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The Bear 2, Recensione – Una serie da Stella Michelin

di Martina Bellantuono

Pubblicato il 2023-08-23

La seconda stagione di The Bear è anche più bella della prima. Per noi è un sì (chef)!

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The Bear è finalmente tornata su Disney+ con una nuova e imperdibile seconda stagione. A circa un anno dal debutto la serie con protagonista Jeremy Allen White torna a farci immergere nell’universo culinario. La prima stagione ci aveva ammaliati con un montaggio frenetico, una sceneggiatura incalzante e delle interpretazioni da brividi, ecco perché eravamo spaventati prima di vedere il secondo capitolo. Molto spesso, infatti, quando il prodotto è di alta qualità, rischia di perdersi a furia di voler “allungare” la storia.

Non è questo il caso di The Bear 2. Era complicato fare meglio della prima stagione, eppure i creatori sono riusciti in questa impresa. Livello altissimo, cast d’eccezione con guest star del calibro di Jamie Lee Curtis e Olivia Colman, riflessioni sul senso della vita attraverso metafore culinarie e sportive. Tutto questo è The Bear, una delle migliori serie dell’ultimo periodo.

the bear 2

The Bear: dove eravamo rimasti?

La prima stagione di The Bear è una lunga elaborazione del lutto che si svolge tra le fiamme dei fornelli. Carmy (Jeremy Allen White) chef stellato, eredita il ristorante di famiglia dopo il suicidio del fratello. Quando Carmy prende le redini dell’attività, The Original Beef of Chicagoland è un locale sull’orlo del precipizio, che si regge a malapena su una pila di debiti. Il protagonista deve quindi mettere in gioco se stesso per salvare il ristorante ed elaborare il trauma del lutto che lo attanaglia.

Quando ormai tutto sembra vacillare, sul finale di stagione, Carmy trova nei barattoli di pomodoro abbastanza soldi da trasformare lo squallido The Beef in The Bear, un ristorante da Stella Michelin.

The Bear 2: per noi è un SÌ (Chef)

La seconda stagione di The Bear è una lotta contro il tempo. Every second counts. Questo è il motto della brigata che deve partire da zero per dare vita al The Bear in pochi mesi, in modo tale da risanare i debiti. Dopo che Carmy ha elaborato il suo trauma, deve ricominciare da zero e infatti la seconda stagione è un nuovo inizio per tutti. Ogni componente della brigata si rimette in gioco per cercare uno scopo nella propria vita e consolidare le proprie ambizioni.

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Per il protagonista la posta in gioco è più alta. All’inizio della serie Carmy lotta contro un orso (the bear appunto), che rappresenta se stesso. Quando le cose sembrano procedere per il verso giusto Carmy è spaventato dalla felicità che lo circonda e finisce per distruggere tutto ciò che di buono aveva costruito fino a sentirsi in gabbia, come un orso, sia metaforicamente che letteralmente (ALLERTA SPOILER: nell’episodio finale rimane chiuso nella cella frigorifero).

Tutt’altro che un minestrone

Non solo Carmy cerca di migliorarsi, ma anche tutti gli altri chef. Mentre procede una costruzione orizzontale della storia, il racconto è intermezzato da episodi a struttura verticale che si concentrano su un singolo protagonista. E così assistiamo ad una crescita personale dei vari personaggi attraverso un lavoro di introspezione psicologica. Ad esempio Marcus (Lionel Boyce) si sposta a Copenaghen per prendere lezioni di pasticceria da Luca, interpretato da Will Poulter. Oppure Richie (Ebon Moss-Bachrach) che lucidando forchette capire il valore della cucina insieme allo chef Terry (Olivia Colman).

Una menzione speciale va all’episodio 6, Pesci. Un flashback che ci porta alla cena di Natale della famiglia Berzatto. Un episodio frenetico, straparlato, talmente disturbante da essere una puntata-capolavoro dalla durata di 60 minuti, attraverso la quale scopriamo il background di Carmy e conosciamo sua madre, Donna (Jamie Lee Curtis).

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Prima stagione VS Seconda stagione

Le due stagioni differiscono soprattutto per l’ambiente rappresentato. Nella prima percepiamo il sudiciume del locale, il suo squallore, quasi tocchiamo con mano il grasso della carne e ci sembra sentire il fumo delle piastre. È tutto volutamente caotico e disordinato, ognuno ha una propria idea e le parole si sovrappongono in un vortice di dialoghi.

Compostezza e geometria contraddistinguono la perfezione dei piatti stellati che vengono preparati nella seconda stagione. Più pulizia e armonia: cambia il ristorante e cambia anche lo stile. Rimane il ritmo rocambolesco ma stavolta l’obiettivo è comune. La brigata deve seguire gli insegnamenti del Coach K, fil rouge della seconda stagione. Come gli chef puntano alla Stella Michelin anche i creatori puntavano al massimo e ci sono riusciti. The Bear è una serie stellata così come il suo ristorante.

9
The Bear è uno dei migliori prodotti dell'ultimo periodo. Una serie rocambolesca, incalzante, dal montaggio frenetico e una sceneggiatura impeccabile così come le interpretazioni attoriali. Se già la prima stagione rasentava la perfezione, con la seconda il livello si alza ancora di più. Ristorante stellato, cast stellato (da Olivia Colman a Jamie Lee Curtis). Non più lo squallore della cucina di The Beef ma l'armonia dei piatti di The Bear. Cruda, pungente e contemporaneamente toccante con una forte introspezione psicologica dei personaggi. Tutto questo è The Bear.

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