logo

Lo scontro, Recensione – Il paradosso della rabbia

di Mattia Loiacono

Pubblicato il 2023-04-14

Lo scontro è una magnifica e assurda disamina della società moderna e delle sue relazioni. Scopriamo insieme come A24 ha vinto ancora.

article-post

Lo scontro, Beef in lingua originale, è la nuova serie firmata A24 distribuita da Netflix. La serie, creata da Lee Sung Jin, ha avuto da subito un successo di pubblico e critica abnorme. Tanto per citarne uno, al momento vanta un 99% sul tomatometer di Rotten Tomatoes.

Tra i registi della serie, composta da 10 episodi, spiccano Hikari e Jake Schreier, con quest’ultimo ricordiamo impegnato alla regia di uno dei prossimi film del Marvel Cinematic Universe, Thunderbolts. Ogni episodio dura all’incirca mezz’ora e questo crea un effetto binge watching inevitabile, vista anche la qualità dello show.

I protagonisti di Lo scontro sono interpretati da Steven Yeun, primo attore coreano ad essere nominato agli Oscar, e Ali Wong, nota per la sua stand-up comedy su Netflix.

C’è tanto da dire, ma una cosa ve la anticipiamo: la A24, dopo il grandissimo successo riscosso negli ultimi anni e con l’apice raggiunto agli Oscar 2023, ha vinto ancora.

Quando due vite si intrecciano

Lo scontro racconta di due sconosciuti, Danny ed Amy, e delle conseguenze di un incidente automobilistico, frutto della rabbia al volante. Danny è un appaltatore in crisi economica (e non solo), mentre Amy è un’imprenditrice alle prese con una vita di affari e con la propria famiglia.

I due, a seguito dell’incidente, iniziano una faida senza fine formata da botte e risposte che via via diventano sempre più ciniche, fino a spingere entrambi in un buco nero di odio da cui è difficile uscire. Le loro vite passano in secondo piano a favore di una vendetta che, purtroppo o per fortuna, li fa finalmente sentire vivi.

Steven Yeun in Lo scontro

Lo scontro: tanto assurdo quanto vero

Lo scontro è una serie a forte stampo A24, che per diversi aspetti ricorda il recente asso piglia tutto degli Oscar, Everything Everywhere All at Once. Qui non c’è alcun multiverso, nessuna fantascienza, eppure l’aspetto assurdo e casuale degli eventi rimane, portando con sé quella sensazione di contrasto tra le possibilità infinite e la piccolezza del mondo.

La serie mostra fin dal primo episodio la propria natura da dramedy, alternando sorrisi a momenti cupi, ma anche la voglia di mostrare quel circo che è la vita. Se i primi episodi riescono a mantenere una verosimiglianza ed un racconto credibile, più si va avanti e più la serie condurrà gli spettatori, assieme ai protagonisti, in un racconto fatto di coincidenze impossibili, eventi assurdi ed infinite possibilità. No, non siamo nel multiverso, siamo nella vita vera.

Lo scontro riesce magnificamente in questo difficile compito di far sorridere e far riflettere, senza mai sfociare nella banalità. La serie porta all’eccesso qualcosa che tutti i giorni ognuno di noi vive, e guai a dire il contrario: ogni azione che noi compiamo porta con sé delle conseguenze, anche le più piccole. Quante volte ci è capitato di essere Danny o Amy, di reagire in modo errato, di giudicare senza sapere, di rispondere all’odio con altro odio. Questo meccanismo non fa altro che alimentare la circolarità che ci mostra la serie.

Né Danny né Amy spezzano mai questa catena costruita sul rancore, ma forse è l’unico modo che hanno per crearla. La serie, oltre a mostrare eventi sempre più paradossali, porta sullo schermo il paradosso dell’uomo moderno, che in qualche modo ricorda anche uno dei temi del recente Gli spiriti dell’isola, ovvero lo scontro e la lotta come uniche modalità, non solo di sfogo, ma anche di relazione.

Lo show affronta però anche tante altre tematiche, sempre rapportate alla consequenzialità delle azioni, come ad esempio le scelte sbagliate dei genitori che si riversano sui figli o il tempo di transizione tecnologica in cui ci troviamo. Aprirsi all’altro è difficile, ma oggi lo è di più. La colpa è di tutti e di nessuno, di tutto e di niente, questo è quello che Lo scontro vuole dirci.

Il rischio di non riuscire ad approfondire tutti i temi toccati è reale, ma, visto il risultato finale, non sentiamo il bisogno di lamentarci. Piuttosto, crediamo che la volontà fosse proprio quella di lanciare quante più domande possibili senza dare a tutte una risposta, dividendo l’arduo compito con lo spettatore.

Steven Yeun e Ali Wong in Lo scontro

Danny ed Amy sono la chiave

Il comparto tecnico è eccellente: regia e fotografia restituiscono ciò che i personaggi provano, equilibrando l’eccitazione e la frenesia dei momenti divertenti alla calma dopo la tempesta. Da sottolineare anche le scenografie e gli oggetti di scena, un reparto ricco di arte e bellezza, di vuoto e colori, fondamentali anche questi nel mostrare visivamente i sentimenti dei nostri protagonisti.

Un plauso ancora più grande però va ai due attori protagonisti interpretati da Steven Yeun e Ali Wong, i quali oltre ad avere una grandissima sintonia, sono dotati di quell’autoironia che ci vuole per creare la giusta satira in un prodotto di non facilissima interpretazione. Tanto simpatici quanto emozionanti, i due sono la chiave del successo della serie, che in loro ha riposto il senso di verità.

8.5

Lo scontro è una disamina tanto assurda quanto reale della società moderna, fondata sulle difficoltà di reale comunicazione tra individui. La scrittura alterna in modo intelligente momenti divertenti a momenti cupi, senza mai risultare banale. Arte e vuoto sono gli oggetti di cui si serve la scenografia per creare attorno ai personaggi i loro sentimenti visibili. I due attori protagonisti ci regalano delle interpretazioni pazzesche, di cuore e verità.

Seguici anche su:

Iscriviti alla Newsletter

Seguici su Google News

Potrebbe interessarti anche