logo

The Division 2 – Recensione

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2019-04-07

Dopo averci proposto, nel primo capitolo di The Division, una New York completamente innevata e devastata da una epidemia di vaiolo, scoppiata in occasione del Black Friday, Ubisoft ci “riprova”, presentando a noi videogiocatori una sorta di sequel, questa volta ambientato nella capitale Washington. Come tutti sappiamo il primo titolo è stato caratterizzato da luci …

article-post

Dopo averci proposto, nel primo capitolo di The Division, una New York completamente innevata e devastata da una epidemia di vaiolo, scoppiata in occasione del Black Friday, Ubisoft ci “riprova”, presentando a noi videogiocatori una sorta di sequel, questa volta ambientato nella capitale Washington. Come tutti sappiamo il primo titolo è stato caratterizzato da luci ed ombre, soprattutto ombre, fattori che, nonostante siano stati migliorati e abbiano reso il gioco più fruibile, hanno lasciato sempre un po’ l’amaro in bocca. Con questo secondo capitolo, la domanda sorge spontanea: i ragazzi di Massive Entertainment, sono riusciti ad imparare dai loro errori, tenendo presente che il genere videoludico di riferimento è davvero pieno di titoli che sgomitano a più non posso?  Andiamo a vedere, su PS4 pro, come hanno svolto il loro lavoro, rapportando il tutto al titolo precedente.

DA NEW YORK A WASHINGTON D.C.

Come anzi detto, questa nuova avventura porta noi e il nostro alter-ego a Washington  D.C.. Sono passati sette mesi dagli eventi che hanno fatto collassare New York, con l’epidemia che purtroppo è avanzata, portando anarchia e guerre civili anche all’interno della capitale a stelle e strisce. La trama non presenta nessun tipo di svolta particolare o di colpo di scena (si tratta comunque di un gioco online), risultando per lo più lineare, andando però a stuzzicare la curiosità del giocatore che intende sapere come la storia si è evoluta. Il nostro punto di riferimento non poteva essere che la Casa Bianca, che diventa a tutti gli effetti la nostra base operativa. Quest’ultima riproposta in maniera veramente dettagliata, cosi come risulta dettagliata anche l’intera città fin nel minimo dettaglio: un level-design veramente curato, iniziando dai monumenti ed edifici più importanti fino ad arrivare alle strade e spazi aperti, senza scordarsi il ciclo giorno-notte e le variazioni del tempo, quest’ultimo ormai un must per giochi di questo tipo. In particolare gli edifici, posso definirsi veramente tali anche all’interno, poiché è impossibile non soffermarsi ad osservare la cura per il dettaglio. Da sottolineare non solo, la fedeltà alle controparti originale, ma anche l’ottima resa di questi a livello di tempo trascorso: tutta l’ambientazione si è veramente piegata alle stagioni, alle intemperie e alla devastazione, diventando preda della flora e della fauna.

La bellezza della devastazione si contrappone però, ad una mappa di gioco non molto vasta, soprattutto rapportandola a New York, anche se quest’ultima risultava essere più vuota e meno particolareggiata. Questa minor vastità però, viene messa in secondo piano davanti all’esplorazione: Washington deve e vuole essere esplorata, non solo per le missioni (più numerose e più varie rispetto al primo) e per gli oggetti da scovare, ma soprattutto per una ricerca disperata di umanità. Il pezzo forte del nuovo The Division infatti, sono gli insediamenti da liberare, da sviluppare e da difendere, tutto per cercare di ricreare varie comunità di persone.

SOLO SCONTRI A FUOCO, ABILITA’ E ARMI DA MIGLIORARE?

Certo, la resa di Washington è veramente ottimale, ma, premesso nuovamente che è impossibile non fare il paragone con il predecessore, l’esperienza di gioco risulta essere a livello della città in cui si svolge?

Come detto all’inizio, il nostro nuovo hub è la Casa Bianca, dove potremo sviluppare, il nostro personaggio, in tutto e per tutto. Vengono quindi confermate le linee guida tracciate dal titolo newyorkese, che fungono da colonna portante per la crescita del nostro alter-ego, al quale però sono state aggiunte nuove abilità, nuovi gadget (come il drone, che si va ad aggiungere a quelli ormai consolidati come la torretta e le cure mediche, utili per sa e per i compagni) e nuovi particolari come le specializzazioni, tre in tutto e sbloccabili al livello 30, molto utili per l’end-game. Il giocatore potrà sceglierne una tra queste, in modo tale da poter continuare a far fuori nemici, anche al termine della storia principale, quest’ultima, anche qui, strutturata in missioni principali, ma ben più numerose e varie. A queste si aggiungono anche quelle secondarie, tra cui spiccano le conquiste degli insediamenti, grazie ai quali è possibile ottenere ricompense varie, sia a livello di armi che a livello estetico. Dato l’elevato numero di missioni, la novità degna di nota è la guida presente nel menù, che guida (chiedo scusa per il gioco di parole) i giocatori volta per volta, nelle missioni di affrontare. Un aiuto fondamentale, per evitare di trovarsi sperduti e vagare senza meta per le strade.

E’ proprio sulle missioni che si vedono le migliorie apportate dagli sviluppatore. Il primo capitolo presentava missioni ripetitive nella struttura e nelle ambientazioni, alle quali si poteva aggiungere un po’ di pepe, cambiando la difficoltà nell’affrontarle. Qui a Washington, le cose risultano essere ben diverse: scontri a fuoco al cardiopalma (da affrontare preferibilmente in coop, cosi come tutto il resto del gioco), con un riscontro veramente positivo, in primis per la soddisfazione nell’aver buttato giù i vari nemici e in secundis, ma non per importanza, per le ricompense, decisamente con la R maiuscola.

Abbiamo detto quindi come gli scontri a fuoco sono migliorati. Ma i nemici? Nel primo titolo, eravamo obbligati a scaricarli addosso numerosi caricatori per poterli far fuori, senza parlare dei boss, che avevano una pelle più dura dell’adamantio di Wolverine. Anche in questo ambito, lo scontro con nuovi nemici ( Iene, True Sons, Reietti e Black Tusk) risulta essere migliorato e più equilibrato: il feeling risulta più elevato, grazie alle migliorie apportate alla salute, ma soprattutto all’intelligenza dei nostri antagonisti, seppur ci sia ancora da lavorare. Come prima accennato infatti, The Division 2 è meglio giocarlo in coop perché, oltre a essere più divertente, è anche più strategico, non potendo più lanciarci a capofitto negli scontri in una maniera simile a Rambo. L’azione va pianificata anche in base ai movimenti e alle strategie dei nemici stessi. Pianificazione che unita alla pazienza, verrà sicuramente premiata, nel momento in cui decidiamo come approcciarci allo scontro, ricordando che i vari gadget (drone, torrette ecc) sono sempre a nostra disposizione nel momento in cui avremo bisogno di fuoco di copertura o di allontanarci per curare le nostre ferite.

Quando si parla di scontro tra nemici, non possiamo non parlare della componente PvP. Anche qui troviamo la Zona Nera, la zona più pericolosa di tutto il gioco, dove oltre a trovare nemici comandati dall’IA più forti, ci imbatteremo con altri giocatori con scontri che, come sappiamo, non sono obbligatori. Ma ecco la novità di questa zona, la modalità Conflitto. Quest’ultima consiste in arene, sempre all’interno della Zona Nera, dedicate agli incontri PvP, con due sotto-modalità Dominio e Schermaglia.

GRAFICA, VARIE ED EVENTUALI

Ricordiamo tutti il primo video di The Division? Si esatto, proprio quello che mostrava un gioco con una grafica mozzafiato, a cui però è stata mozzata la testa, subendo un drastico dowgrade grafico. Per fortuna, questa volta non è successo nulla di tutto ciò in questo secondo capitolo, rivelando fin da subito la sua veste grafica di un livello decisamente superiore.

La nostra prova effettuata su PlayStation 4 Pro, ha dato dei risultati soddisfacenti. La capitale americana è stata resa benissimo (un pò meno i dettagli del nostro personaggio e degli altri NPC) visti anche i numerosi colori aggiunti, in quanto a New York la base cromatica era tutta indirizzata sul bianco e derivati, vista la stagione invernale e la neve che la facevano da padroni. Quindi, anche in questo caso, i ragazzi di Massive Entertainment hanno svolto veramente un buon lavoro.

Entrando più nel dettaglio tecnico, purtroppo bisogna ravvisare la presenza di vari bug che già affliggevano il primo The Division, a cui siamo un pò tutti abituati: il malcapitato nemico che, impegnato a scendere da una determinata altezza, rimane sospeso in aria, o che, nel momento in cui viene ucciso, rimane incastrato nel terreno di gioco.
Altri difetti riscontrati sono stati il calo di frame, che ci attanaglia sempre nelle fasi più concitate, il ritardato caricamento di texture dei vari ambienti, nonostante accada molto meno spesso e infine, un paio di crash, giusto in tempo per ricominciare la missione dall’inizio.

E’ vero, in questo gioco, la trama non fa da padrona, ma il mutismo del nostro protagonista va a snaturare ancora di più i dialoghi, questi ultimi caratterizzati da un medio doppiaggio in italiano. E’ comunque una situazione di crisi e un pò più di enfasi nelle battute non farebbe male. Ottimi invece, l’audio ambientale e la colonna sonora.

8

La nuova fatica di Massive Entertainment si dimostra essere decisamente superiore rispetto al suo predecessore, andando a colmare quei vuoti che gravavano e che lo rendevano poco gratificante e alla lunga (anche meno) noioso. Con un comparto grafico ottimale ma non perfetto, una Washington davvero ben fatta e un gameplay decisamente più stimolante e divertente, The Division 2 riesce ad attirare su di sè le attenzioni di giocatori in precedenza non interessati, grazie a piccole e grandi novità sotto tutti gli aspetti. Anche se il comparto audio, a livello di dialoghi, può essere migliorato, sono innegabili e visibili il lavoro e l'impegno profuso, aspettando anche i nuovi contenuti.

  • Divertente e stimolante
  • Resa di Washington ottima
  • Buona IA dei nemici
  • Vari difetti grafici
  • Dialoghi da rivedere

Seguici anche su:

Iscriviti alla Newsletter

Seguici su Google News

Potrebbe interessarti anche