logo

The Ritual: recensione sul film esclusiva Netflix

di Raphael Tonchia

Pubblicato il 2021-01-04

The Ritual è un film del 2017 diretto da David Bruckner (“The Signal” del 2007 e “V/H/S” del 2013), presentato per la prima volta al Toronto International Film Festival nello stesso anno.Uscito in Italia esclusivamente sulla piattaforma streaming di Netflix, si basa sull’omonimo libro di Adam Nevill, ossia un romanzo horror britannico del 2011.La Trama …

article-post

The Ritual è un film del 2017 diretto da David Bruckner (“The Signal” del 2007 e “V/H/S” del 2013), presentato per la prima volta al Toronto International Film Festival nello stesso anno.
Uscito in Italia esclusivamente sulla piattaforma streaming di Netflix, si basa sull’omonimo libro di Adam Nevill, ossia un romanzo horror britannico del 2011.

Si avvisa il lettore che di seguito saranno presenti spoiler sull’ultimo atto del film.

The Ritual, film esclusiva Netflix
The Ritual (2017)

La Trama (Spoiler):

Dopo la prematura morte di uno di loro all’interno di una drogheria, quattro amici decidono in suo onore di partire per un viaggio tra i boschi e le foreste della Svezia. Giunti sei mesi dopo in queste lande desolate, i ragazzi sono costretti a rifugiarsi in una specie di cascina abbandonata in mezzo alla natura, a causa di un grave infortunio al ginocchio di uno di loro, avvenuto durante l’escursione.

All’interno di questo luogo, in cui sono presenti alcuni simboli legati a qualche culto pagano, i quattro amici saranno oggetto di incubi e allucinazioni terrificanti, arrivando così a lasciare la cascina per rimettersi in cammino il più presto possibile.
Da quel momento il viaggio prenderà una piega inaspettata.

Un film intrigante, ma solo a metà

The Ritual può essere suddiviso in due parti.
Nella prima, la migliore, il regista dimostra la sua furbizia e intelligenza non mostrando mai allo spettatore quale sia la creatura o quella “cosa” che sta inseguendo e spaventando i quattro amici.
Questo effetto “vedo non vedo” riesce a inquietare non poco, e al tempo stesso incuriosire chi guarda.

Interessante il cambiamento di ambientazione che avviene praticamente subito. Si passa dalle lande estese e dai grandi spazi aperti al bosco più fitto, totalmente claustrofobico (bellissime le riprese in cui i numerosi alberi sembrano essere dei muri invalicabili) che porterà i ragazzi a perdersi nel nulla. Uno dei punti di forza di The Ritual riguarda sicuramente la fotografia, che illustra queste distese boschive di conifere verdi e gialle in maniera perfetta. Le scene in realtà non sono state girate in Svezia, bensì in Transilvania a 2100 metri rispetto al livello del mare.

The Ritual (2017)

Tenendo conto della pioggia fitta, il buio della notte, il contesto naturalistico e l’ansia costante che accompagna i protagonisti, non si può non pensare al valido The Blair Witch Project del 1999, nonostante la totale differenza di riprese, e ad altri capostipiti del cinema dell’orrore come La Casa del 1981 di Sam Raimi.

Attraverso numerosi campi lunghi (in netta contrapposizione con il found footage sopracitato) che danno una sensazione di disorientamento, il regista presenta una serie di simboli di origine pagana ed esoterica, come le rune e la scultura di legno che sembra raffigurare un’entità demoniaca con le corna. Anche in questo caso, tenendo conto di tutti questi dettagli, si possono trovare alcune somiglianze innanzitutto con The Wicker Man del 1973 e con Midsommar – Il villaggio dei dannati del 2019 (approfondimento qui).

Per quanto riguarda l’elaborazione del lutto, la convivenza con i sensi di colpa e la volontà di partire per un’avventura con gli amici di una vita è un qualcosa di già visto se si pensa a quel capolavoro de The Descent – Discesa nelle tenebre del 2005 di Neil Marshall (Doomsday – Il giorno del Giudizio, Hellboy).

Purtroppo, nella seconda parte sembra che The Ritual racconti un’altra storia: da una parte viene introdotta una creatura, denominata “Jotunn“, ossia un membro della razza dei giganti secondo la mitologia norrena, che insegue appunto i protagonisti; dall’altra una particolare popolazione intenta a venerare questa entità tramite dei sacrifici umani. Una volta svelata la minaccia, il film perde quella curiosità e verve che ha caratterizzato il primo atto, arrivando a un finale un po’ banale e poco efficace, poichè ci si chiede come sia possibile che Luke, il protagonista, riesca a colpire con un’ascia una creatura così maestosa e forte.

Rafe Spall (The Ritual, 2017)

Il filo rosso de The Ritual

Per tutto il film il protagonista Luke convive con un senso di colpa importante, derivante dalla morte dell’amico a inizio della pellicola Netflix.
Infatti, Dom, colui che si infortuna, mette il dito nella piaga accusandolo di essere un codardo e di non aver fatto nulla per salvare l’amico in quella drogheria. A più riprese Luke sogna e rivive quel momento terribile e triste, trovandosi sempre di fronte a se stesso e alla propria incapacità di comprendere che non avrebbe comunque potuto fare niente per evitare la tragedia.

Questo senso di colpa arriva al culmine dapprima con la conoscenza (la prima vera e propria apparizione) e la fuga dal mostro infuriato e assetato di sangue e, successivamente, nella scena finale, con l’urlo di dolore e al tempo stesso di vittoria di Luke che guarda la creatura dritta negli occhi.

Rafe Spall (The Ritual, 2017)

Si può capire dunque come in primo luogo lo “Jotunn” simboleggi questa sofferenza del protagonista e la sua consapevolezza di non poter più tornare indietro.
In secondo luogo, con il grido liberatorio finale di Luke, si comprende come il significato di The Ritual risieda nel sapere accettare, convivere e superare determinate emozioni negative, che fanno parte della vita di tutti i giorni.

La creatura, esteticamente non così spaventosa come ci si aspettava, è comunque stata realizzata alla perfezione dal noto Keith Thompson (Pacific Rim, Crimson Peak), utilizzando sia la CGI sia gli effetti speciali.
La colonna sonora, usata con il contagocce, fa il suo lavoro spaventando lo spettatore quando serve e creando un ambiente inquietante e ansiogeno, nonostante l’utilizzo di alcuni jumpscare un po’ monotoni.
Si consiglia la visione in lingua originale con i sottotitoli per apprezzare meglio la prova attoriale del protagonista e degli altri personaggi.

The Ritual è disponibile sulla piattaforma Netflix.
Unisciti al nostro gruppo Facebook per non perderti nessun articolo.

I Consigli della Redazione:

Se avete gradito The Ritual, potete dare un’occhiata ai seguenti film:

  • The Wicker Man (1973)
  • The Blair Witch Project (1999)
  • Midsommar – Il villaggio dei dannati (2019)

Il trailer di The Ritual:

6

Il film si presenta con un ritmo che non annoia e che riesce a tenere incollato lo spettatore, sebbene alcune scelte forzate di sceneggiatura che fanno storcere il naso, come quando il gruppo decide di entrare nel cuore della foresta per prendere una scorciatoia. Nonostante la fotografia sorprendente e l'interpretazione magistrale degli attori, The Ritual delude sul finale le ottime aspettative maturate per buona parte del film. Come si suol dire, troppa carne sul fuoco ed è un peccato perchè poteva ambire a un voto sicuramente più alto, viste le premesse. Ad ogni modo è un prodotto comunque buono, che non pretende di inventare nulla di nuovo, con ottime potenzialità soprattutto per quanto riguarda la prima parte.

  • Fotografia e scenografia da urlo
  • Ottima prova attoriale del protagonista interpretato da Rafe Spall
  • Prima parte davvero intrigante
  • Creatura per nulla paurosa
  • Trama non così originale
  • Il finale appare un po' raffazzonato e scontato
  • Alcuni jumpscare eccessivi e senza senso

Seguici anche su:

Iscriviti alla Newsletter

Seguici su Google News

Potrebbe interessarti anche