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Sono Lillo, Recensione – Non solo Posaman

di Julia Aiello

Pubblicato il 2023-01-12

Lo scorso 5 gennaio è arrivata su Prime Video Sono Lillo, la serie tv che vede protagonista il comico Italiano alle prese con un rinnovato successo.

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La nuova serie tv Sono Lillo, arrivata di recente su Prime Video il 5 gennaio, mostra il noto comico Italiano, Pasquale Petrolo in arte Lillo, alle prese con la sua vita, mostrandoci ciò che si nasconde dietro Posaman.

Ricordiamo che da quando nel 2021 prese parte a LOL – Chi ride è fuori, disponibile su Prime Video, Lillo ha conosciuto una nuova forma di popolarità, divenendo così uno dei comici Italiani più in voga di questo periodo e affermandosi nelle generazioni come quelle di TikTok.

Il comico non è solo in questa lunga corsa e a fargli compagnia c’è il suo alter-ego Posaman e la sua battuta ormai diventata famosa dopo il programma, “So Lillo”.

Sono Lillo è stata un’idea del comico condivisa con Matteo Menduni, Tommaso Renzoni e diretta poi da Eros Puglielli, regista di Nevermind. la serie è alquanto interessante perché mette al centro dell’attenzione la vita di Lillo, dando quindi uno sguardo ravvicinato a tutto quello che magari non potevamo sapere.

Sono Lillo e il conflitto interiore

Per come si può evincere dal titolo qui sopra, Lillo all’interno della serie deve affrontare una vera e propria crisi interiore a causa del personaggio che tutti amano, Posaman, il quale gli crea nuovi problemi all’interno della sua vita privata e gli fa perdere di vista il proprio sé. Il comico è stanco di dover essere chiamato solo per Posaman e parte alla ricerca di un nuovo equilibrio, una nuova vita.

La maggior parte degli episodi sono abbastanza leggeri e vedono delle buone sequenza d’apertura che ci aiutano a capire chi sia Posaman, perché è molto importante per gli altri e perché meno per Lillo.

In Sono Lillo viene mostrato il vero valore di Posaman, cosa che magari agli altri non era noto prima, e si fa di tutto per creare un vero e proprio scontro tra lui e il suo alter-ego. Geniale questo suo entrare in confidenza con l’altra metà di sé arrivando persino a prendersi in giro, nonostante l’intento sia sempre quello di liberarsi di Posaman.

I dialoghi tra i due sono l’elemento più brillante della serie perché riescono a dare uno sguardo alla nostra interiorità e quindi a dare profondità al prodotto, come una teoria del doppio in cui entrambe le metà entrare in competizione tra loro fino ad aiutarsi.

La narrazione, soprattutto dal punto di vista comico, funziona, e funziona grazie anche all’innesto in Sono Lillo di un mondo dello spettacolo composto da agenti, comici falliti e via dicendo. Il focus della serie rimane però la volontà di esporre un periodo di ombra del protagonista dietro la figura del suo personaggio secondario.

Sono Lillo è capace di creare un giusto equilibrio che si muove tra la realtà, quindi la vita personale di Lillo, e quella che è stata reinventata e riadattata in fiction, nonché ciò che potrebbe accadere se Posaman prendesse il sopravvento nella vita del comico, lasciando quindi per sempre a lui il controllo.

Nonostante qualche battuta di troppo, che considerando il contesto ci può stare, gli 8 episodi di Sono Lillo riescono a rendere giustizia alla volontà iniziale del protagonista. Tra gli 8 episodi possiamo ritrovare svariati temi affrontati come il matrimonio finito male, problemi famigliari e problemi legati alla professione del comico.

Qualche buco narrativo c’è, ma il dubbio che possa essere stato fatto appositamente sorge nel momento in cui pensiamo ad una ipotetica seconda stagione, che diciamoci la verità, chi non sarebbe curioso di vedere?

L’intrattenimento al centro di tutto

Lillo è un caposaldo dell’intrattenimento italiano e tiene a ricordarcelo ancora una volta tramite questa miniserie, sfoggiando diversi comici con i loro stand up comedy e proponendo dei simpatici sketch. Al suo fianco chiama alcuni dei più grandi nomi della comicità italiana: all’interno della serie si trovano diversi volti, alcuni già incontrati nelle precedenti edizioni di LOL, come Maccio Capatonda e Corrado Guzzanti, Michela Giraud, mentre invece prendono spazio anche altri comici affermati in Italia come l’amatissimo Valerio Lundini ed Emanuela Fanelli. A gestire tutto ciò sarà il biascica di Boris, Paolo Calabresi, il quale cerca di aiutare questi giovani comici con il mondo dello spettacolo. Quest’ultima parte, nonostante sia divertente, è abbastanza futile ai fini della serie.

Con Sono Lillo il comico sembra aver detto “non ne posso più” in maniera ironica, cercando di evadere da questo suo successo non voluto, presentando diversi contrasti tra il ciò che si vuole e ciò che invece si ha, riuscendo a bilanciare bene le due controparti.

In Sono Lillo è inoltre presente tanta aria di familiarità, di amicizia e amore, e sarebbe sbagliato concentrarsi solo sul protagonista senza pensare allo straordinario lavoro che gli altri hanno fatto. Tutto si amalgama e questo è servito a rendere l’ambiente molto familiare soprattutto agli occhi di chi guarda la serie, essendo anche capace di unire vecchie e nuove generazioni di comici.

Ciò che manca alla serie è quel pizzico di irriverenza in più, quella piccola dose di follia prestata al servizio dell’intrattenimento e della commedia, magari mostrando qualche meccanismo in più del mondo dello spettacolo e della comicità italiana.

In fin dei conti, Sono Lillo non può essere classificata come una vera e propria serie tv, ma quanto più come un esperimento il quale ha cercato di portare sul piccolo schermo un tormentone che ha dato al comico un rinnovato livello di successo. Il sorriso, però, non ce lo ha mai tolto.

7.5

Sono Lillo, tolta qualche piccola mancanza, si presenta bene. La serie riesce ad equilibrare successo e problemi privati in una lotta tra il sé del comico ed il proprio alter-ego, prendendo spunto anche da altre serie comiche italiane.

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