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5 boss fight finali più che deludenti

di Christian Sensi

Pubblicato il 2022-05-19

Chi mal termina…

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Le boss fight sono di norma fra i momenti più esaltanti all’interno di un videogioco. Ci pongono di fronte a sfide ostiche, la loro epicità ci inietta una scarica di adrenalina e sono anche in grado di farci emozionare se ben piazzati narrativamente. Tuttavia, a volte, queste risultano a dir poco deludenti. La delusione si fa ancora più cocente se si tratta del nemico finale, che dovrebbe essere la summa di tutta l’esperienza e l’esplosione del climax narrativo. In quest’articolo andremo a ricordare cinque fra i boss finali peggiori di sempre, sperando di non risvegliare traumi in voi sopiti.


Naturalmente quest’articolo potrebbe contenere potenziali spoiler, ma non tratteremo comunque di giochi recenti, fermandoci alla settima generazione di videogiochi (PlayStation 3, Xbox 360 e Wii).


Lambet Brumak – Gears of War 2

Boss fight

La serie di Gears of War ci ha sempre abituato a momenti di grande epicità e patos narrativo, lo scontro fra i testosteronici umani e le locuste, ha raggiunto più di una volta toni stoici. Ci si aspetterebbero perciò dei boss finali epici, in grado di trasmettere al giocatore l’eroismo di Marcus e compagni. Lo scontro finale del secondo capitolo è esattamente l’esatto contrario. Nel corso della così detta “Missione suicida”, il gruppo di protagonisti si trova a dover abbattere un enorme Brumak potenziato dall’imulsion (una preziosa risorsa utilizzata come carburante). Ogni aspettativa nei confronti di uno scontro epico, venne dissipata immediatamente ad inizio battaglia. Infatti, il giocatore si deve limitare a tenere premuto il tasto adibito all’attivazione del Martello dell’Alba, con la sostanziale impossibilità di morire, dato che Marcus si trova a bordo di un elicottero. Zero sfida, zero patos e una conclusione indegna di un’esperienza videoludica memorabile come era quella di Gears of War 2.


Il Distruttore – Borderlands

Boss fight

Al sentire il nome de Il Distruttore giocando al primo Borderlands, ci si sarebbe aspettati a guardia della cripta di Pandora un essere potentissimo e dalla natura semi-divina, la cosa sembrava confermata dal design della creatura, un enorme essere tentacolare di lovecraftiana memoria. Poi purtroppo passati al combattimento vero e proprio, le aspettative si sono dovute scontrare con la realtà. Non si capisce infatti da dove derivi il suo nome, dato che si limita, rigorosamente senza muoversi, a tentare di colpirci con un raggio laser e talvolta per mezzo dei suoi tentacoli, in attesa di venire annichilito dalle bocca da fuoco del giocatore. Un momento anti-climatico, che conclude un titolo che ha ridefinito il genere dei looter shooter, ibridando magnificamente elementi da gioco di ruolo a uno sparatutto in prima persona, e ponendo le basi su cui andarono a costruire i Game as a Service, in particolare Destiny nel 2014.


Lazarevic – Uncharted 2

Uncharted 2 fu senza ombra di dubbio un’esperienza memorabile alla sua uscita nel 2009, che settò nuovi standard per gli action/adventure e rimane ancora oggi una delle migliore esclusive Sony di sempre. Purtroppo anche il più rigoglioso dei raccolti può presentare frutti marci. Infatti il boss finale era a dir poco deludente. Il mercenario russo Lazarevic, seppur apprezzabile come cattivo, caratterizzato volontariamente come una caricatura stereotipica di certi villain dei film d’avventura, il confronto finale non era di certo al livello qualitativo del resto dell’avventura. Il combattimento consiste infatti semplicemente, data l’invulnerabilità ai proiettili del boss, di muoversi nell’arena in modo da attirarlo vicino a dei fiori da far esplodere sparandoli, configurandosi come uno scontro decisamente tedioso e ripetitivo.


Alec Trevelyan – GoldenEye 007

Il motivo per cui la boss fight finale di GoldenEye 007 per Nintendo 64 si trova in questa lista, è concettualmente molto simile alla posizione precedente. Infatti, ci si ritrova a dover inseguire il cattivo Alec Trevelyan in cima alla parabola che controlla il satellite GoldenEye, sparando di tanto in tanto agli scagnozzi, in attesa del trigger che sblocca la possibilità di sparare e sconfiggere direttamente il boss. Sicuramente in fase di design gli sviluppatori saranno stati limitati dalla natura di tie-in dell’omonimo film, fattore che però riuscirono ad arginare più che abilmente per l’esperienza globale, regalandoci una pietra miliare degli sparatutto in prima persona su console.


Bowser – Super Mario Bros

Inserire in questa lista lo scontro finale con Bowser nel primo Super Mario Bros potrebbe sembrare come sparare sulla croce rossa, dati gli ovvi limiti tecnici nell’epoca del Famicom/Nes. Tuttavia la genialità del level e game design pioneristico, che lo resero uno dei giochi più rivoluzionari e influenti della storia, creando uno dei personaggi e brand più riconoscibili anche dal pubblico generalista, rendendolo un vero e proprio ambasciatore del medium videoludico, non riuscirono a concretizzarsi nello scontro contro il rapitore seriale di principesse. Infatti, come ben noto, la boss fight nel castello finale era piuttosto similare a quelle dei precedenti mondi, consistendo meramente nello schivare i proiettili di fuoco in fase di avvicinamento, per poi saltargli oltre distruggendo il ponte e facendolo cadere nella lava sottostante; in alternativa, era possibile sconfiggerlo suon di palle di fuoco nel caso si disponesse dello specifico power-up, ma non rendendolo comunque particolarmente entusiasmante. Si tratta in ogni caso di un neo più scusabile rispetto a quello dei giochi precedentemente citati, sia per i già sopracitati limiti tecnici, che per la natura creatrice del genere platform, e l’ampia ripresa in tal senso con i capitoli successivi della serie, già a partire dal leggendario Super Mario Bros 3, che presentava boss fight varie e memorabili per l’epoca, compresa quella finale.

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