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The Quiet Man – Recensione

di Redazione Hynerd.it

Pubblicato il 2018-11-18

All’E3 2018, Square Enix aveva sorpreso tutti affiancando a titoli di un certo spessore come Kingdom Hearts, Tomb Raider e Final Fantasy, una nuova IP, The Quiet Man, attirando fin da subito l’attenzione da parte del pubblico per la peculiarità del titolo, assumere i panni di un ragazzo sordomuto. Rilasciato il 1° Novembre, ho avuto …

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All’E3 2018, Square Enix aveva sorpreso tutti affiancando a titoli di un certo spessore come Kingdom Hearts, Tomb Raider e Final Fantasy, una nuova IP, The Quiet Man, attirando fin da subito l’attenzione da parte del pubblico per la peculiarità del titolo, assumere i panni di un ragazzo sordomuto. Rilasciato il 1° Novembre, ho avuto la possibilità di provarlo e in questa recensione vi dirò cosa mi ha convinto e cosa no.

TRAMA

Il gioco ci metterà nei panni di Dane, un ragazzo non udente, che lavora come usuraio (o qualcosa del genere) per conto di un suo amico malavitoso. Fin dalle prime battute di gioco ci ritroveremo a picchiare chiunque ci ritroveremo davanti, il tutto senza un apparentemente motivo. La trama ci verrà narrata attraverso diversi flashback, che ci spiegheranno perché Dane ha questo modo di fare. Ma la tematica è alquanto banale. Il nostro protagonista picchia la gente perché sa picchiare e prova piacere nel farlo.

GAMEPLAY E NON SOLO…

Il gioco comincia con l’audio. Ci viene presentata una scena dove dei teppisti si rivolgono in maniera ironica nei confronti di Dane, come se il nostro protagonista fosse in grado di sentire, ma dopo aver fatto cenno di non sentire nulla, l’audio scompare e iniziamo a picchiarli. Il comparto sonoro viene completamente rimosso, rimanendo solo qualche rumore ovattato, cercando di simulare come effettivamente Dean senta i i suoni del mondo che lo circonda.

La grafica passa da scene recitate a quella in game. Quest’ultima lascia parecchio a desiderare soprattutto per i movimenti dei personaggi che appaiono goffi, buffi, approssimativi e con frame interi che saltano durante i combattimenti. La scena si interrompe per farne iniziare un’altra, come se ogni fase del combattimento fosse pensata a compartimenti separati e non ben collegati tra di loro. Per non parlare delle scene recitate, lente, interpretate male, con espressioni poco credibili o esagerate.

I movimenti risultano rigidi, tanto che spesso il protagonista tenderà a bloccarsi con la posizione dell’ultimo movimento compiuto, ad esempio la corsa.

CHE DICI…COMBATTIAMO O NO ?!

Il combat system risulta essere alquanto scarno. Ci ritroveremo ad utilizzare esclusivamente due tasti, quello per il pugno, uno per il calcio. C’è anche la possibilità di effettuare la schivata con un comando e un altro serve per le prese. Le schivate sono approssimative e poco precise. Al gioco basta sapere che Dane ha effettuato la schivata per evitare i danni, non interessandosi della direzione del colpo o del movimento stesso della schivata, venendone meno dunque il realismo e l’immedesimazione.

Ribadiamo quanto detto prima, i movimenti sono rigidi, macchinosi, quasi come se Dean fosse un automa senza alcuna espressività. Se non interagiamo noi per primi nei combattimenti, i nemici non intenderanno attaccare. Invece quando ci ritroveremo nel bel mezzo dei combattimenti, i rivali ci attaccheranno uno alla volta, aspettando il proprio turno. Anche la loro realizzazione lascia parecchio a desiderare. Tutti uguali, non solo nella realizzazione grafica (sfruttando pochi modelli stilistici) ma anche nello stile di combattimento.

Durante gli scontri assisteremo a continue compenetrazioni dei poligoni tra Dane e i nemici o con l’ambiente circostante. Colpi inconsistenti, come se fossero solamente accennati.

Avremo la possibilità di muoverci da un ambiente all’altro, ma senza poter interagire con nulla. Il protagonista si muoverà macchinosamente all’interno le aree solo per far partire la “cutscene” successiva. Anche se la resa grafica non è totalmente da bocciare. L’unica interazione consentita è quella di poter aprire e chiudere le porte (spesso queste si apriranno e chiuderanno da sole senza motivo).

Snervante il rapporto con la telecamera di gioco. Spesso tende ad “inghiottire” non solo il protagonista, ma a nascondere anche i nemici ai lati dello schermo.

Poco accurate anche le boss fight. Le prime due sono praticamente identiche, anche il boss è lo stesso. Ma oltre alla ripetitività degli scontri e nella realizzazione dei personaggi, le animazioni sono completamente assenti. Dopo aver stordito il boss, tramortito a terra, questo si alzerà sempre in maniera innaturale. Lo ritroveremo in piedi, come se saltassero dei frame.

SCENE CINEMATOGRAFICHE

Quello che doveva essere il punto di forza di questo gioco, ovvero il susseguirsi di scene cinematografiche, è la parte più critica ed estenuante del titolo. Non solo le performance dal punto di vista recitativo lasciano a desiderare, ma per tutto il gioco non sentiremo nulla, rumori ovattati e niente di più. Forse l’intento del team di sviluppo è quello di coinvolgerci maggiormente nei panni di Dane?!

INCOERENZA TOTALE

Ma la principale criticità del titolo è un’altra. Durante tutto il gioco il nostro protagonista sarà impegnato in lunghissime conversazioni e con tantissimi errori logici. I personaggi si rivolgeranno tranquillamente a Dean come se non avesse alcun problema di udito, dandogli in molte circostanze le spalle. Inizialmente ho pensato che Dane riuscisse a leggere il labiale, talmente bene da poter leggere le labbra da angolazioni impossibili, ma questa mia prima ipotesi è stata chiarita dal gioco stesso. In seguito ci verranno mostrate delle scene in cui gli stessi personaggi, che in precedenza si rivolgevano a Dean parlando, adesso usano il linguaggio dei gesti. Una contraddizione dopo l’altra.

Altro elemento estremamente fastidioso è l’assenza dell’audio anche in scene dove il nostro protagonista non è presente. Possiamo capire che gli sviluppatori abbiano adottato questo espediente per aumentare il coinvolgimento, ma questo manca anche in cutscenes dove il protagonista non è presente, non capendone il senso. Per non parlare del fatto che a volte Dean stesso parla, mentre in altre scene si rivolge agli altri usando il linguaggio dei segni.

La poca accuratezza nella realizzazione del gioco si rifletta nella stessa sommarietà della realizzazione di determinate scene. Ci verrà presentata la scena di una donna che parlerà per diversi secondi al telefono, rigorosamente in silenzio. Attraverso un’inquadratura successiva si vedrà il personaggio in primo piano che parla al telefono mentre questo sta squillando, mostrando sulla home la tipica schermata iniziale per “accettare” o “rifiutare” la chiamata.

Ma non sarà l’unica lunga telefonata che dovremmo osservare senza poter capire nulla. Questa non sarà l’unica disattenzione dal punto di vista registico. Negli svariati flashback ci verrà mostrato un Dane “bambino” con gli occhi scuri, mentre il Dane “ragazzo” che useremo per tutto il gioco avrà gli occhi chiari… Tante incongruenze, anche troppe.

2

Sicuramente nei propositi, il titolo di Square Enix puntava ad essere innovativo, ma la realizzazione lascia davvero a desiderare. Oltre alle problematiche che vi abbiamo esposto non mancano crash e freeze di sistema, lunghi caricamenti, per non parlare della ripetitività di tutto il gameplay. Oltre ai buoni propositi iniziali, non c’è proprio nulla da poter salvare. Sicuramente uno dei titoli “perdibili” di questo 2018, che ha visto uscire sul mercato diversi capolavori. Forse uno dei titoli peggiori di questo 2018.

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