioni, ma soprattutto gli scopi, i desideri e le motivazioni del gruppo di metaumani. Non sono supereroi, non sono mutanti né sono super-umani. Ovviamente presentano capacità che trascendono quelle umane, ma le debolezze sono le stesse di ognuno di noi.

Ippolita, regina delle Amazzoni

Contemporaneamente, il film è molto razionale. Segue un filo logico chiaro; ogni azione e ogni scelta è conseguente alle decisioni pregresse, e il filo è dispiegato dal film stesso anche fin troppo nei dettagli.

Parte 4. Il rispetto dei personaggi

Certo, aver raddoppiato il tempo di girato (o meglio, aver mantenuto TUTTO quel girato) permette a Snyder di dare la giusta dignità a ogni scena e a ogni personaggio. La morte di Superman (Henry Cavill) è ricordata con rimorso, lutto e affetto in Zack Snyder’s Justice League. L’affrettata battaglia a Themyscira è fortunatamente estesa: le Amazzoni perdono il puro carattere circense, e tornano le fiere guerriere che abbiamo conosciuto in Wonder Woman. Ippolita deve sacrificare le proprie combattenti con la sofferenza di un regnante premuroso.

Il volubile e irritabile Aquaman è umanizzato nel suo conflitto di appartenenza. Batman (Ben Affleck) persegue la sua ricerca di altri metaumani non tanto per la paura per la sicurezza del proprio mondo, ma per la certezza della sua mortalità. Flash (Ezra Miller) salta fortunatamente la fase di adolescente nerd inconsapevole delle proprie capacità introducendoci direttamente un Barry Allen eroe, certo in formazione, ma che conosce l’estensione e i pericoli del viaggio a ipervelocità, ricollegandosi ai presupposti della serie DC.

Wonder Woman, meraviglioso personaggio interpretato da Gal Gadot, mantiene il proprio ruolo, con la saggezza e sicurezza che solo un essere semidivino, virtualmente immortale e potente può avere, legandosi molto meglio, da un punto di vista di continuità, a WW1984 rispetto a quanto facesse Justice League.

Wonder Woman che salva la situazione.

Cyborg (Ray Fisher) ci viene presentato fatto e formato, ma con una origin story interna a Zack Snyder’s Justice League stesso, che spiega l’evoluzione del personaggio e dei suoi poteri.

Un trattamento analogo è riservato ai nemici del nostro gruppo, primo tra tutti Steppenwolf, il demone cornuto, araldo di un cattivo ancor più cattivo. I suoi poteri sono svelati lentamente, così come i suoi scopi. Non è solo forte; scopriamo quanto sia potente di volta in volta, di battaglia in battaglia. È lo spettatore stesso a rendersi conto che la Justice League senza Superman non avrà mai alcuna speranza di vincere contro Steppenwolf. Figurarsi contro colui che, letteralmente, detiene la vita di Steppenwolf nelle proprie mani, Thano – ehm volevo dire Darkseid.

Steppenwolf, nella nuova veste.

Sarà questo il motore che spingerà i membri della Justice League a decidere di risvegliare Superman dal sonno eterno. Superman, sacrificato per la salvezza dell’umanità, risorge in una lucente veste messianica, ricongiungendosi alla madre e all’amata Lois, in una delle scene esteticamente più riuscite dell’intero film.

Parte 5. Estetica, effetti speciali ed effetti visivi.

Una grande colpa di Justice League è stata quella di avere degli effetti visivi non all’altezza del budget, della portata del film e, sopratutto, della competizione con i prodotti Marvel. Zack Snyder’s Justice League sicuramente non riesce a riscattarsi. A tratti sembra di trovarsi nelle parti non giocabili di un video game dei primi anni 2000, tipo le cutscene di Harry Potter alla fine dei livelli di gioco. In altri momenti, si può quasi distinguere la cucitura del telo verde posto dietro gli attori, che sembrano persi in uno sfondo senza dimensione, con battaglie nel vuoto, disinteressanti e disinteressate.

Eppure, rispetto a Justice League, che su questa inaccuratezza lasciava interdetti, Zack Snyder’s Justice League ci trascina in un mondo diverso, atemporale, in cui ogni eroe si muove. Le coordinate spazio-temporali si perdono, le gesta diventano mitiche e mitologiche, esulano dal momento e trascendono la necessità del gruppo DC di rappresentare un’umanità intera. Questo stacco dalla realtà ci permette di non focalizzarci sui pochi passaggi completamente avulsi dalla fisica – come ad esempio il fatto che Flash, a velocità luce, possa parlare tranquillamente con gli altri componenti della squadra.

La resurrezione di Superman.

La regia è epica, lirica, con passaggi corali, fortemente teatrali; l’estetica della fotografia è curata e predominante. L’effetto finale? Un salto nel passato, nei film western, negli eroi intaccabili che il cinema ci ha regalato negli anni.

Complici la colonna sonora e il formato 4:3. Sì, il film è in 4:3, quello del tubo catodico, per intenderci. Uno stacco interessante, una scelta stilistica che sa di vecchio, eppure di familiare e di domestico.

Anche l’estetica dei costumi è maniacalmente curata. Steppenwolf in particolare ottiene un’armatura scintillante più fluida e piacevole, e il nuovo costume di Superman fa una grande figura.

Parte 6. La trama, l’epilogo e gli SPOILER.

Facendola breve, la morte di Superman, ultimo figlio di Krypton, ha causato il risveglio delle tre scatole madri, non più sopite dalla sua presenza. Queste si trovano sulla Terra, dopo un’antica battaglia che ha visto vincitrice l’alleanza terrestre, divina e dei protettori universali, le Lanterne Verdi.

Darkseid

Steppenwolf, su ordine del Tiranno intergalattico Darkseid e controllato dal suo luogotenente DeSaad, giunge sulla Terra per cercare le scatole. [Piccolo inciso: pur uscendo ora, tutto lo scritto e il girato della parte relativa alla ricerca delle scatole madri risale comunque a prima del 2017, e, conseguentementemente, prima dell’uscita di Avengers: Infinity War.] Trova la prima a Themyscira; pur non riuscendo a difendere l’artefatto dall’assalto, le Amazzoni provvedono ad avvisare Wonder Woman tramite l’invio di una freccia mitologica. Grazie a questa, Diana Prince scopre anche dell’esistenza reale di Darkseid, leggenda tramandatale sin dalla nascita.

DeSaad

Bruce Wayne, nel contempo, cerca di raccogliere più metaumani possibili, in previsione di altre minacce incombenti, in particolare Flash e Aquaman. Quest’ultimo si scontra con Steppenwolf nel tentativo di proteggere la scatola affidata agli Atlantidei. Perdendo nello scontro, Aquaman decide di unirsi al gruppo in formazione per difendere l’ultima scatola, quella custodita dagli umani, in mano a Cyborg e fonte del suo potere. Salvandosi per un soffio, i membri della Justice League si rendendono conto di non poter sconfiggere Steppenwolf da soli e decidono pertanto di resuscitare Superman.

Cyborg, fondendosi con la scatola madre, ha una visione di Wonder Woman e Aquaman uccisi da Darkseid, e Superman, disperato per la perdita di Lois, al fianco del nemico con in mano la testa di Batman. Insomma, abbiamo capito che Darkseid è potente, e che Superman, in cerca di vendetta, potrebbe tradire tutti.

La squadra, quindi, si dirige verso Chernobyl, sede scelta dal nemico per la propria base, sperando che Superman, ancora rintronato dal risveglio dall’aldilà li raggiunga presto. I serpenti rossi CGI? Scomparsi. La ridicola famiglia russa? Sparita. Grazie Zack Snyder’s Justice League. Superman arriva, vestito di nero. Steppenwolf è sconfitto, le scatole rese inutilizzabili. Tutto sembra in pace sulla Terra.

Eppure Bruce Wayne non è tranquillo, e ha ragione. Qualcosa si muove nell’ombra. Lex Luthor, fuggito da Arkham, si sta alleando in segreto con Deathstroke.

In un epilogo onirico che sembra molto una visione del futuro, Bruce si trova a collaborare con Joker, Flash, Cyborg, Mera di Atlantide e Deathstroke stesso in un mondo post-apocalittico in cui le forze di Darkseid hanno preso il completo controllo della Terra, e Superman, con dei lucenti occhi laser, sta per attaccare il variegato gruppetto.

Batman, in un ultimo scambio con Joker (Jared Leto), rivela il suo odio per il nemico, colpevole di aver ucciso il ragazzo Meraviglia, il suo Robin.

Joker nel dialogo con Batman.

Il finale, unica parte dell’intero film ad essere stata girata ex novo, unisce coralmente i personaggi dell’intero franchise, da Aquaman a Wonder Woman, dai Titans ad Harley Quinn. È un finale semiaperto, che dà un indirizzo e un’idea per uno sviluppo completo di una saga, con razionalità e coerenza. Un progetto che DC sembra, però, aver abbandonato. Un progetto che forse avrebbe meritato di vedere la luce.

Credits.

Non ci sono scene post-credit. Ma è giusto dare il giusto credito a un film che, con tutte le innegabili limitatezze visive degli effetti post produzione, riesce a sorprendere, a intrattenere, e ad affascinare. Indulge sullo stile? Sì. Poteva essere più corto? In sala, forse sì. Ha un sacco di sottotrame discretamente inutili? Certamente. Poteva essere prodotto come miniserie? Forse sarebbe stata la scelta più adatta al prodotto.

Eppure, Snyder e il suo team riescono in tre film, contando anche Man of Steel e Batman VS Superman – Dawn of Justice, e sicuramente in queste quattro ore di Zack Snyder’s Justice League, a umanizzare i personaggi, razionalizzare i loro moventi e epicizzare le loro gesta. Se il confronto deve essere quello con la Marvel’s Infinity Saga, che è riuscita nello stesso intento in oltre 20 film e 11 anni, beh, parliamo di due categorie diverse.

Il ciclo di Snyder non ha la brillantezza né l’ironia di ampio mercato tipica dei prodotti Marvel. Non è un prodotto per bambini, non solo per la violenza, ma per l’esplorazione dello spettro umano che, in Marvel, è secondario. L’unico film dell’Infinity Saga che si avvicina a Zack Snyder’s Justice League è Infinity War, che supera il film di Snyder completamente in termini di tempo del racconto, effetti visivi e spesso anche in sceneggiatura.

Justice League
La Justice LEague al completo.

Nel complesso, quindi, Zack Snyder’s Justice League è un bel film, che arriva al momento giusto, che fa pace con il mondo cinematografico DC, che fa pace con i suoi fan. Almeno per quanto sia possibile rappacificarsi con i fan di prodotti così maltrattati come quelli DC.

8

Il film che avremmo voluto vedere al cinema 4 anni fa arriva finalmente su tutti gli schermi, strabordante di slowmotion ma piacevolmente curato nell'estetica e nei dettagli. Forse anche troppo. Punto carente dell'intero film rimangono gli effetti visivi, irreali ed evidenti, che cozzano con dei personaggi ricchi di umanità.

  • Una trama lineare e razionale
  • I protagonisti sono mossi da intenzioni e moventi condivisibili e comprensibili
  • I personaggi sono trattati con affettuoso rispetto
  • Un'estetica ineccepibile
  • Trooooppo slowmotion
  • Una CGI imperfetta e stucchevole

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