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The Outlast Trials: la recensione

di Pietro Montagna

Pubblicato il 2024-03-11

Avete presente il detto: “Meglio soli che male accompagnati?”. Ecco scordatevelo perché in questo nuovo capitolo di Outlast non sarete più soli. E per fortuna aggiungerei! Recensione del nuovo capitolo di Outlast!

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Avete presente il detto: “Meglio soli che male accompagnati?”. Ecco, scordatevelo, perché in questo nuovo capitolo di Outlast non sarete più soli. E per fortuna aggiungerei!

Finalmente dopo tanta attesa é uscito il nuovissimo capitolo della saga horror che abbiamo imparato ad apprezzare. Da chi lo giocò per la prima volta su pc ai più recenti che hanno potuto viverlo anche su console. La saga di Outlast ha saputo far saltare sulla sedia migliaia di noi che non si aspettavano un jumpscare dietro l’altro! Certo in questo caso era colpa nostra, non avevamo saputo nasconderci bene!

The Outlast Saga

Ma bando alle ciance, per chi non lo sapesse: da dove nasce Outlast? L’originale, pubblicato nell’ormai lontano 2013, occupa un posto di riguardo nei cuori e nelle menti degli appassionati di giochi horror. La prospettiva in prima persona e il modo in cui grazie alla telecamera dovevi farti spazio nei luoghi bui ebbero una resa innovativa. Scappare da terrificanti essere ormai non più umani per sopravvivere era, ed è ancora, adrenalinico. Al primo capitolo si aggiunse anche di un DLC, che io apprezzai tantissimo per la storia. Una prospettiva parallela di un altro personaggio nello stesso manicomio di Mount Massive.

Il secondo capitolo della saga non aveva entusiasmato tantissimo, meno brillante ma comunque terrificante allo stesso modo. Senza fronzoli alcuni, non c’è molto di cui parlare di diverso dal primo. Ma se passiamo ad Outlast Trials gli sviluppatori di Red Barrels hanno deciso di cambiare le carte in tavola. Rendendolo un gioco più improntato sul multiplayer.

Dopo 9 mesi di early access finalmente è uscito il gioco completo di cui ora analizzeremo ogni aspetto.

Il trailer di Outlast Trials.

E’ sempre colpa della Murkoff.

Sono tre gli elementi principali che collegano questa opera ai capitoli regolari della serie. Primo: il contesto narrativo. The Outlast Trials, come anticipato, è in tutto e per tutto un prequel ambientato durante la Guerra Fredda. Nei panni di un senzatetto verrete attratti dalla promessa di una vita migliore dal più classico dei manifesti americani stile “I WANT YOU”. Ma finirete in una vera e propria trappola architettata a regola d’arte dalla Murkoff Corporation, ben nota agli amanti della serie, che sta conducendo terribili esperimenti su pazienti umani. Le premesse iniziano e finiscono sostanzialmente qui. Al vostro risveglio vi ritroverete in una gigantesca struttura, costretti a condividere lo stato di prigionia con un gruppo di sfortunati come voi, anch’essi coinvolti in tutta una serie di test il cui unico scopo è sopravvivere.

Bene o male, dunque, il nostro obiettivo è molto semplice: ottenere la libertà dimostrando di essere dei soggetti validi. Ciò si traduce in una lunga serie di prove da completare da soli oppure in gruppo. Sparsi nei vari livelli troveremo documenti secretati che ci aiuteranno a comprendere la storia dietro The Outlast Trials (prequel dei precedenti) e su alcuni dei personaggi che ne fanno parte, sebbene in modo sempre molto indiretto. Non sono pochi da trovare, né sarà semplice farlo. Sarà infatti molto probabile incapparci per puro caso in più occasioni

Mai banali sul gore

A non mancare mai, invece, sono i contenuti sessuali, sanguinolenti e blasfemi che tanto piacciono agli amanti della serie. Sebbene a questo giro sia quasi tutto espresso tramite manichini. Ovviamente se non saranno loro, saremo noi a subire quella sorte.

Red Barrels non si è trattenuta e certe scene risultano comunque esplicite senza bisogno di chissà quale immaginazione. Da questo punto di vista la serie mantiene, e in certi punti persino rafforza, quegli elementi assolutamente sopra le righe che l’hanno sempre caratterizzata. Dalla stazione di polizia all’orfanotrofio, passando per il parco divertimenti e altre che vi lascerò il piacere di scoprire, The Outlast Trials fa bene il suo lavoro quando si tratta di scegliere dove ambientare i suoi personalissimi test (come già descriviamo in un nostro articolo passato sugli update della serie).

Un passo verso la rinascita

Quindi, dopo essere stati forzatamente resi cavie dovremmo riuscire a completare tutte le missioni dei programmi da loro creati, ai quali si aggiungeranno anche sfide settimanali.

Murkoff 1 outlast trials

Abbiamo infatti il Programma Genesi con la sua Terapia primaria per un Cammino di rinascita. Il Programma X con la Terapia avanzata per un Cammino di ascesa. Infine il Programma Ultra con una Terapia estrema per il Cammino verso l’inferno.

Per quanto derivativa, la struttura alla base di The Outlast Trials è sufficientemente solida. Per nulla originale, né chissà quanto profonda, ma il gioco mette a disposizione nuovi potenziamenti fino al livello cinquanta, segno che sulla carta l’intenzione degli sviluppatori è di tenere incollati gli utenti alla loro creatura per lunghissimo tempo. Alla fine, tuttavia, la produzione si scontra con una ripetitività di fondo purtroppo non aggirabile.

Sia chiaro. Le idee non mancano, però già da subito si notano i limiti concettuali del gameplay, che purtroppo centra poco il cuore vero di Outlast. Ogni livello ha i suoi specifici obiettivi e questo va bene, ma il modus operandi che porta al completamento delle missioni è pressoché quasi sempre identico. Che si tratti di sbloccare un meccanismo, di spingere sino sulla sedia elettrica un’altra cavia o semplicemente fuggire dalla struttura di turno, ogni sezione in cui è diviso il livello comporterà il ritrovamento di determinati oggetti.

Outlast trials 2

Ciò che non uccide, fortifica

Questi programmi sono utili per guadagnare anche soldi e potenziamenti, trasformati in Ticket che otterremo a ogni aumento di livello. Con quelli potremo migliorare il nostro personaggio e renderlo più efficiente man mano che le prove si complicheranno in termini di obiettivi da soddisfare. Questi possono essere spesi inizialmente in Farmacia e al Garage.

La prima offre una serie di migliorie fisiche e non, suddivise per tre livelli che saranno accessibili acquistando tutto il possibile in quelli precedenti. Da una maggiore resistenza, ad un inventario più ampio, per citare qualcuno. Ovviamente va da sé che continuando a giocare ed a farlo bene diventeremo sempre più forti, veloci e resistenti. Anche meglio equipaggiati sia per affrontare vecchie terapie con maggior efficienza, sia allo scopo di fronteggiare ciò che ci aspetta in futuro.

Nel Garage è invece possibile acquistare fino a un massimo di quattro artefatti tra cui sceglierne uno da portare con noi nei vari test. Inoltre, sempre al costo di un tot di ticket si potrà migliorare l’artefatto di turno, rendendolo ovviamente più efficace. Non c’è propriamente un artefatto migliore di un altro, ma dipenderà tutto dallo stile di gioco adottato. Non posso però esimermi dall’elogiare l’utilità di quello “Stordimento“, a maggior ragione se adeguatamente potenziato. Avanzando ancora di livello si sbloccherà la Mensa che aiuterà il personaggio facendogli acquistare gli “Stimolanti“. Ovviamente merci di contrabbando, al di sotto degli sguardi dei dottori e degli scienziati. Ringraziamo anche la meccanica del visore notturno che, al contrario della telecamera del primo episodio, vi consentirà di vedere al buio fintantoché la batteria conserverà un sufficiente livello di carica.

Outlast trials 1

Tirando le somme

In conclusione: Oulast Trials basa buona parte del suo iniziale gameplay sulla progressione del personaggio, ovviamente sotto un’attenta decisione del player sul come basare la propria strategia di approccio. Purtroppo però la struttura di molte missioni, così come la posizione, il tipo e il numero di nemici, fa sì che al multigiocatore sia data la priorità e persino così ci sono situazioni in cui lo sbilanciamento di forze è evidente.

Anche le tipologie di nemici in campo sono poche e non differiscono troppo gli uni dagli altri. C’è chi correrà più velocemente, chi potrà nascondersi, chi invece intaccherà la lucidità mentale o della salute, ma in tutti qesti casi i nemici saranno mossi da un’I.A. che si limita a cercarvi (spesso neanche troppo bene).

Proprio l’inseguimento mette in mostra il più grande limite di The Outlast Trials. Una volta individuati, infatti, vi basterà correre a perdifiato per qualche metro per seminare il nemico di turno. Basta poco, purtroppo, per salvarsi.

Un convinzione parziale

Se dal punto di vista della connessione e della stabilità funziona tutto a dovere, lo stesso non si può dire di una generale pulizia a livello di interazioni. C’è da dire che già in early access c’erano degli evidenti problemi che purtroppo non sono stati sistemati. Nello specifico, sembrano esserci problemi con lo scavalcare gli ostacoli. Un azione che molto spesso non va a buon fine a dispetto dell’animazione che ci vede essere trascinati indietro al punto di partenza.

Male, dato che Outlast è un gioco in cui questa è una meccanica fondamentale durante una fuga. Oltretutto un gioco dove la precisione e il tempismo sono fondamentali. Questi intoppi rischiano di rovinare l’esperienza e portare, se non proprio a un vero fallimento, quantomeno a situazioni che potevano essere facilmente evitate. Al di là di questo, che non è un difetto da poco, non ci sono altre grosse critiche da muovere.

Le musiche e gli effetti sonori sono sempre al posto giusto. L’estetica dei nemici potrebbe risultare non troppo ispirata per chi conosce la serie, però apprezzabile i riferimenti storici.  Non abbiamo notato rallentamenti durante le nostre prove; scenari e modelli poligonali ostentano tantissimi dettagli. Infatti la gestione delle mappe è intrigante tanto da non essere di facile lettura a un primo sguardo. Nemmeno rigiocando la mappa più volte ci si ricorderà bene delle labirintiche vie che questa offre. L’obiettivo del resto è confondere e spingere i giocatori a cooperare al meglio delle loro possibilità. Raggiunto pienamente dagli sviluppatori.

Outlast trials

Conclusione

Outlast Trials vive due vite ben distinte. Da un lato un gameplay godibile che stimola i player a vivere a pieno questa meccanica, soprattutto se vi piace questo tipo di dialettica fatta di body horror, sangue e violenza. Dall’altra parte è tutto troppo orientato verso quel lato, togliendo emozione ad un esperienza solitaria. Per il resto ha alcuni lati positivi e alcuni negativi, ovviamente non è perfetto ma è godibile. Molte sbavature che non sono state corrette in early access fanno storcere il naso ai più, come gli input che vengono registrati in ritardo. Che molte volte “uccidono” una partita magari vincente. Se però siete disposti a passare sopra tutto questo, troverete delle ambientazioni dettagliate, nel loro essere grottesche, e una serie di sfide che metterà alla prova il vostro “gioco di squadra“.

7

Un gioco godibile ma a mio parere un occasione non colta al volo. Non é assolutamente un pessimo gioco, chiariamoci. Il team di Red Barrels è riuscito a sviluppare un ottimo comparto tecnico e un online ben costruito. Inoltre, tra potenziamenti e oggetti estetici con cui personalizzare personaggio e cella in cui è rinchiuso, i motivi per concedersi un'ulteriore partita non mancano. Purtroppo, ogni buon proposito e idea sono elusi da un gameplay altamente ripetitivo e che spinge molto poco alla reale collaborazione con i propri compagni. Totalmente differente dai vecchi Outlast in cui fuga e stealth la facevano da padrone. Speriamo che con nuovi aggiornamenti sistemeranno i problemi di gioco e implementeranno nuove meccaniche in single player.

  • Online ben organizzato
  • Ottime ambientazioni e caratterizzazioni
  • Gameplay ripetitivo
  • Single player inesistente

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